Sono passati vent’anni dal giorno in cui Michael O’ Leary si affacciò sul mercato con un’idea rivoluzionaria e a bassissimo costo che ha portato la Ryanair, in poco tempo, dalla gestione di un paio di tratte tra Inghilterra e Irlanda alla conquista dei cieli d’Europa. Passando dalle voci su un suo possibile interessamento per Alitalia («Non la vorrei neanche in regalo» spiegherà poi) e arrivando all’impegnativa offerta per gli slot di Malpensa. E lo ha fatto a modo suo, O’Leary; senza giacca, senza cravatta, senza camicie di seta e senza completini gessati, ma con un progetto di successo grazie al quale la low cost nata a Dublino è diventata la compagnia più amata del pianeta (secondo un sondaggio di giugno dell’International air transport association).
E gran parte del merito è proprio di questo irlandese di 46 anni (la cui storia è stata recentemente raccontata da Alan Ruddock nel libro A Life in Full Flight), il primo grande manager europeo ad aver eliminato i viaggi in business class, ad avere fatto aumentare del 10 per cento – negli ultimi mesi – il valore delle azioni della sua società e ad avere aperto i portelloni degli aerei a quei ragazzi che viaggiavano solo sui binari dell’inter-rail. Ma O’Leary, intervistato dal Wall Street Journal dice che in fondo il suo è uno «stupid business», dove «a parte qualche compagnia low cost, nessuno riesce davvero a guadagnare qualcosa». O’Leary sogna di incassare solo con le pubblicità per eliminare i costi dei biglietti e puntare su un nuovo obiettivo: abbassare sempre di più i prezzi dei cieli, e fare davvero concorrenza anche ai binari dei treni.
22/09/07
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