http://www.rollingstonemagazine.it/page.php?ID=473
Arturo disegnava; Roberto, invece, studiava. Arturo progettava; Roberto, intanto, volava. Arturo abbozzava il futuro; Roberto, dentro quel futuro, ci entrava direttamente. Arturo è un architetto, Roberto viaggia nell’infinito, come piace dire a lui. Perché questo fa di lavoro, l’astronauta. E nello spazio ci è andato per davvero, due volte, nel 2002 e nel 2005. E mentre Arturo, dalla sua casa di Bomarzo (Viterbo), ha disegnato un futuro da esporre al museo del Beaubourg di Parigi, tra circa trent’anni Roberto vedrà quello stesso futuro direttamente lassù, a 56 milioni di km dal Centre Pompidou. Perché quando nel 2032 arriverà il primo uomo su Marte e quando il primo uomo su Marte entrerà nell’atmosfera da sette millibar del pianeta rosso, lì troverà un laboratorio da circa 30 metri quadrati, un vascello spaziale con un tavolo, una cucina, tre sedili, tre letti, un bagno, un salotto, di musica, tre letti, uno schermo, tutto in quel piccolo gioiellino che di nome fa Mars CruiserOne, ideato dallo studio Architecture+Vision (architectureandvision. com) di Arturo Vittori e di Andreas Vogler. L’architetto, 35 anni, autore di DesertSeal, un progetto piuttosto famoso che da pochi mesi è entrato a far parte della collezione permanente del Museum of Modern Art di New York, spiega che «disegnare il futuro in uno spazio futuro di un pianeta futuro richiede un impegno creativo notevole. Vuoi fare una sedia, progettare un bagno, ideare una finestra? Ecco, nell’immaginare ambienti in condizioni estreme, dove l’uomo dipende dalla tecnologia per sopravvivere, l’architetto deve rimettere in discussione le sue conoscenze di base e adattarle a condizioni differenti. Perché qui si parla di una missione che arriverà fra trent’anni, di un laboratorio in cui andrà riprodotta la luce del giorno, dove andrà stimolato l’olfatto, l’udito, il tatto, e dove l’astronauta non solo dovrà essere messo nelle condizioni di sopravvivere, ma dovrà pure un po’ goderci a stare lassù, in quella casetta a 57 milioni di chilometri dalla terra». Così, mentre c’è chi (Bill Gates), un giorno sì e un giorno sì riflette se farsi un giretto nello spazio, o chi, come la Eads Astrium, valuta se sia il caso di mettere in vendita 150mila biglietti low cost per una passeggiata sulla Luna, un giorno non tanto lontano ci sarà anche chi, grazie a Vittori, su quel pianeta che ha scatenato Tim Burton, De Palma, Spielberg e Guzzanti potrebbe pure iniziarci semplicemente ad abitare.
Claudio Cerasa
25/08/07
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento