martedì 26 febbraio 2008

Il Foglio.it "Così Boselli unisce l'utile all'incazzevole"

Il Partito socialista di Boselli, rispetto al poco pugnace clima elettorale, ha scelto di far vivere la sua campagna su un tema saldo, ragionevole e bipartisan come l’incazzatura. “Sono gay e sono incazzato”, “Sono precario e sono incazzato”, “Sono donna e sono incazzata”, si legge tra le righe dei manifesti. Sulla scia delle dure affermazioni dei principali concorrenti alla premiership (tra un Cav. che spiega perché “un voto utile sia scegliere tra Pdl e Pd”, tra un Bertinotti convinto che “sia un imbroglio il voto utile per il Pd” e tra un Baccini deciso nel ricordare che “un voto per la Rosa bianca sia un voto utile per il paese”), Boselli – convinto che il Pd sia una realtà molto più dilettevole che utile e che il loft di Veltroni sia simile, più che a un partito, a un “concorso di bellezza” o a un grande “provino tra i rampolli delle più importanti famiglie” – dopo una lunga e argomentata riflessione sul perché sia inopportuno parlare di "voto utile", sul perché sia un trucco affrontare il tema dell'utilità elettorale e sul perché la teoria del “voto utile ha il sapore di una trovata volta ad arginare le conseguenze elettorali di chi ha fatto i calcoli per guadagnare un premio di maggioranza a scapito della propria identità” (come coraggiosamente segnalato dall’eurodeputato socialista, Alessandro Battilocchio), insomma dopo tutto ciò, l’ex esponente della Rosa nel pugno e del Psi ha sciolto la sua riserva e ha svelato quale sia la vera e adeguata radice del voto socialista: “un voto utile all’Italia”.

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