Roma. Ci sono due parole chiave che nel Partito democratico riassumono meglio di tutte le altre il senso della “nuova stagione” di Walter Veltroni. Quelle parole, sintesi perfetta di un pensiero con cui il segretario del Pd ha rotto con la sinistra alle elezioni, sono efficacemente condensate nella definizione di “vocazione maggioritaria”. E in questi giorni in cui tanto si discute di alleanze con la sinistra, nel Pd i garanti principali di quella vocazione maggioritaria sono gli ex Popolari. Sull’argomento, la posizione degli ex Ppi è piuttosto chiara ed è stata ripetuta ieri dal deputato Giuseppe Fioroni: “Non vogliamo che il Pd diventi una socialdemocrazia”. Il Pd deve fare alleanze con la sinistra? Bene. Ma la trama di quelle alleanze non la scrivono ex Pci come Massimo D’Alema. Semmai, questo è il ragionamento che fanno i cattolici del partito, quelle alleanze le decidiamo noi, con il segretario. Nel Pd, gli ex Popolari somigliano sempre di più a una corrente autonoma e come le vecchie correnti della Dc hanno una propria sede (a Roma, in via Goito, uffici della rivista “Quarta Fase”) e nel proprio calendario hanno anche alcuni giorni precisi in cui la corrente viene convocata. L’appuntamento più importante sarà a settembre ad Assisi. Ma prima di quella data, i Popolari si incontreranno a porte chiuse altre due volte. Il 28 maggio, di fronte a piazza Montecitorio, si sono dati appuntamento per una riunione informale i senatori cattolici. Poi, negli uffici di via Goito, il 5 giugno, il possibile presidente del partito (Franco Marini) e gli altri ex Ppi faranno per la prima volta il punto sulle elezioni: ascolteranno le relazioni dei professori Mauro Magatti, Mauro Ceruti e Franco Garelli; e giusto pochi giorni dopo l’analisi del voto organizzata dalla fondazione ItalianiEuropei (area D’Alema) daranno un senso al peso che nell’ultima tornata elettorale ha avuto il voto cattolico.
Dall’altra parte, invece, una valutazione sul peso che i cattolici hanno ormai raggiunto nel Pd gli ex Ds l’hanno fatta da tempo; e a questo proposito c’è una battuta che dal giorno dopo i ballottaggi romani chiarisce meglio di ogni analisi l’umore di alcuni ex diessini. “Se non ti fai il segno della croce, al loft non ti fanno più nemmeno entrare”. Al di là dell’ironia, però, l’opa dolce lanciata dagli ex Ppi sul Pd è ormai un dato di fatto. I Popolari (con Fioroni e Franceschini più legati all’ex sindaco di Roma di quanto non lo sia Marini) hanno scortato Veltroni per tutta la campagna elettorale e sono da sempre i più fedeli tra gli alleati di W.: lo hanno lanciato come segretario, lo hanno difeso dopo le elezioni e ancora oggi sono la cintura più sicura attorno alla leadership di Veltroni. Ed è anche per questo che nel Pd i Popolari contano sempre di più. Perché Franceschini è vicesegretario, Fioroni è coordinatore dell’area organizzazione, Bindi è vicepresidente della Camera; Letta, Franceschini, Soro e Fioroni fanno parte della nuova direzione del partito e lo stesso Soro è capogruppo alla Camera. Non sono solo coincidenze: negli ultimi due giorni, per fare un esempio, i dirigenti romani del Pd hanno scoperto che nella capitale gli ex Ds eletti sono appena il 30 per cento del partito e il peso dei cattolici del Pd è sempre più un dato sotto la luce del sole. C’è chi dice un po’ troppo; e in effetti, alla prima occasione, il segretario – pressato dagli ex Ds – ha provato a riequilibrare l’organico del Pd e ha nominato responsabile degli enti locali Paolo Fontanelli, ex parlamentare dei Ds nonché ex sindaco di Pisa. Certo, come spiegato una settimana fa da Franco Marini, nel Pd per un po’ di tempo non ci si “scannerà” davvero: le alleanze per il partito sono in fondo una novità relativa (alle elezioni il Pd era “libero”, non “solo”), ma c’è comunque una cosa che nelle ultime ore ha messo di malumore gli ex Ppi. Martedì sera, a Ballarò, Walter Veltroni ha detto che il dialogo tra il Pd e il Cav. ricorda quelle mani che trent’anni fa si stringevano Enrico Berlinguer e Aldo Moro. A questo proposito, il messaggino che ieri mattina circolava sui telefonini di alcuni Popolari spiegava bene non solo il senso delle parole di Fioroni sulla socialdemocrazia ma anche l’umore di certi popolari davvero insoddisfabili. “Oh, saremo mica noi il nuovo Pci?”.
Claudio Cerasa
23/05/08
giovedì 22 maggio 2008
Il Foglio. "Avanti Popolari, alla riscossa per W. E’ la quarta fase del Pd"
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