Il Cav. domani a Napoli, W. venerdì a Milano. Si parla di sicurezza, giustizia e “Agenzia per le imprese”. Il dove riunirsi (a metà strada tra Camera e Senato) è un problema quasi istituzionale. Ecco perché
Roma. L’idea di un Consiglio dei ministri itinerante che da Palazzo Chigi, in pullman, si trasferisce a Napoli per un intero pomeriggio è piaciuta anche allo shadow cabinet del Partito democratico. E così, dopo aver riunito lunedì scorso per quattro ore l’esecutivo ombra a Montecitorio nella sala Aldo Moro, il prossimo Consiglio dei ministri dell’opposizione sarà itinerante come quello della maggioranza e questa settimana si riunirà lontano da Roma, a Milano. Sarà un Consiglio dei ministri che comincerà alle tredici di venerdì prossimo, che si svolgerà in una delle sedi istituzionali della città (probabilmente nella sede della provincia o nella sede della regione) e sarà un Cdm dove i ministri virtuali incalzeranno quelli in carne concentrandosi, almeno per il momento, su tre punti in particolare. Il primo aspetto che verrà affrontato nella riunione milanese è una proposta a cui lavora da tempo il ministro ombra dell’Economia, Pierluigi Bersani, e che il Pd rubrica sotto il nome di “Agenzie per le imprese” (si tratta di un disegno di legge con cui il Pd vorrebbe diminuire le autorizzazioni necessarie per l’avvio delle attività delle imprese nella pubblica amministrazione). L’omologo del ministro della Giustizia nel Pd, Lanfranco Tenaglia, spiegherà poi come intende promuovere l’informatizzazione degli uffici giudiziari. Tenaglia, insieme con Marco Minniti (ministro ombra dell’Interno), discuterà anche del pacchetto sicurezza – che domani il governo Berlusconi presenterà a Napoli – e a fine giornata chiarirà quali sono le controproposte definitive del Pd in tema di sicurezza e immigrazione. Dopo di che, a proposito di riforme sociali, lo shadow cabinet definirà il modello di contrattazione di secondo livello con cui il Pd si confronterà in Parlamento con la maggioranza.
Ma i ventuno ministri del governo ombra arriveranno fra tre giorni a Milano in una situazione un po’ particolare: senza sapere ancora come funzionerà esattamente il gabinetto e senza sapere ancora se, per esempio, ci sarà una sede, se ci sarà una segreteria, se ci saranno i sottosegretari, se ci saranno uffici, se ci saranno rimborsi e senza sapere se i deputati-ministri potranno intervenire ai lavori del Senato e se i senatori-ministri potranno partecipare a quelli di Montecitorio. Nello shadow cabinet, in effetti, c’è un po’ di confusione sull’argomento: i ministri comunicano tra loro via e-mail, non hanno ancora un sito Internet con cui coordinare il lavoro parlamentare (il sito però ci sarà e dovrebbe essere www.governo-ombra.it) e – giusto per fare un esempio del comprensibile smarrimento di questi giorni – lo shadow premier Veltroni, da deputato, non è ancora tecnicamente autorizzato a parlare da primo ministro ombra al Senato. In attesa che il governo istituzionalizzi il ruolo dell’opposizione ombra (“A quanto mi ha spiegato Berlusconi, accadrà molto presto”, dice al Foglio il senatore Enrico Morando), per aggirare quest’ostacolo l’idea del Pd è quella di affiancare ai ministri ombra di una Camera sottosegretari dell’altra. Caricando di compiti ulteriori i capigruppo che il partito nominerà nelle commissioni di Camera e Senato (fatto che – spiegano dal loft – garantendo un notevole surplus di lavoro, alcuni capigruppo in pectore non avrebbero gradito affatto). Detto questo, nessun ministro del gabinetto ombra avrà altri aiuti: non sono previsti né portavoce né uffici stampa aggiuntivi. L’organizzazione dei lavori del gabinetto del Pd sarà invece coordinata non da una segreteria per ogni ministro ma da un robusto pool di segreterie (circa una decina) che ruoterà tra un dicastero ombra e un altro. In questi giorni, però, fra i temi tecnici, il caso della sede è quello che più appassiona i ministri ombra. Il coordinamento dei minitri virtuali, con ogni probabilità, si troverà in via Nazionale, nella sede ex Ds; anche se nell’esecutivo ombra questa soluzione non trova grandi consensi. I ministri del Pd – che a differenza di quelli ufficiali, tra l’altro, non hanno indennità di missione, dunque rimborsi spese, per i lavori svolti nel gabinetto – per non correre il rischio di assentarsi dal Parlamento ancora oggi sperano di potersi insediare negli uffici di Palazzo Marini a due passi da Camera e Senato. Ma c’è un problema. Gli uffici di Palazzo Marini sono riservati ai deputati e nel governo ombra ci sono anche senatori e addirittura non parlamentari (Vincenzo Cerami e Sergio Chiamparino). Anche per questo, è assai probabile che la sede del Cdm di W. – in attesa delle decisioni del Cav. – sia proprio la stessa che ospitava i Ds fino a pochi mesi fa.
Claudio Cerasa
20/05/08
martedì 20 maggio 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento