venerdì 16 maggio 2008

Il Foglio. "Così W si crea il ruolo di interlocutore unico a destra e a manca"

Riunione di famiglia nel Partito democratico prima del pranzo con il cav.

Roma. Walter Veltroni incontrerà oggi a pranzo il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e quando il leader del Partito democratico salirà al primo piano di Palazzo Chigi lo farà con una leadership più solida di quella che il segretario aveva percepito attorno a sé negli ultimi giorni. Ieri, per la prima volta, il Pd ha discusso a porte aperte del risultato delle ultime elezioni e per oltre un’ora Veltroni ha declinato le strategie che il partito seguirà nei prossimi mesi. Un partito che a prima vista sembra essersi cucito addosso un abito un po’ diverso e che certamente è uscito un po’ ritoccato dalla riunione di ieri (circa 150 persone tra segretari, parlamentari e sindaci). L’organismo di coordinamento del Pd è stato infatti allargato anche a Giorgio Tonini, Rosy Bindi e Vannino Chiti e l’ex ministro Giuseppe Fioroni, responsabile dell’organizzazione del partito, avrà da ora in poi lo stesso ruolo di peso che fino a pochi giorni fa aveva Goffredo Bettini. Veltroni, pur ricordando che la sconfitta del Pd va ricercata in alcuni comportamenti dell’ultima coalizione di governo (W. ha insistito molto sull’indulto), ha dedicato comunque cinque secondi di applauso a Prodi e ha ricordato, poi, che a suo avviso l’Italia non è però pronta per auspicare un bipartitismo perfetto come quello americano. Il punto più significativo del lungo intervento di Veltroni è, a pensarci bene, quello che riguarda le alleanze. Veltroni ha rilanciato la sua idea di vocazione maggioritaria e ha portato ancora un po’ di carburante al motore del CaW (verso il dialogo con Berlusconi, dice il segretario, “è sbagliato avere un atteggiamento di imbarazzo”). Ma, lasciando intendere di non avere alcuna intenzione di farsi scavalcare da nessuno nel gestire i rapporti del Pd con la sinistra rimasta fuori dal Parlamento, W. dice anche che nel futuro del partito ci potranno essere delle alleanze con la “sinistra radicale”. Magari già dalle prossime elezioni amministrative. “La politica delle alleanze – dice Veltroni – significa espandere la nostra rappresentanza nel paese. Io sogno di lavorare con intelligenza e umiltà, senza assegnare a nessuno dei ruoli, per cercare convergenze politico-programmatiche già sul territorio”. Le parole di Veltroni sono meno dure di quelle che il segretario del Pd aveva utilizzato prima delle ultime elezioni. Ma che la vocazione maggioritaria prevedesse una certa elasticità lo si era già capito dal giorno in cui, nel corso della campagna elettorale, a Spello, Veltroni aveva spiegato che il Pd non doveva correre solo ma bensì libero. “Il nostro impegno è dialogare con la sinistra radicale a partire dalla nostra posizione riformista. Non possiamo prescindere – ha detto W. – dalle voci critiche della società e non possiamo lasciare la protesta senza ascolto e senza voce. Il problema è quello di non dar vita più a coalizioni contro ma di lavorare con intelligenza e umiltà”. Una marcia indietro? Probabilmente no. Perché se è vero che le frasi del segretario del Pd sono simili a quelle utilizzate qualche giorno fa da Massimo D’Alema (“La più grande forza dell’opposizione deve stabilire un buon rapporto con tutte le forze d’opposizione al governo, anche per le elezioni locali”, aveva detto D’Alema), il senso delle parole di Veltroni a proposito di alleanze e autosufficenza lo ha riassunto bene un Piero Fassino sempre più sensibile al pensiero di W. “La pretesa di autosufficienza spesso è contraria a una vocazione maggioritaria”, avrebbe aggiunto Veltroni, prima di concludere il suo discorso e ascoltare le parole di Fassino. “La questione delle alleanze – ha detto l’ex segretario Ds – Veltroni l’ha posta in modo corretto. Non dobbiamo avere nostalgia delle alleanze di ieri, nessuno pensa che si può tornare indietro”. Così anche Franco Marini: “Il principio delle alleanze non può essere un grimaldello per ridefinire il profilo del Pd”. Veltroni, prima di ricordare che la spina dorsale del partito sarà costituita in futuro anche dalle fondazioni legate al Pd, ha pure detto che il partito liquido è un’espressione “astratta che non ha mai fatto parte del nostro vocabolario”. Ma è il rapporto con la sinistra che darà un peso diverso agli interventi dei relatori del Pd. D’Alema, a fine giornata, dirà che Veltroni “ha usato le mie stesse parole”; a questo proposito il primo passo che W. farà per aprire a sinistra, o forse “inglobare”, sarà l’incontro di lunedì con il leader della Sd Claudio Fava. Certo è che, comunque la si voglia mettere, il Veltroni visto ieri sarà anche un po’ meno liquido con le parole ma il messaggio che il segretario ha lanciato al partito è chiaro. Perché dopo essersi visto riconoscere dal Cav. come il leader con cui dialogare sulle riforme, ieri W. ha ricordato che anche nel dialogo con la sinistra radicale l’interlocutore è solo uno e si chiama Veltroni. E visto che Veltroni ha ricordato che oggi con il Cav. si parlerà anche di legge elettorale europea, l’impressione è che non soltanto la sinistra avrà difficoltà a ricattare W. ma che per non scomparire del tutto con il segretario l’Arcobaleno dovrà davvero cominciare a parlarci un po’ di più.
Claudio Cerasa
16/05/08

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