venerdì 23 maggio 2008

Il Foglio "La Lega agita il voto anticipato lumbard contro il CaW de Milan"

Il ministro ombra Sergio Chiamparino ci spiega il ddl federalista del Partito democratico

Il governo ombra del Partito democratico arriverà questa mattina a Milano e quando salirà al ventinovesimo piano del grattacielo della regione si ritroverà all’ordine del giorno una serie di bozze di legge in parte già discusse nella sede del partito (welfare, sicurezza, giustizia) e in parte solo accennate in una riunione che si è svolta al loft martedì pomeriggio. Uno di questi temi, e quello che più interessa gli inquilini che ospiteranno al Pirellone l’esecutivo parallelo del Pd, è una bozza di ddl sul federalismo fiscale firmata dal ministro ombra delle Riforme Sergio Chiamparino (che al Foglio ne anticipa il contenuto). Oggi, in effetti, alla regione si discuterà soprattutto di questo: il Pd incalzerà la maggioranza con la sua prima proposta ufficiale sull’argomento ed è significativo che la riunione dello shadow cabinet sarà anticipata da un incontro informale tra Walter Veltroni e Roberto Formigoni (alle 10.30). Incontro che alla regione è stato accolto con poco entusiasmo dai consiglieri leghisti (“E’ un inciucio!”); ma che al di là delle frasi di circostanza che arrivano da Pd e Pdl risulta invece molto indicativo. Il CaW proietta la sua ombra su Milano, il Pd e il Pdl cominciano a ragionare – insieme – sul grande cavallo di battaglia della Lega e a destra del Cav. c’è chi non gradisce affatto. Il capogruppo della Lega alla regione, Stefano Galli, sintetizza così al Foglio il suo pensiero sull’incontro. “Come è sua buona abitudine, a Formigoni non dispiace avere due piedi in due scarpe diverse. Il presidente, si sa, qualche botta recentemente l’ha presa e chissà che non voglia risolvere i suoi problemi con queste iniziative temporanee. Stia attento però: la nostra pazienza non è infinita e noi della Lega non abbiamo problemi ad anticipare il voto alla regione. Sempre che Formigoni – ironizza Galli – non voglia essere il candidato del Pd nel 2010”. Formigoni, che oltre a essere governatore è anche vicepresidente del Pdl, sostiene che non c’è nessun inciucio e che si tratta di un semplice dialogo con il numero uno del Pd. “Quello che si sta realizzando – ha spiegato Formigoni – è un clima di rapporti corretti tra maggioranza e opposizione e significa chiarezza del confronto”. Ma questo clima di “rapporti corretti” non fa impazzire la Lega: la paura, come conferma Galli, è che il Pdl “voglia intestarsi la paternità delle riforme sul federalismo e che quelle riforme le voglia fare di comune accordo con il Pd prima ancora che con noi”.
Il punto però è che la prima proposta di federalismo che arriverà in Parlamento è un testo approvato pochi giorni fa dalla regione Lombardia. Un testo su cui il Pd locale si è astenuto e che ieri è stato bocciato sia da Vannino Chiti (che nel Pd è uomo apprezzato dalla Lega) sia dal ministro ombra per la pubblica Amministrazione Linda Lanzilotta. Ma quella proposta di legge è già arrivata sulle scrivanie dei presidenti di Camera e Senato: dunque se Pd e Pdl non rilanceranno presto sull’argomento la prima bozza su cui si discuterà sarà questa e su un testo del genere sarà difficile trovare un’intesa. Nel pentolone del CaW., però, c’è qualcosa di grosso che comincia a scaldarsi; e tra il governo e la sua ombra c’è meno distanza di quello che si potrebbe immaginare. Il sindaco di Torino e ministro ombra, Sergio Chiamparino, spiega al Foglio perché. “La regione Lombardia ha fatto una proposta che sembra fatta apposta per essere bocciata e che somiglia molto a un manifesto politico. Il Pd, a questo proposito, ha un’idea di federalismo che abbiamo già discusso con il ministro Calderoli e su cui mi sembra ci sia una buona disponibilità di confronto. Si riparte dalla bozza Violante e si riparte dalla proposta di trasformare il Senato in un soggetto regolatore della negoziazione fra regioni e stato. Poi, scendendo verso il basso, il Pd apprezza l’ipotesi di un federalismo di tipo catalano in grado di garantire che tutte le regioni abbiano livelli minimi di fruizione dei servizi. Certo, se oggi l’impostazione del governo è che chi ha più soldi se li tiene, noi non ci stiamo, naturalmente. Ma dopo aver parlato con il ministro Calderoli, che incontrerò anche la prossima settimana, mi sembra che non ci sia nessuno che voglia rompere a priori. La base su cui si lavorerà non sarà dunque il ddl presentato dalla Lombardia, ma credo che sarà piuttosto quella ‘autonomia differenziata’ in linea con il testo di fedaralismo approvato lo scorso anno dalla conferenza delle regioni. Su quella base credo proprio che un accordo sia possibile”. E questa mattina a Milano, il presidente Formigoni e il segretario del Pd parleranno soprattuto di questo.
Claudio Cerasa
23/05/08

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