sabato 14 giugno 2008

Il Foglio. "Veltroni cerca un presidente per non essere commissariato"

Roma. Ci si potrebbe chiedere perché mai considerare come tema non secondario il dibattito – non proprio appassionante – sulla presidenza del Partito democratico e ci si potrebbe anche insospettire riguardo al peso effettivo che la carica avrà all’interno del Pd (spiega un parlamentare malinconico che “nel nostro statuto non esiste alcuna specifica modalità di elezione del presidente e allo stato attuale per quel ruolo non c’è ancora alcun candidato ufficiale. Incredibile!”). Eppure, quando la prossima settimana l’Assemblea nazionale si riunirà a Milano (20, 21 giugno), alla nomina del presidente del Pd andranno inevitabilmente legati due aspetti non secondari: la solidità della leadership di Walter Veltroni e gli ultimi movimenti tra le truppe popolari del partito. Semmai ci fossero ancora dubbi, i 2.800 delegati dell’ex organo costituente chiederanno al professore di ritirare quelle dimissioni “irrevocabili” ufficializzate appena 48 ore dopo la sconfitta elettorale del 14 aprile. Prodi è consapevole del fatto che tra cinque anni il candidato alla presidenza della Repubblica del Pd potrebbe coincidere con la carica di presidente del partito. Ma nonostante ciò nelle ultime ore il professore – che sabato non sarà a Milano – ha chiesto di essere considerato “un semplice tesserato”. Opinione condivisa dal suo ex portavoce Silvio Sircana, oggi deputato del Pd. “Ho ragione di temere – dice al Foglio – che non c’è alcuna speranza che Prodi ritiri le sue dimissioni. Certo, la politica mi ha insegnato a essere sempre molto prudente ma direi che per il momento non se ne parla. Come avremmo detto da giovani, il professore ha deciso per ‘un altro percorso di vita’. Deve essere chiaro però che Prodi non è alla ricerca di un cappello istituzionale: a me sembra invece che lui voglia tornare a essere uno studioso e un pensatore. E per farlo non è necessario essere presidente di qualcosa”. Solo che da quando Giuseppe Fioroni, intervistato da questo giornale, ha spiazzato un po’ tutti sostenendo che per quel ruolo il candidato migliore non è Franco Marini ma Romano Prodi, la linea del Pd è diventata trasparente ed è la stessa che si legge in controluce dietro le parole di Giorgio Tonini: “Il profilo che dovrà avere il presidente – dice il senatore del Pd al Foglio – è solo uno ed è quello che oggi ha il fondatore del Partito democratico, Prodi”. Non a caso, dunque, prima del 20 giugno, W. proverà a convincere di persona l’ex presidente del Consiglio (ieri è stato prima annunciato e poi smentito un incontro). Ma il tentativo del segretario va al di là della semplice formalità. Veltroni sa che in questo momento potrebbe essere pericoloso ritrovarsi dietro le spalle un presidente smaliziato, ambizioso e con una linea politica oltremodo autonoma. “Il punto è che Veltroni – spiega un senatore del Pd – non gradirebbe affatto un presidente ‘contundente’. Per dirlo in poche parole, il segretario oggi non vuole correre il rischio di essere ‘commissariato’ come capitò nella Margherita a Francesco Rutelli con Franco Marini”. Non può sorprendere che tra i candidati possibili alla presidenza del partito (Franco Marini, Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Arturo Parisi) il segretario del Pd voglia una nomina di “garanzia” come quella di Prodi. Ma non deve neppure sorprendere che il nome dell’ex premier ancor più di quello di Franco Marini sia gradito a due mariniani come Beppe Fioroni (responsabile organizzazione) e Dario Franceschini (vice segretario). Un uomo di peso come l’ex presidente del Senato alla presidenza del Pd toglierebbe infatti capacità d’azione ai due popolari che nella “nuova stagione” hanno raggiunto i galloni più alti. Per evitare che il Pd possa diventare un partito “presidenziale”, Franceschini, Fioroni eW. sono disposti ad adottare tutti i mezzi diplomatici possibili. Il ragionamento è che Prodi deve essere il presidente anche a costo di far slittare l’elezione a fine anno. Per questo, l’assemblea potrebbe limitarsi a respingere le dimissioni del Prof. Ipotesi remota? Secondo Tonini non troppo. “Un’assemblea senza presidente qualche problema potrebbe crearlo. Ma non è un mistero che questa nomina in fondo non è una questione né dirimente né così urgente”.
Claudio Cerasa
14/06/08


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