Si è detto che dal buco della serratura sarebbe meglio non sbirciare e che trasformare le intercettazioni in roba da guardoni è cosa che sarebbe preferibile evitare. Il fatto è che il Cav. ha spiazzato un po’ tutti con la storia delle sanzioni sulle telefonate sbobinate: già nel weekend i particolari del disegno di legge sono arrivati minacciosi sulle pagine dei giornali e dopo l’unanime approvazione del ddl da parte del Consiglio dei ministri non sono stati pochi i cronisti di destra e di sinistra pronti a battagliare insieme contro famigerati “venti illiberali” e pronti soprattutto a disobbedire uniti contro le future disposizioni del Caimano ritrovato. Se dal versante sinistro era prevedibile raccogliere tuoni contro i segnali di “regime”, a prima vista sorprende il riflesso istintivo del giornalista non di sinistra che, vedendo armeggiare il Cav. con i fili scoperti della libertà di cronaca, si trova a scegliere inaspettatamente da che parte stare. Fedeli alla linea del Cav. anche quando il Cav. un po’ ti tocca o meglio diffidare e appellarsi ai diritti della Costituzione? Mario Cervi, editorialista ed ex direttore del Giornale, è stato il primo a suggerire al presidente del Consiglio di intercettare un po’ meno ma di non intercettare la libertà di stampa. Senza girarci attorno, interpellato dal Foglio, Cervi dice che “in casi come questi la libertà individuale va al di là dell’amore per la propria parte politica. E’ vero, forse c’è un po’ di imbarazzo nell’intravedere queste contraddizioni tra la volontà di rigore di un governo come questo e il tentativo di esercitare rigore contro chi, come un giornalista, sta invece dalla parte degli inquirenti e della polizia. Per questo, se mi potessi permettere, suggerirei al premier di prosciugare letteralmente molte di quelle norme di legge annunciate la scorsa settimana”. Risponde Mattia Feltri, caporedattore della Stampa: “Beh, va detto che da giornalisti non possiamo non ricordare tutte le centinaia di presunzioni di innocenza improvvisamente dimenticate negli ultimi quindici anni e tutti i casi di violazione della privacy fatti sulla pelle delle persone. La cronaca giudiziaria è indubbiamente un sistema ingovernato in cui i magistrati hanno fatto il bello e il cattivo tempo e personalmente non mi dispiacerebbe sapere che oggi sarebbero a rischio le categorie del ‘giudice star’ e del giornalista d’inchiesta da cancelleria. Ma detto ciò oggi mi sento molto corporativista, perché – seppur con amorevole disprezzo – è profondamente sbagliato fare così la guerra ai giornalisti”. C’è poi chi come Franco Bechis, direttore di Italia Oggi, “sostiene che l’esercizio stesso del giornalismo ne sia minacciato”: “Da parte mia continuerò a pubblicare senza imbarazzo ogni genere di notizia che riceverò, sia che questa coincida con un verbale sia che coincida con un’intercettazione telefonica. Personalmente, tra l’altro, ritengo sbagliato avere verso la nostra categoria idee preconcette”.
“Nel mio paese ideale – dice Filippo Facci, giornalista Mediaset ed editorialista del Giornale – questo ddl ci starebbe benissimo, perché ripristina il concetto base del codice penale del 1989 secondo il quale le indagini sono segrete, il processo è pubblico e le notizie sono quelle che scaturiscono durante un processo. Detto questo si è passati da un eccesso all’altro e ci sono dei particolari sconcertanti che in un testo del genere non ci dovrebbero essere. E’ giusto limitare la registrazione delle telefonate e non è vero che non si potrebbe fare più cronaca giudiziaria con una legge del genere, perché le intercettazioni non corrispondono sempre a notizie. Anzi. Ma non ha alcun senso invece costringere il cronista a pubblicare prima della fase istruttoria solo il nome della persona e il reato. Le notizie vere vanno sempre pubblicate, non c’è dubbio. Però non venitemi a parlare di ‘galera’, perché non ci finirà comunque mai nessuno: anche oggi resterebbe proibito riportare verbali e virgolettati ma la giurisprudenza ha via via tradotto la violazione in una ridicola oblazione. Chissà, la stessa giurisprudenza come potrebbe trasformare una legge come questa”.
Claudio Cerasa
17/06/08
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