martedì 3 giugno 2008

Il Foglio. "Da Chiaiano a Vicenza, il sindaco Pd contro la base Usa e contro W."

Vicenza. Non ha più spazio sui giornali, perché oggi la cronaca è Napoli, Chiaiano, la monnezza e i serpentoni (10 mila, 5 mila, 2 mila, chissà) che sfilano in piazza offrendo alle telecamere le parole ultime dell’incazzatura antidiscarica: “Jatevinne! Jatevinne!”. Ma spostando il dito un po’ più in là, centrando la cartina dell’Italia un po’ più a nord, c’è un’altra città che nel giro di un mese potrebbe diventare una nuova Chiaiano e che, per ragioni diverse dalla spazzatura, potrebbe mettere in imbarazzo centrodestra e centrosinistra, aprendo una ferita tra la segreteria del Pd e le amministrazioni locali del partito. Vicenza e la sua base militare come Chiaiano e la sua discarica comunale? Il rischio c’è. “Questa è una battaglia per la democrazia uguale a quella di Vicenza!”, ha detto domenica a Napoli il compagno disobbediente Luca Casarini, alla testa di un corteo che accanto agli “anti discarica” e agli “anti Tav” ospitava anche le bandiere bianche e rosse dei “No Dal Molin”. Tra i due casi il collegamento esiste e non soltanto perché i “no” alla Tav, alle discariche e alle basi militari sono ormai diventati un fronte unico nell’evoluzione delle “resistenze” no global. Ma anche perché, dalle parti di Napoli così come a Vicenza, c’è una certa spaccatura interna all’opposizione e non a caso non sono pochi i sindaci del Pd che usano parole molto diverse dai dirigenti del partito. A Marano, a pochi chilometri da Napoli, il sindaco Salvatore Perrotta (Pd) si è schierato con il fronte anti discarica di Chiaiano, attaccando il suo stesso partito che non è contrario a quella discarica. A Vicenza, invece, a proposito dell’allargamento della base militare americana (la Dal Molin), succede una cosa simile: il sindaco Achille Variati eletto ad aprile con il Pd, l’allargamento non lo vuole. Il Pd invece sì.
L’ampliamento della base americana, tra l’altro, è stato anche uno degli argomenti con cui Veltroni ha declinato la sua “politica del fare”. Negli ultimi mesi, il segretario lo ha ripetuto un paio di volte e lo ha scritto anche tra le pagine del suo programma elettorale. L’ex sindaco di Roma è convinto che “la base americana si deve fare” e a quanto pare, la notizia è delle ultime ore, l’ampliamento della Dal Molin comincerà già dalla fine di giugno, quando una lunga striscia di terreno vicentino passerà dalla competenza dell’aeronautica italiana a quella americana. A quel punto, spiega al Foglio lo stesso sindaco di Vicenza, “i lavori potrebbero cominciare” e c’è da scommettere, come Variati sa perfettamente, che nel giro di poche settimane a Vicenza cominceranno a esserci molte delle bandiere che oggi sventolano tra le strade di Chiaiano. Ma con una differenza rispetto al 2007, quando contro l’ampliamento della base sfilarono 150 mila manifestanti, pochi giorni prima che il governo Prodi cadesse sulla politica estera. Oggi il primo cittadino è del Pd, non più di Forza Italia, e alle ultime elezioni, mentre W. spiegava come ampliare la base, Variati veniva eletto anche grazie ai 5 mila voti raccolti dalla lista “Dal Molin”. E’ anche per questo se sulla base di Vicenza il Pd dovesse dare il suo appoggio al governo (favorevole all’ampliamento), in piazza con i “no Dal Molin”, e contro il Pd, ci sarà anche il sindaco della città. Sindaco che per il prossimo settembre ha già convocato una consultazione, con cui la città esprimerà il suo giudizio sulla base. “Qui non si tratta di essere ‘nimby’, non si tratta di dire no nel mio giardino e non si tratta di essere anti americani. Quello che forse il Pd non comprende – dice al Foglio Variati – è che qui c’è un popolo che riguardo alle decisioni del suo territorio non vuole essere scavalcato da nessuno. Certo, su queste questioni il mio interlocutore è il governo, non il loft. Ma se il Pd non vuole perdere terreno al nord mi auguro che su argomenti come questi anche Veltroni cominci a pensarla come me. Perché prendere decisioni contro la città in questo momento per il Pd potrebbe essere rischioso”.
Claudio Cerasa
03/06/08

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