mercoledì 11 giugno 2008

Il Foglio. "Ecco perché sarà molto difficile vivere senza iPhone"

Roma. Vi racconteranno un mucchio di balle, vi diranno che è troppo grosso, troppo lungo, troppo pesante, troppo lento, troppo caro persino troppo bello per essere davvero utile e saranno tutti pronti a tenervi lontani dal vostro inevitabile iPhone spiegandovi che quell’aggeggino lì non serve a nulla e che al massimo vi farà ulteriormente rincoglionire. (Vi diranno anche che un anno fa Greenpeace denunciò improbabili composti a base di bromo concentrati nell’iPhone, ma dimenticheranno di spiegarvi che non è vero, che l’iPhone lo fanno quei geniacci della Apple e che nel board di Apple accanto a Steve Jobs non ci sono stakeholder di Gomorra che smaltiscono rifiuti ma in fondo ci sono premi nobel per la pace come Al Gore). E’ vero, nell’iPhone che tra 31 interminabili giorni arriverà in Italia manca ancora qualcosina (la radio, il modem e la funzione “copia e incolla”) ma per il resto la cosa più difficile da ora in poi sarà non ammettere le inevitabili e meravigliose conseguenze che l’iPhone porterà dalle nostre parti. Perché basta un istante e basta semplicemente accarezzare per un attimo, e con tutti i polpastrelli, il corpo dell’iPhone per capire che il gioiello dell’Apple continuerà ad assassinare gli altri telefonini proprio come qualche anno fa la televisione cominciò a fare con le radio star. Le cose sono andate così, e due giorni fa Steve Jobs – che dalle cronache americane sembra ormai essere diventato l’unica rappresentazione umana del volto di Siddharta – ha presentato il modello di iPhone che l’11 luglio arriverà in Italia, e già dalle prime descrizioni sembra scontato che senza l’iPhone sarà difficile continuare a vivere. Perché. Perché quando dici iPhone dici un mucchio di cose che si potrebbero riassumere citando impronunciabili nomi di software e di sistemi operativi. Ma, per capire, il succo del discorso è che allo stesso prezzo del bauletto completo contenente tutti i singoli di Gianna Nannini (più o meno 128 euro, in Italia costerà un po’ di più) si avrà in mano un apparecchietto che ti permette di fare queste cose qui: parlare cinque ore a telefono senza dover cambiare batteria, navigare su Internet meglio che su un pc, consultare la posta elettronica in tempo reale, usare il navigatore satellitare, sbirciare i video su You Tube, vedere i film in ottima risoluzione, fare fotografie perfette, ascoltare musica e comprare su eBay. Trentuno giorni in effetti sono veramente tantissimi ma non ci sono più scuse; e per chi tira fuori la vecchia scusa dell’iPhone che non si può usare perché “ho le mani troppo grosse” ci si deve ricordare che qui i comandi sono più grossi che su qualsiasi altro telefonino. L’iPhone funziona meglio di un pc e non c’è nessuna giustificazione per non cominciare a scrivere mail accompagnate da quella parolina magica lì: “Sent from my iPhone”.
Ma per capire cosa significa davvero l’arrivo del cellulare Apple in Italia in fondo basterebbe dare una sbirciatina a tutti quei formidabili dati che negli ultimi mesi sono arrivati dagli Stati Uniti. Sono pochi ma fanno ugualmente impressione perché in un anno, e ci sarà un motivo, l’iPhone si è mangiato il tre per cento del mercato dei telefonini americani, in tre giorni dall’uscità del primo esemplare (un anno fa) sono stati venduti 520 mila apparecchi (6 milioni in un anno) e come se non bastasse a New York da un mese gli iPhone non si trovano più. Finiti, sold out. Certo, da queste parti si dice che il problema principale del gioiellino sarà quello relativo al capitolo costi ma il problema sembra facile da superare perché nei ventidue stati in cui l’11 luglio arriverà l’iPhone (in Italia arriva grazie al lavoro di Luca Luciani, il simpatico manager Telecom che un mesetto fa illustrò il trionfo d Napoleone a Waterloo) varrà questa regola: se compri l’iPhone senza cambiare scheda paghi solo il traffico sul tuo nuovo telefono, se compri l’iPhone e vuoi mantenere il tuo vecchio contratto devi pagare qualcosina in più. Il modello iPhone è però un modello pazzesco non solo perché con l’Apple vi è una regola impossibile da superare (facciamo cose sempre più fiche e le vendiamo sempre a meno) ma anche per un’altra serie di ragioni che in qualche modo giustificano gli inconfessabili esodi registrati negli ultimi mesi dall’Italia a New York di quelle persone che con la scusa del “dollaro basso” sono arrivati in America per entrare in un Apple store e mettersi in saccoccia un magnifico iPhone (da marzo, da Roma e Milano a New York i voli Alitalia sono aumentate di tre frequenze a settimana). E così, se fino a pochi mesi fa gli smanettoni si dividevano tra chi aveva Microsoft e chi aveva Apple, Jobs è ora riuscito a divedere il mondo in due nuove semplici e devastanti categorie. Chi ha l’iPhone, chi va in barca a leggere il New York Times, chi invia mail in qualsiasi parte del mondo senza dover cercare disperatamente il telefono di un bar a cui collegare lo spinotto del computer e chi invece perde tempo senza averne uno. Forse sembrerà banale, ma una delle conseguenze che porterà l’iPhone sarà anche una grande e storica rivoluzione lessicale. Perché tra pochi mesi quella i piccola seguita da un P maiuscola andrà a dare una spallata alla parola telefonino così come un po’ di tempo fa fece il “Billy” con il succo di frutta e la “Vespa” con il motorino. Si dirà iPhone, non più telefono. Si potrebbero dire altre cose e si potrebbe scendere nel tecnicisimo parlando di capacità di riproduzione e connettività e si potrebbe dire che l’iPhone farà schizzare in alto il traffico su Internet. Ma in questi interminabili 31 giorni il discorso da fare è uno, scegliere tra un fornelletto a gas da campo e un forno a micronde che oltre a scaldare i pasti li cucina e li condisce come se fosse Heinz Beck. E qui, sinceramente, oltre che essere pro-life oggi siamo parecchio ma parecchio pro-iPhone.
Claudio Cerasa
11/06/08

1 commento:

Br1 ha detto...

Di una schiettezza disarmante.
Semplicemente fantastico.
L'articolo e l'iPhone.

Complimenti,

Abulafio