Roma. Le nuove stagioni democratiche, che si apparentano con i tintinnii spensierati delle manette dei valori, passano anche dall’asilo di Rignano Flaminio e candidano al Senato una simpatica mamma con i capelli rossi – già attrice, già autrice, già scrittrice, già coordinatrice dell’associazione dei genitori di Rignano – che porterà in Parlamento, leggiamo le sue parole, la “tutela dei minori”; che testimonierà alle Camere la “paura di prendere posizioni su temi così spinosi come la pedofilia”; e che avrebbe già presentato tre proposte di legge per “inasprire le pene contro i pedofili”. Niente di strano: il tema della lotta dura contro la pedofilia scorre già da tempo nel cuore della campagna elettorale del Pd; al loft, e non solo lì, non è stato così difficile comprendere, da subito, che razza di formidabile strumento di consenso elettorale sia questa tolleranza zero a prezzi stracciati; e in fondo, non era stato lo stesso W, rispondendo a Fini che aveva già risposto di suo a Calderoli, a confessare di non poter proprio escludere, in futuro, la castrazione chimica per il pedofilo? Ma certo che sì! Il problema, però, è questo: è inesatto, davvero inappropriato, dire che le Rignano in Parlamento “rappresentano il diritto delle famiglie di mettere il proprio figlio in una scuola senza temere che finisca in un giro di pedofili”. Perché la nuova stagione che mette in lista, in settima posizione, il simbolo forte di tutte quelle prime pagine, tutte quelle didascalie e tutti quei titoli caduti a peso morto – per mesi e mesi – sulle vite di uomini e donne accusati, e arrestati, per i peggiori reati di questo mondo (e indagati ancora oggi senza che sia stato trovato uno straccio di prova certa); se c’è una nuova stagione, che non solo giustifica ma candida con allegria le espressioni pop di quella scorretta inclinazione alla caccia alle streghe; ecco, tutto questo mette un po’ paura; e non può che spaventarti quel tipo di idea politica che non resiste alla seduzione dei tesoretti elettorali fatti di manette e di colpevoli inchiostri preventivi.
Parliamo di Rignano; parliamo di Garlasco; parliamo di Perugia; parliamo di Gravina; parliamo di tutte quelle terribili culture del sospetto senza presunzioni di innocenza, così asfissianti, oggi, da colpire anche chi in passato aveva chiuso un occhio sì e l’altro pure. “C’è la sgradevole sensazione di trovarsi alle prese con una magistratura che indispettita dai suoi errori non riesce a correggere sé stessa”, aveva, infine, scritto due giorni fa Giuseppe D’Avanzo su Repubblica. Qui, ovviamente, non c’è nulla contro la candidata dell’Idv, Roberta Lerici: quella mamma, molto gentile, che per mesi, a pochi chilometri da Rignano, accoglieva nella sua casa tantissimi giornalisti e che già nel maggio del 2007 accompagnava in conferenza stampa a Montecitorio l’onorevole Stefano Pedica (oggi candidato numero uno in Senato, nel Lazio, per l’Idv). Il punto è che, come scritto ieri da Filippo Facci, sarebbe stato magnifico se con la candidata mamma ci fosse stata anche la candidata maestra di Rignano; sarebbe stato splendido se la corrente, oggi un po’ fiacchina, della nuova stagione, insieme con quella mamma – che giustamente combatte perché si comprenda cosa è successo a Rignano (che è cosa però diversa dal dirti che, senza dubbio, “quei bambini sono stati deflorati”) – avesse proposto anche, non so, il candidato in quota “maestra di Rignano” o il candidato in quota “ingiustamente arrestato”, come il Patrick Lumumba di Perugia. In fondo, parlando con questo giornale, era stato proprio W a dire che non si sarebbe mai fatto accecare dalle cacce alle streghe; ed era stato proprio lui, parlando degli anni Novanta, a dire che “quella (del giustizialismo) è una stagione che non andrebbe ripetuta, nel senso dell’uso di strumenti giudiziari secondo me sproporzionati rispetto alla situazione data”. Ecco: è davvero un peccato, dunque che, qui a sinistra, tra tutti i Calearo, le Madia e gli ammanettamenti dei valori, non ci sia stato nessuno che abbia deciso di metterti in lista quelle semplici presunzioni di innocenza che evidentemente, anche se tanto evidente non lo è, andrebbero garantite a tutti quegli elettori che non hanno la fortuna di potersi permettere l’assistenza dei grandi principi del foro.
Claudio Cerasa
14/03/08
lunedì 17 marzo 2008
Il Foglio. "Le mamme di Rignano al Senato, l’ultimo ammanettamento elettorale del Pd"
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1 commento:
Caro Cerasa, il paragone che lei riporta (e che condivide), tra la candidatura della signora Lerici e quella di una maestra, è profondamente sbagliato... a meno che non si parli di una maestra non indagata! Se si riferisce ad una delle indagate c'è una grande ostativa tecnica: pende sul loro capo un bel pò di capi di imputazione e tutti molto molto gravi quali la violenza sessuale sui minori, l'associazione a deliquere, la sottrazione dei minori etc etc! Se vogliamo fare battute potrei dirle che, letti certi nomi nelle liste avverse, forse ci dovevano pensare loro a candidare una maestra indagata di Rignano Flaminio. Buon lavoro!!
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