Roma. Daniele Capezzone sta per lanciare il suo network, oggi; Marco Panella lo anticipa di qualche ora, con gli auguri ma anche con l’annuncio di una campagna sulla trasparenza del lavoro dei deputati che fa seguito a quella parte della mozione ad personam, cioè contro Capezzone, approvata dal comitato radicale dello scorso fine settimana. Capezzone sta per lanciare una serie di proposte sull’economia; i radicali lo anticipano con un convegno sulle pensioni e il welfare.
Perché nello stesso momento in cui, ieri pomeriggio, l’ex segretario radicale limava i 13 punti del network liberale che presenterà oggi alle 16.45 a largo Carlo Goldoni e su Internet, cioè mentre il presidente della commissione Attività produttive della Camera ragionava su pensioni, scaloni, welfare, imposte, pochi metri più in là, scendendo giù per via del Seminario, entrando al numero 76 del palazzo che ospita la commissione Antimafia, nella sala Refettorio di Palazzo San Macuto, parte della segreteria dei radicali italiani, con Emma Bonino, ministro per il Commercio estero, Maurizio Beretta, direttore generale di Confindustria, i deputati Benedetto Della Vedova (FI) e i senatori Maurizio Sacconi (FI) Antonio Polito (Dl) e Lamberto Dini (Dl), ragionava – con capezzoniano tempismo – su pensioni, scaloni, scalini, welfare, imposte. Con Polito pronto a ricordare che non ha alcun senso la politica del “tassare, spendere e poi spendere pure male”, con Beretta che spiegava che la sinistra antagonista che non vuole scaloni e non vuole riforme sembra “non voler discutere di nulla”, con Bonino che ricordava – un po’ come già fatto in Campidoglio la mattina – perché è importante “una politica di ammortizzatori sociali per i milioni di lavoratori co.co.co e co.co.pro” e con il senatore dl Polito che chiariva per quale motivo la situazione, in realtà, sia un po’ più grave di quel che si crede. Spiega Polito, riferendosi al surreale scalino proposto due giorni fa del ministro del Lavoro, Cesare Damiano: “C’è una parte della cultura italiana che sembra stia adottando una nuova politica. La chiamerei rifiuto del lavoro: sembra che lavorare poco sia diventato un diritto, mentre, storicamente, il movimento operaio non ha mai gradito la cultura del ‘lavorare poco’. Se non ricordo male, qualche annetto fa, c’era qualcuno che ancora parlava di ‘piena occupazione’”. E se Bonino, sulla linea di Massimo D’Alema, ricordava, ancora, che “le risorse non ci sono, ma seppure ci fossero non dovrebbero essere utilizzate così”, alla lite a puntate tra Capezzone, Pannella e Bonino si aggiungeva un nuovo capitolo. Mentre Capezzone ufficializzava il nome del suo network – “decidere” – e preparava anche il suo sito – www.decidere.net – e rifletteva sul colore di quello che tra un anno potrebbe diventare un partito – il logo del network capezzoniano sarà a metà tra il colore di un mandarino e quello di un limone, cioè la scala cromatica utilizzata attorno alla “V” dei volenterosi – a via del Seminario si anticipavano, di qualche ora, gli argomenti capezzoneidi di questo pomeriggio, senza però sfiorare quello che potrebbe essere il cavallo di battaglia del network “decidere”: chissà che Cap. non ritiri fuori la vecchia idea di rivoluzione fiscale, flat tax e aliquote uniche al 20 per cento. Mentre, insomma, Capezzone preparava il suo movimento, arriva Marco Pannella. Dopo aver fatto “comunque i nostri migliori auguri al nostro compagno radicale Capezzone”, il leader radicale, clamorosamente, annuncia la sua grande riforma “radicale, parlamentare e democratica”, precisando che la grande riforma, “avverrà senza nessuna necessità di comportarci secondo modelli e illusioni affidate a scorribande-lampo contro i nostri stessi compagni e i nostri alleati”. Sono le diciotto e dodici minuti: Marco Pannella ha appena rilanciato l’idea di un network liberale.
Claudio Cerasa
4/7/07
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