martedì 17 luglio 2007

Il Foglio. "La via anglo-svedese riduce il numero delle vittime della strada"

Più controlli, pene severe, più telecamere e una politica che punti ad azzerare gli incidenti mortali. Ecco come fanno gli altri

Roma. Due giorni dopo il terribile incidente stradale di Pinerolo, dove una ragazza di diciassette anni è stata investita – e uccisa – da un uomo di trent’anni, che oltre ad avere parecchio alcol nel sangue aveva già collezionato tre ritiri di patente per guida in stato di ebbrezza, nascoste tra le parole del ministro Alessandro Bianchi (“servono pene più severe”), le dichiarazioni del ministro Giuliano Amato (“a chi guida ubriaco va sequestrata l’auto”) e i progetti del ministro Livia Turco (“via al piano nazionale ‘alcol e salute’”), il problema della sicurezza stradale, in Italia, sembra bloccarsi come sempre di fronte a un punto ben preciso: la situazione può essere migliorata, non risolta. E’ sotto la luce di questo problema che il ministro per la Salute, Turco, si sente in dovere di ricordare che in Italia c’è “il 70 per cento di italiani a rischio” e che il ministro dei Trasporti Bianchi spiega che, in fondo, la questione è semplice: “Non sono le idee che mancano, ma sono i soldi”. Dunque, morire per strada è inevitabile, c’è ben poco da fare e più in là proprio non si può andare. I morti continueranno ad arrivare, gli incidenti non si possono fermare e semmai possiamo provar a tener bassa la marea, ma non chiedeteci di fermarla: una soluzione a tutti quei mazzi di fiori poggiati sugli alberi, purtroppo, non c’è. Semplicemente non esiste. Ma c’è qualcuno che in Europa, già da parecchio tempo, crede che la teoria dell’“inevitabilità della tragedia” non soltanto sia ormai vecchia ma anche culturalmente sbagliata. La pensano così in Inghilterra, la pensano così, da circa dieci anni, in Svezia e, da pochi mesi, la pensano così anche in Svizzera. Chissà se Giuliano Amato, Livia Turco e Alessandro Bianchi hanno mai sentito nominare queste due paroline: zero and vision.
Dice Marcel Haeghi, Responsabile sicurezza stradale della Commissione europea, in un servizio andato in onda su Report, qualche mese fa: “Chi guida si deve sentire sorvegliato. I controlli sono alla base di una guida sicura e per trasformare la popolazione italiana di guidatori in guidatori capaci di avere lo stesso numero di incidenti degli svedesi o degli inglesi ci vuole, proporzionalmente, lo stesso numero di controlli”. Controlli, dunque. Il dottor Haeghi si riferisce a un modello in particolare, quello inglese. Un modello che si ispira al concetto di “zero vision” adottato nel 1997 dal governo svedese. Zero vision significa zero morti, significa puntare ad azzerare le vittime delle strade, non a ridurle. Grazie a questo progetto, l’Inghilterra, in un decennio ha registrato una notevole diminuzione del numero di incidenti mortali: da 9.000 sono diventati 3.000 l’anno. E oltre a contenere il numero di morti, l’Inghilterra è riuscita a risparmiare pure sui controlli stradali: al posto di aumentare il numero degli agenti, nel Regno Unito sono aumentate le telecamere, soprattutto in città. Risultato? Più multe, sanzioni più severe e il 47 per cento di incidenti in meno. E’ per questo che ora, a Londra, per una multa non pagata, non si va dal giudice di pace, si può finire direttamente in galera. Il modello zero vision nasce però nel 1997 su iniziativa del Parlamento svedese e nasce con quattro obiettivi che vanno ad aggiungersi alle sanzioni più severe, al rigoroso controllo dei limiti di velocità e all’aumento delle telecamere. Tre punti sui quali il governo svedese ha lavorato con successo: eliminare gli errori, prevenire gli infortuni, migliorare le tecniche di salvataggio. E’ così che la Svezia ha deciso di puntare all’azzeramento dei morti sulle sue strade e ha fissato anche una data limite: il 2020, quando magari in Italia i lavori per la Tav saranno appena, trionfalmente, cominciati.
Senza prendere in considerazione l’idea dell’europarlamentare inglese, Chris Davies, che pochi mesi fa ha proposto di vietare la produzione di vetture che superino i 163 km/h, c’è un altro paese che ha scelto di adottare la politica zero vision: la Svizzera. Risultato? In un anno, gli incidenti mortali sulle strade svizzere sono diminuiti del 9 per cento. Ecco perché dire “non sono le idee che mancano, ma i soldi”, è un modo un po’ troppo semplice e un po’ troppo italiano per non ammettere che forse, se ci fossero delle idee così buone, oltre che evitare gli incidenti, in Italia si potrebbero risparmiare pure un bel po’ di soldi.
Claudio Cerasa
17/7/07

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