Si chiama aggiotaggio balneare e naturalmente è fantastico, geniale, sublime, diabolico, professionalmente impeccabile. Funziona così. Si tira fuori un numero, si tira fuori un dato, si tira fuori una notizia verosimile, si affianca alla notizia un qualsiasi tipo di “allarme” (allarme bikini, allarme caldo, allarme esodo, allarme Second life, allarme Autogrill, allarme meduse, allarme patate transgeniche) e poi si fanno passare un paio di giorni, si dà conto di qualche nuovo allarme che dia credibilità agli allarmi precedenti, giusto per far capire che gli allarmi balneari non sono uno scherzetto (un classico è il tradizionale “allarme calamaro gigante”) e poi si ricomincia, si riparte. Si lasciano passare alcuni giorni e si risponde, con fermezza, a tutti quegli allarmi lì. E si risponde con un’altra incredibile paginata, con un’altra diabolica notizia, con un altro meraviglioso dato e con un’altra sublime emergenza che, il più delle volte, è conseguenza diretta di uno degli allarmi precedenti. E così, per un allarme esodo c’è un successivo allarme controesodo, per un allarme bikini c’è un allarme dell’addio bikini, per un allarme meduse ci sarà un nuovo allarme della fine delle meduse e per l’emergenza delle due ore di fila per gli imbarchi per la Sicilia si risponderà con il controesodo tra Genova e Sestri Levante.
Ora immaginate cosa potranno inventarsi i diabolici professionisti dell’aggiotaggio balneare quando tra un anno, nel 2008 – come spiegato da Francesco Rutelli nella “Giornata del Turismo-Passione Italia” – in estate ci saranno ben 14 giorni di vacanze in meno e quando le vacanze brillanti e le controsveglie intelligenti si concentreranno tutte in un mese, invece che due. Ecco, in quel caso l’aggiotaggio balneare dovrà essere ancora più creativo rispetto a quello di quest’anno; rispetto al solito: “Gli italiani scelgono di non partire”, seguito dai “consigli per le escursioni” della guardia forestale, accompagnati dai nove milioni (nove!) del miniesodo di luglio, dal classico articolo di Michele Serra su Repubblica stile: “Io, prigioniero in auto nella tundra lombarda” (arriverà, vedrete che arriverà) che si andrà a inserire alla perfezione nel su e giù, su e giù della borsa delle news, come successo ieri pomeriggio e come leggerete oggi sui giornali: “Vacanze, luglio non da record”. Non da record? Ecco. Un po’ di attenzione, per favore. Perché si potrà pur continuare a giustificare il traffico con le nuove vocazioni estive (“Catechismo sotto l’ombrellone”, scriveva ieri la Stampa) e si potrà dire che anche in questo weekend il traffico è stato sostenuto nell’intera mattinata senza disagi ai caselli di uscita della rete e che i flussi di traffico s’intensificheranno nel corso della giornata con forti rallentamenti sull’A-11 tra Genova-Sestri Levante. Però attenzione: se aggiotaggio dev’essere, che si esageri. I dati, please, spariamoli per bene. Divertiamoci sul serio. Perché se è vero che, come già successo la scorsa estate, ogni sabato i giornali parleranno dei 9 milioni di italiani in auto e poi i giornali continueranno a dire che la domenica gli italiani “al rientro” sono 10 milioni, alla fine, dopo tre mesi d’estate, tra gli italiani che partono e quelli che tornano, in tutto ci sarebbero 12 milioni di italiani che rientrerebbero senza mai essere partiti. Aiuto! Allarme rientri.
E poi. Chi, attento alla moda, dovesse comunque riuscire a raggiungere la spiaggia (sempre che il giorno prima della partenza un giornale non dia per “decaduta”, in senso mondano, la propria destinazione, per poi resuscitarla la settimana dopo) si troverà di fronte a un paio di dubbi, ingenerati da altre campagne di stampa uguali e contrarie. Al primo sole di maggio, infatti, si era schiusa la possibilità per le signore panciute di indossare finalmente con orgoglio il costume intero, che sembrava definitivamente scomparso. “E’ tornato di moda”, titolavano i settimanali femminili, “il costume intero tenta il sorpasso” gridavano le testate on line (TGcom in testa) e i quotidiani pieni di pagine sulle “nuove tendenze”. Ed ecco che, come per effetto dei sogni di mezz’estate, complice il Financial Times che descrive l’Italia (ancora) come il paese delle donne nude, e complici fors’anche le vetrine dei saldi (che espongono centinaia di costumi interi invenduti) ieri la Stampa ha rispolverato non il bikini (mai tramontato) ma addirittura il topless, con uno speciale a due pagine sulla storia delle maggiorate pioniere dell’abbronzatura a seno scoperto. Ma se, nonostante tutto, la signora attenta al trend supera l’incertezza sul costume, si troverà di nuovo in ambasce al momento di uscire dall’albergo. Se infatti la signora suddetta non cede all’incerto fascino degli zoccoloni in plastica Crocs, che cosa ne sarà dei suoi piedi? “Questa è l’estate delle ballerine”, gridavano infatti ai primi caldi di giugno i cronisti di moda e costume, su quotidiani e settimanali. Eppure oggi è fortunata la signora che non ha ancora fatto la valigia, perché negli ultimi giorni i giornali pullulavano di foto e disegni delle zeppe: alte, altissime, multicolori, in saldo e già di moda l’anno scorso. Se, disperata, la signora vorrà infine rinfrescarsi con una bevanda, ricadrà nel dubbio: per le pagine del Corriere, infatti, gli italiani soprattutto bevono birra, specie fuori casa, anche se il vino “resiste nel weekend”. Peccato che a inizio estate sui giornali era esploso (come l’anno scorso) il “boom” delle vacanze enologiche. E’ l’aggiotaggio, bellezza.
E quindi, la sera, arrivi a casa, ti butti sul divano, e tu, come altri milioni di persone, vai su Second life, poi spegni il computer e la mattina leggi i giornali. E scopri che i professionisti dell’aggiotaggio si attaccano pure al mondo virtuale. Geniale, fantastico, tu però non ci capisci più nulla. Ma come? Avevi letto che il primo miliardario virtuale era una signora che vendeva terreni (virtuali) a mille dollari l’uno, avevi letto che c’era una ragazza bellissima con un avatar brutto brutto (“così mi apprezzano per le idee”), avevi letto che qualche geniaccio aveva abbandonato la propria attività “reale” perché credeva che quella virtuale “rendesse di più”. E invece no. Così, all’improvviso, tu scopri che la vita virtuale non è così diversa dalla reale. Scopri che gli uomini sono cattivi, pure lì, e scopri che lì ci sono stupri, omicidi, pedofili e furti. E scopri che i “milioni di utenti” del mondo virtuale e quelle “cifre destinate a esplodere nei prossimi mesi” e tutti quei circuiti di Formula Uno, tutti quei quartieri a luci rosse, quei progetti scientifici, quelle chiacchierate con Cavour e con Garibaldi e quel tripudio orgiastico di vitalità virtuale che fino a due giorni fa era destinato “a esplodere nei prossimi mesi” ora, così, è improvvisamente in declino. E allora leggi che le imprese lasciano le isole, leggi che i milioni di utenti non sono più milioni di utenti, leggi che il paradiso virtuale era un fallimento piuttosto reale e chiudi il giornale, rivai in spiaggia, ti ricordi che il vino “resiste nel weekend” e ti leggi del controesodo sulla Genova-Sestri Levante. E tu però sai bene che nel perfetto aggiotaggio balneare, i topless sulle spiagge, gli italiani che non vanno più in vacanza e l’allarme Second life tra qualche giorno sarà girato, stravolto e magnificamente ribaltato. Tornerà il boom Second Life, torneranno i topless, tornerà Michele Serra e torneranno anche le meduse. Proprio come già successo una decina di anni fa: Repubblica 10 agosto 1991, pagina 21. “Un’invasione di meduse nelle acque cagliaritane”.
Marianna Rizzini, Claudio Cerasa, Piero Vietti
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