LE COMPARSE SI COALIZZANO CONTRO LO STANLEY DI MONTEVERDE PER SVELARE I MISTERI DEL FILM. ECCOLI
Il misterioso, impenetrabile, discusso, segreto,
polemico, politico, propagandistico,
pungente e provocatorio “Caimano” di Nanni
Moretti comincia dentro una casa “molto
borghese” nel centro di Roma, a piazzale
Flaminio. Una classica stanza morettiana
con libri, videocassette, colori freddi, molta
cultura, scene lunghe, lunghi silenzi, lunghi
dialoghi. Una stanza. “Molto simile a quella
della ‘stanza del figlio’”, fa notare un componente
un po’ ribelle del casting morettiano.
“Lui si sentiva molto Kubrick, era criptico,
segreto, imperscrutabile, maniacale”.
Poi, un po’ spaventato, puntualizza. “Moretti
è meraviglioso, a Natale mi ha fatto anche
un regalo”. Il mistero del propagandistico e
inevitabilmente pungente ultimo film di
Nanni Moretti (che per la prima volta a Roma
verrà distribuito in dodici sale) viene a
poco a poco svelato dai misteriosi e segreti
componenti del cast del “Caimano”. Il certamente
film capolavoro, che inizialmente
sembrava parlare anche di Silvio Berlusconi,
potrebbe clamorosamente essere un film
che parla di Silvio Berlusconi. Senza nessun
anche. E le comparse alla fine si sono coalizzate
contro il provocatorio, irritante, seducente
e polemico Nanni Moretti.
“Non ci voleva dire niente, ma dico io.
Perché dobbiamo lavorare per qualcosa che
non possiamo conoscere? Mica siamo mercenari”,
si sfoga una comparsa che a discapito
della sua qualifica professionale preferisce
non comparire. Chi compare non vuole
apparire, ma chi non voleva mostrare alla
fine ha mostrato. Non tanto, ma un po’ ha
mostrato. Pungente, politico e soprattutto
elettorale, aveva confessato al pubblico ministero
e compagno di tavola Antonio Ingroia,
nella segretissima cena intercettata
dal Foglio dieci giorni fa, tra le segretissime
tavolate della signora Adele al ristorante
Evangelista. Dove tra un carciofo e una zuppa
era stato ammesso che in fondo sì, il film
è molto elettorale. “Insieme a Palombella
Rossa è la pellicola più politica che lui abbia
mai realizzato”, dice un ragazzo del casting.
Guai a parlarne. E del suo film è stato
lo stesso cordiale e accigliato Nanni Moretti
ad averci detto che non voleva dire nulla
“perché un film va visto senza sapere nulla”.
Ci aveva assicurato il Moretti indigesto “con
quel mal di pancia che non ti dico”, qualche
giorno fa a via delle Zoccolette a Roma, che
“vedrete qualcosa solo quando uscirà il
film”, che diamine. Se non si deve sapere
nulla, non si deve sapere nulla. Ma il Moretti
coerente e misterioso che non voleva dire
nulla e che alla fine un po’ ha detto, dicendoci
anche una bugia, ha fatto arrabbiare il
suo cast. E le comparse che preferiscono
non comparire perché poi “dobbiamo ricomparire
sui set”, ci raccontano che il Caimano
è effettivamente Silvio Orlando. Così
caimano e così maniacalmente perfetto nell’andare
a interrompere a proprio piacimento
le scene del film dentro il film, che alla
fine è così morettiano da somigliare tanto
allo stesso Nanni Moretti. Ci aveva detto che
non si doveva vedere nulla fino all’uscita del
film. Le comparse lo sapevano, ci tenevano.
“Poteva almeno avvertirci”, si lamentano visibilmente
infastiditi per quelle misteriose
e impenetrabili immagini comparse all’improvviso
nei cinema. Gli ottanta secondi di
trailer non sono andati giù. “Non si capisce
nulla”, ci dice una comparsa sabauda che
congiuntamente ai suoi colleghi, alle altre
comparse e ad alcuni componenti del casting,
si è ribellata. “Ma perché non dobbiamo
sapere nulla?”, si chiede Giovanni che
poi ci conferma. “Il caimano è certamente il
protagonista ed è certamente Silvio Orlando.
Ma nel film dentro il film il personaggio di
Silvio Berlusconi potrebbe essere sdoppiato.
Come una divinità”.
“Non ci stava più capendo niente”
Da una parte il Berlusconi imprenditore,
dall’altra il Berlusconi caimano e controllore
della vita degli altri”. Indirizzati dalle
tracce e dalle prove raccolte dai curiosi e indiscreti
sovversivi morettiani, il film che
parlerà di Berlusconi, “uno dei film più politici
che Moretti abbia mai fatto”, viene
però clamorosamente smentito da una delle
poche persone che il film lo abbia visto per
intero e che molto cordialmente prima precisa:
“A me voi del Foglio non piacete” e poi
tenta di depistarci, precisando (senza che
noi avessimo pensato nulla): “Non è poi così
politico come voi potete pensare”. Non la
pensa così una fonte che ha direttamente
chiesto e pregato il Foglio di poter dire la
sua sul film, sollecitata anche dagli eccessivi
misteri dello stesso film di Moretti. Misteri
che incredibilmente potrebbero avere anche
un risvolto che con il marketing e con la
volontà di nascondere il film per creare attesa
non c’entra proprio nulla. “Moretti non
ci raccontava nulla perché era lui stesso a
non averci capito nulla del film”. L’incredibile
sfogo di una comparsa pugliese trova riscontro
in una fonte che preferisce definirsi
“dell’ambiente”. Che rivela come il polemico,
brillante, pungente e misterioso Nanni
Moretti nel mezzo della sua creazione dall’inevitabile
fascino preelettorale, come ha
amato sottolineare ai tavoli del ristorante
romano assieme al suo compagno di battaglia
Ingroia, abbia avuto una crisi depressiva
di struggente intensità. La fonte “dell’ambiente”
ci rivela che nell’ambiente si sapeva.
“Nanni Moretti ha interrotto per due
mesi la sue riprese. Era entrato in crisi, non
aveva più un’idea chiara, non sapeva bene
come continuare. Moretti non ci stava capendo
più niente”. Per questo dunque non
raccontava a nessuno la trama. Per questo
quando le comparse, interdette dalla complessità
della trama e per questo incuriosite,
chiedevano delucidazioni sul film si vedevano
interrotte da un brusco ma comprensibile:
“Aspettate di vederlo al cinema”.
Semplicemente non la sapeva neanche
lui. “Ma era una crisi, per favore. Nell’ambiente
si sa che sulle crisi artistiche non si
scherza”. Poi Nanni Moretti si è ripreso. E
per continuare le riprese ha ripreso la misteriosa,
impenetrabile e pungente trama
del “Caimano”. Che racconta qualcosa in
più delle semplici avventure di un caimano.
“Il film parla di Silvio Berlusconi”, dice
senza mistero Franco. “La trama è costruita
su spezzoni di vita del premier. Vengono ricordati
alcuni momenti salienti della sua
storia. Quelle fasi di passaggio decisive nel
suo passaggio da semplice imprenditore a
politico. Ci sono dei riferimenti ben precisi
all’Edilnord, agli inizi del Cavaliere. Si spiega
in che modo si sia ingigantito il suo patrimonio
e quali siano state le amicizie che gli
hanno permesso di ingigantirlo”. Il caimano
si trasforma assieme ai suoi soldi. Ma a
quanto pare s’innamora pure. E gli imperscrutabili
sguardi di intesa tra Margherita
Buy e Silvio Orlando (mostrati anche negli
ottanta secondi del trailer che hanno fatto
sobbalzare dalle sedie anche quelle comparse
alle quali era stato assicurato, esattamente
come al Foglio, che del film no, non si
deve sapere nulla fino all’ultimo) sono qualcosa
in più che semplici sguardi di intesa e
di complicità. Silvio Orlando e Margherita
Buy sono una coppia. I figli sono stati scelti
a Roma da Lucio, componente del casting.
Uno ha dodici anni, la bambina di anni ne
ha dieci. Uno è figlio di Orlando, una di Margherita
Buy. Anche se Lucio lascia intendere
che i due figli potrebbero essere entrambi
del Silvio e della Margherita. Nella scena
già citata dell’Auditorium di Roma dove
Margherita Buy viene interrotta sul palco
dal Caimano, la signora Cecilia ci racconta
che Silvio Orlando mormorava a Margherita
Buy: “Perché mi hai lasciato, che cosa hai
fatto?”. Nelle terre sabaude, oltre alla scena
dello sbarco di Cristoforo Michele Placido
Colombo, una comparsa infiltrata del Foglio
ci rivela particolari su Margherita Buy che
non solo “ha lasciato e cosa ha fatto”, ma anche
ucciso qualcuno. Ha ucciso il marito.
Nella scena in un casale a Sabaudia arrivano
i poliziotti. Tra di loro c’è la talpa del Foglio.
“Margherita Buy – ci conferma – aveva
ucciso suo marito. Noi siamo arrivati nel palazzo,
lei scende, si agita, scappa. Non sa più
dove andare. E’ disperata”. I poliziotti cercano
di intimarla. “Scendi giù, scendi”. La
Buy si butta da una finestra. “Non si era fermata,
ma non credo che sia morta”.
Nella scena descritta la fonte del Foglio è
stata vestita con abiti degli anni Settanta.
“Ci hanno fatto crescere i basettoni, a Moretti
non so perché ma piacciono molto i basettoni”.
I costumisti erano stati avvertiti. Il
periodo è quello, non c’è dubbio. Parcheggiata
di fronte alla casa c’era un Alfetta. Dopo
il matrimonio trotzkista con Virzì e Sorrentino,
lo spettro del comunismo si aggira
in maniera chiara anche nella casa di Margherita
Buy. “Era piena di bandiere rosse
con la falce e il martello. Sulle pareti erano
appese alcune stampe russe. Margherita
Buy aveva un vestitino leggero. Stava festeggiando
e la tavola era tutta imbandita di vivande.
Parlava con altre persone in modo
molto disteso all’interno di quest’ambiente
completamente rosso. Poi arriviamo noi poliziotti
e lei inizia a scappare. Non sa dove
andare, decide di buttarsi dal terrazzino. Ricordo
che a posizionare le bandiere rosse in
sala è stato lo stesso Nanni Moretti. Sembrava
divertito, le sventolava, lui con quei
colori si diverte”. Nella stanza del comunismo
avviene l’omicidio. “Il film è ricco di
simbologia, un morto nella stanza rossa non
può voler dire altro che quei colori sono parte
attiva nell’omicidio”.
Come per voler dire che nella morte del
marito di Margherita Buy il misterioso e impenetrabilmente
pungente Caimano (così
morettiano da somigliare tanto allo stesso
geniale Nanni Moretti) all’interno del suo
film abbia fatto la sua scelta nella scelta. In
quell’omicidio, in quell’atmosfera di pace
morettiana, in quel momento di rivisitazione
della vita del Cav., con il rosso, la falce e
martello, le bandiere, i comunisti appesi alle
pareti, in tutto questo i veri responsabili
di tutto quanto quello che sta succedendo e
di tutto quanto quello che il Caimano sta
realizzando, in tutto questo, in tutta la strategia
del Silvio caimano, i veri colpevoli (e i
veri complici) sono loro. Stanno lì, fermi, imbalsamati,
accondiscendenti. Vedono il Caimano
e non gli dicono nulla. Non gli hanno
detto nulla e quando l’hanno fatto era troppo
tardi. Meglio ricordare di chi è la vera
colpa di tutto questo, appena sedici giorni
prima delle elezioni.
Claudio Cerasa
8/03/06
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