venerdì 25 maggio 2007

Panorama. "I diplomatici gay in India"

Pochi giorni fa in India è scoppiato un vero e proprio caso diplomatico tra l’ambasciata canadese e il governo del primo ministro indiano, Manmohan Singh. Le autorità canadesi hanno chiesto ai propri colleghi indiani di poter accreditare due diplomatici presso la sede dell’ambasciata canadese di New Delhi. I due diplomatici, come da prassi, essendo accompagnati dai propri coniugi, hanno presentato una doppia richiesta di accredito. I quattro canadesi, una volta arrivati in India, hanno inviato il fax, hanno chiesto il pass, si sono presentati in sede e poi, una volta chiarito che gli “spouses”, cioè le coppie di diplomatici, erano in realtà entrambe coppie di omosessuali (una gay e l’altra lesbica), il governo indiano ha respinto le richiesta di accredito, per la semplice ragione che in India l’omosessualità (dal 1862) è classificata nel codice penale come un “sex against the order of nature”, ovvero una sessualità contro natura. E per questo si capisce perché in India, al contrario che in Canada, i matrimoni omosessuali non sono esattamente legali (in India, per il reato di sodomia, è previsto anche l’ergastolo). La diplomazia canadese ha però ricordato che ci sarebbe una convenzione, quella di Vienna del 1961, cioè la stessa convezione che garantisce l’immunità per i diplomatici e per i loro familiari. Convenzione che il governo indiano conosce molto bene ma che vale soltanto per i crimini compiuti nel paese d’origine. E una coppia gay in Canada non è reato, mentre in India invece lo è.
Claudio Cerasa
25/05/07

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