Roma. Che cosa ha in mente Daniele Capezzone? Ventiquattro ore dopo il durissimo atto d’accusa di Marco Pannella all’ex segretario dei radicali, alla sua politica non più radicale, alle sue evidenti forme di scissionismo e alle sue possibili trame volenterose, il presidente della commissione Attività produttive della Camera risponde a Pannella e lo fa, Capezzone, con un intervento che potrebbe segnare una svolta nel rapporto a puntate tra Capezzone e Pannella e, più in generale, nel rapporto tra il deputato della Rosa nel pugno e i radicali. Perché Capezzone ringrazia Marco Pannella, “a cui debbo tantissimo”, dice di aver passato “sette mesi a far finta di nulla”, facendo “sforzi di moderazione”, imponendosi di “non vedere”, “di non sentire”, e dimenticandosi di essere stato paragonato “al Mussolini degli anni Venti”; ma Capezzone dice, e non l’aveva mai detto in maniera così chiara, di aver “bisogno di progettare il futuro”; e, a questo proposito, sono due le frasi chiave della lettera di ieri: “Tante e tanti radicali (e non radicali) avranno senz’altro modo di farsi una opinione e una valutazione propria”, questa “è una sfida appassionante, io cercherò di fare la mia piccola parte per animarla. per consentire a tante e tanti altri di compiere, insieme, la stessa buona fatica” e – aggiunge Capezzone – “credo proprio che non soffrirò di solitudine”.
Che cosa ha in mente Daniele Capezzone? E soprattutto per quale motivo Marco Pannella ha scelto di lanciare l’atto di accusa all’ex segretario radicale in un momento in cui, nel paese, tutti i partiti e tutti i giornali d’Italia, più che occuparsi di scontri a puntate, hanno tempo e spazio solo per occuparsi di amministrative, di elezioni e di politica sul campo? Marco Pannella potrebbe aver capito che Capezzone sta per muovere le sue pedine e ha preferito attaccare, mettere subito le cose in chiaro. E questo nonostante il momento non sia esattamente dei migliori, anche dal punto di vista mediatico. Ora o mai più. E qualche progetto in testa, Capezzone, sembra avercelo davvero. Lui ieri, nella sua lettera, ha scritto che, seppur “sollecitato da moltissimi compagni”, a novembre non si ricandiderà al congresso dei Radicali, ma c’è chi è pronto a scommette che, a novembre, il deputato della Rosa nel pugno potrebbe davvero aver già fondato da un pezzo la sua “cosa”; quella che lui non vorrebbe chiamare partito, ma più semplicemente network, una rete in continuo work in progress con le idee “liberali, liberiste, libertarie, radicali” di cui era Capezzone stesso a parlare nella sua lettera. Un network, questo, sul quale Capezzone sembra stia ragionando da tempo e che potrebbe mettere insieme movimenti, think tank, riformisti, industriali e ovviamente anche un po’ dello spirito dei volenterosi (come nome Volenterosi piacerebbe molto a Capezzone, ma il movimento con la “V”, Capezzone – e non solo lui – vorrebbe che rimanesse un’iniziativa a sé, trasversale e bipartisan). Chissà che questa non sia la volta buona e che Capezzone non ci pensi davvero a mettersi in proprio: e chissà che “i tante e tanti radicali (e non radicali)” che “avranno senz’altro modo di farsi una opinione e una valutazione propria” non siano gli stessi compagni ai quali ieri Daniele Capezzone potrebbe aver lanciato un messaggio preciso prima della chiamata alle armi e prima della creazione di quel network che potrebbe nascere già nei prossimi giorni, sicuramente prima dell’estate e con il quale Daniele Capezzone potrebbe davvero dire addio anche a Marco Pannella.
Claudio Cerasa
30/05/07
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