sabato 19 maggio 2007

Il Foglio. "Il tamburo nel citofono e qualche numeretto di una Caput Mundi un po’ caciarona"

Roma. Più che le favelas lungo il Tevere (secondo il
Cav. sono circa novemila), più che i muri del centro imbrattati
di vernice (il sindaco di Roma sull’argomento
si è mostrato molto deciso e per combattere “la piaga
della bomboletta” in una delle sue occasionali apparizioni
pubbliche ha spiegato che, se occorre, le bombolette
andrebbero direttamente eliminate dai negozi.
Per la cronaca, l’occasionale programma era “La signora
in giallorosso”), più che i tavolini in mezzo alle
strade, più che le macchine parcheggiate in tripla fila
di fronte ai parcheggi degli handicappati occupati da
macchine che non hanno il permesso e che se ce l’hanno
spesso non dovrebbero averlo (nel XVII Municipio
i vigili hanno calcolato che dei 259 parcheggi per disabili
con posto assegnato, il 25 per cento di questi permessi
non è del tutto regolare), più che i mercatini
abusivi nel centro di Roma (dopo gli attentati di Londra,
il prefetto Achille Serra li aveva proibiti nei pressi
della metro, ma ad Anagnina, a Ponte Mammolo e a
Piazza di Spagna si trovano ancora bellissime finte
borsette Prada a 15 euro, stecche Marlboro tre euro,
sigarette rumene due euro), più che i suk in mezzo alla
strada (a Porta Portese dei 3.500 banchetti che sbocciano
nel weekend quelli regolari in realtà sarebbero
solo 750), più che i varchi ztl che un po’ funzionano e
un po’ no (ma a Roma ci sono 62 mila permessi per
ogni 180 mila targhe) più che i vigili che multano ma
non risolvono, più del problema traffico, dell’emergenza
monnezza, dei tamburi notturni di Piazza Trilussa,
dei megafoni serali di Piazza Navona, delle voragini
nell’asfalto del quartiere africano (Roma, tra le 14 capitali
più importanti d’Europa, è quella che detiene il
più alto numero di morti sulle strade con una media
di 8,37 vittime ogni 1.000 abitanti), del traforo Giovanni
XXIII che 19 giorni su 30 o è chiuso o è bloccato, più
che la Roma un po’ caciarona, un po’ disordinata e un
po’ africana, tra le impeccabili feste del cinema, le
straordinarie esposizioni al Vittoriano, le imperdibili
fieste a Capannelle, le straordinarie anteprime all’Ara
Pacis, girando per il centro di Roma, parlando con
i rappresentanti delle associazioni che provano a tenere
sotto controllo la qualità della vita nel centro storico,
a Porta Portese, a Testaccio e a Flaminio si scopre
che tra i piccoli grandi problemi della Capitale,
tra i commercianti imbufaliti, i negozianti esauriti e i
romani un po’ inviperiti, la sicurezza e la semplice vivibilità
della Capitale (e non solo notturna) sono un
problema davvero forte. Perché da una parte c’è il comune
che presenta i dati sulla sicurezza (secondo il
prefetto, Roma è la città più sicura d’Europa, anche se
dal 2005 al 2006 ci sono state ben 30 mila denunce in
più), dall’altro ci sono i commercianti del centro che
raccolgono petizioni, artigiani che spiegano che così,
con tutte quelle bancarelle, “non possono più svolgere
le proprie attività normalmente” o magari – e la storia
è vera – semplici trasteverini che si ritrovano un
motorino con le ruote bucate, una moto con il bloccasterzo
spaccato, che si rivolgono a una volante, che dicono
scusate qui c’è gente che si droga, che si sentono
rispondere siamo in divisa non possiamo intervenire,
che poi vanno al commissariato, denunciano la droga,
lo spaccio, il piccolo sfascio di un quartiere e poi si
sentono rispondere, mi scusi, se siamo in servizio non
possiamo intervenire, e poi, mi scusi, dica la verità, lei
non ce l’ha con lo spaccio in generale, lei in realtà non
vuole risolvere il problema, lei c’è l’ha con lo spaccio
solo perché è di fronte casa sua.
Ecco, più che le favelas, più che i suk, più che i
mercatini, a Roma (e non solo in centro) ci sono davvero
tanti romani che ti spiegano come, più che le feste
del cinema, gradirebbero non dover considerare
la sicurezza né di destra né di sinistra e gradirebbero
davvero dormire – ogni tanto – senza tamburi dentro
il citofono di casa.
Claudio Cerasa
19/05/07

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