Sbatti la maestra in prima pagina. E se non lo fai, ti censurano
Claudio Cerasa del Foglio è autore di un istant book sull'inchiesta per pedofilia a Rignano Flaminio, "Ho visto l'uomo nero". E' un libro garantista. Ma il giudice ne ha vietato la diffusione perché violerebbe la privacy dei minori coinvolti nel caso.
Prendi tre maestre, una bidella, un addetto cingalese a una pompa di benzina e un autore televisivo. A dirla così sembra l’inizio di una barzelletta. E’ l’inizio, invece, di una grottesca tragedia, ambientata nell’ormai tristemente nota Rignano Flaminio. I sei, di cui ormai si sa tutto, sono stati arrestati il 24 aprile 2007 con l’accusa più infamante: violenza sessuale su minori. Pedofilia, reato odioso e insopportabile, ancor più se a perpetrarlo sono le persone a cui affidi i tuoi figli, all’asilo. Subito diventato “asilo degli orrori”. E i presunti colpevoli, “mostri”. Quasi da subito sono spariti condizionali, punti interrogativi, aggettivi dubitativi. Una tempesta mediatica si è abbattuta sugli indagati, gli organi di informazione (non tutti, ma troppi), l’immancabile Vespa in testa, hanno subito pronunciato sentenza, pena e scomunica. Pazienza se molte cose non quadrano e se tuttora- sia chiaro- la verità non è uscita fuori. Il tribunale del riesame di Roma il 10 maggio, ha fatto scarcerare cinque dei sei imputati, il recente responso dei RIS ha stabilito che alcuna traccia degli stessi è stata rinvenuta in luoghi, cose e case citate nelle testimonianze. Allo stesso tempo bambini, più o meno timidamente, continuano a raccontare di eventi orribili e giochi raccapriccianti. Il tutto è diventato una guerra: da una parte genitori preoccupati e organizzatissimi, che con assemblee e apparizioni pubbliche e persino un’associazione (l’Agerif, associazione genitori di Rignano Flaminio)hanno fatto sentire la loro voce, partecipato alle indagini e contribuito all’epurazione delle maestre. Il paesino è diviso, lacerato, ed è stato occupato da legioni di giornalisti in cerca di notizie. O forse solo scandali. In questo esercito c’è e c’era un giovane collaboratore del quotidiano “Il foglio”, Claudio Cerasa. Faccia da intellettuale, pignolo, giovane. Anche Giuliano Ferrara voleva occhi e orecchie a Rignano. Una collaborazione divenuta un libro: “Ho visto l’uomo nero- L’inchiesta sulla pedofilia a Rignano Flaminio fra dubbi, sospetti e caccia alle streghe”, edito da Castelvecchi. Editore irrequieto che tra alti e bassi ha pubblicato libri che altri neanche immaginano. “Nel rispetto dei rapporti civili- ci ha detto- abbiamo sempre cercato di illuminare gli aspetti inquietanti della nostra realtà”. Se state cercando il libro, fermatevi: non lo troverete. Perché Cerasa, come l’assonante Cederna di decenni fa, il suo libro l’ha visto censurato e sequestrato. Pardon, inibito. Non è possibile venderlo, né diffonderlo (persino gratuitamente). Un giudice civile del tribunale di Roma, Marta Ienzi, ha provveduto a bloccarne e impedirne la distribuzione accogliendo il ricorso di quattro famiglie di Rignano, “in quanto contenente dati che rendono agevole l’identificazione dei minori coinvolti con conseguente violazione del diritto alla riservatezza degli stessi”. Peccato che il gip di Cassino, Alessandrina Tudino, in sede penale, invocando l’art.21 della costituzione sulla libertà di stampa, avesse rigettato un ricorso preventivo in merito. E peccato che, come ricordano gli avvocati Marco Mastracci, legale della Castelvecchi editore, e l’agguerritissima avvocata del Cerasa, Giovanna Corrias Lucente, due dei quattro ricorrenti, abbiano partecipato a Porta a Porta, senza timore di mostrare le loro facce, con nome e cognome in sovraimpressione. “Io ho citato i soli nomi di battesimo dei genitori, salvo autorizzazione, e dei bambini c’è solo l’iniziale puntata- conferma Guido Cerasa, nella conferenza stampa di ieri-. E’ un doppio paradosso quello che mi sta accadendo: ho scritto questo libro per ribellarmi a quella caccia alle streghe acritica, per tutelare anche la privacy dei presunti colpevoli. E ora mi ritrovo a pagare per aver violato, dicono, quella delle presunte vittime. Mi chiedo, poi, soprattutto una cosa: se il libro non fosse stato garantista, sarebbe stato inibito?”. Quello che riesce meglio a Cerasa, da giornalista vecchio stampo, è fare domande. Il suo libro, nell’attacco della prima pagina ne fa una decina, e tutte dannatamente pertinenti. Non è il giornalista embedded che segue il gregge dei colpevolisti, né il bastian contrario innocentista. Con piglio garantista, con voglia di indagare e domandare, intervista, cerca, legge, scova e illumina un po’ di angoli bui, fino a settembre 2007. Un instant book, un reportage con talento investigativo pari a quello letterario. “Una democrazia di fatto e di diritto non può impedire al pubblico di farsi un’idea- riprende Castelvecchi-. Questo libro non insulta nessuno, mostra solo come nasce una caccia alle streghe, si indaga l’origine mediatica e antropologica di un mondo che per dirla alla Totò, è colpevolista e innocentista a prescindere e che porta persone in galera- non entro nel merito ma guardo i fatti- per prove per lo meno incoerenti. Ricordo che LeGoff un giorno disse di Woytila che era il Medio Evo unito alla tv. Ecco, quello che è successo a Rignano mi sembra una commistione molto simile”. Assordante è stato il silenzio degli organi d’informazione. Mentre scriviamo l’FNSI sta battendo un comunicato di solidarietà a Cerasa, che ha raccolto anche quella di Pierluigi Battista e del “suo” direttore Giuliano Ferrara. Difetto di informazione (la conferenza stampa è arrivata solo dopo il responso “innocentista” dei Ris) ma anche colpevole dimenticanza e negligenza. Accecati, magari, da censure altrettanto ingiuste ma più famose e urlate, trascuriamo colleghi che con lo stesso coraggio, ma meno mezzi, affrontano un sistema, mediatico e legale, distorto e perverso.
Boris Sollazzo
21/12/07
venerdì 21 dicembre 2007
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