giovedì 20 dicembre 2007

Il Foglio. "Veltroniani di lotta".La convinzione che ci si possa fidare di Berlusconi

Roma. Giù dal fortino del loft, i proiettili indirizzati al CaW cominciano a tornare indietro. Le prossime due settimane, per Walter Veltroni saranno molto importanti per provare a disarmare i due alleati non troppo allineati con la sua idea di Partito democratico: da un lato Prodi, dall’altro il correntone dei resistenti del Pd. Due giorni fa, nell’intervista-manifesto rilasciata al Foglio, W aveva spiegato di voler correre da solo alle elezioni; per farlo, il sindaco di Roma – che anche ieri ha detto di essere affascinato dal sistema elettorale francese – è disposto a innescare contro i chiassosi piccoli partiti anche la miccia del referendum: vale a dire la stessa arma con cui, fino a pochi giorni fa, il “garante della coalizione”, Prodi, aveva promesso di difendere proprio i piccoli partiti dell’Unione; che ora si ritrovano puntato contro lo stesso mirino già calibrato sulle stanze del Pd. Ma per rilanciare l’idea forte di partito liquido, senza tessere, senza congresso e a vocazione maggioritaria, W sa bene che in questo momento disarmare Prodi aiuta, ma non basta. Anche se ieri i democratici veltroniani erano un po’ “incazzati” per come Palazzo Chigi aveva scaricato la colpa del disastro del decreto sicurezza sul Pd (“ma se al governo non conoscono la grammatica, noi che ci possiamo fare?”, si chiedevano al loft), più che preoccuparsi per il governo o per il dialogo con il Cav., è alla dimensione politica del suo fisic du rôle che W sta lavorando. C’è qualcuno, infatti, a cui non convince la definizione di “leadership calda” che Veltroni ha dato di se stesso. E’ anche per questo che, in quello che il democrat Peppino Caldarola definisce la “corrente dei resistenti”, sono in tanti a utilizzare per W la stessa definzione che in privato diede di Veltroni il ministro Giuseppe Fioroni: “Noi abbiamo aperto un cantiere e ora abbiamo individuato Walter come progettista e realizzatore di quest’opera”. Del CaW, Fioroni non si fida troppo. Ai veltroniani, invece, l’asse a vocazione maggioritaria piace sempre di più. Soprattutto ora che W vuole correre da solo. Ago e filo del CaW sono naturalmente nelle mani di Goffredo Bettini e di Gianni Letta (che durante le vacanze natalizie hanno già in calendario una serie di appuntamenti telefonici). Ma come ripeterà nei prossimi giorni il responsabile della comunicazione del Pd, Marco Follini, nel Partito democratico il problema oggi per W è simile a quello che il Cav. aveva nel governo: e una parola molto usata al loft è questa: “regicidio”. Spiega al Foglio l’ex sindaco di Bologna e membro del Pd Walter Vitali, ieri a colloquio per un’ora con Veltroni e Bettini: “Io sono d’accordo con il correre da soli. E personalmente mi fido molto di Berlusconi, perché i suoi interessi, in questo momento, coincidono con i nostri. Soltanto che nel Pd qualcuno dovrebbe capire che c’è in gioco qualcosa di più che i personalismi del gruppo dirigente”. A chi si riferisce Vitali ce lo spiega Peppino Caldarola. “E’ innegabile: c’è un correntone di democratici che resistono e che oggi non sono pienamente in sintonia con la leadership del Pd. Mi vengono in mente D’Alema, Brutti, Turco, Cuperlo, Bindi, Monaco, Parisi e naturalmente Prodi; che in nome di una religione del maggioritario o in nome del famoso ‘primato della sinistra’ sono determinati più di altri a resistere. Ma se volete capire qualcosa di più sui futuri equilibri del Pd attenzione a ciò che succederà sabato prossimo”; giorno in cui al loft si riunirà la commissione statuto. “Credo sia fisiologico che ci siano litigi forti all’interno del Pd, anche tra Veltroni e D’Alema – aggiunge Vitali – Anche se io penso sia fondamentale marciare tutti insieme senza perdere di vista l’obiettivo della legge elettorale”. Ieri però, nello stesso giorno in cui il Quirinale ha bocciato il ddl sicurezza su cui il Pd molto si è speso, l’idea di una spartizione di Alitalia tra Air France e Air One, anticipata da W al Foglio, ha trovato un primo inaspettato riscontro nelle valutazioni di mercato. E se oggi Prodi parlerà di aerei con Sarkozy (ma lui nega), sarà costretto ancora una volta a leggere sulla propria agenda la grafia sempre più minacciosa di Walter Veltroni.

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