martedì 11 dicembre 2007

Il Foglio. "Fioroni ci spiega che il loft di W lo preoccupa più del governo"

Il ministro dell’Istruzione vuole il modello tedesco. Oggi ne parla con Pisanu. Il Pd ora non gli piace molto, del CaW si fida così così

Roma. Più che per l’esecutivo di Romano Prodi, il ministro Giuseppe Fioroni comincia a essere un po’ preoccupato per il loft di Walter Veltroni. I motivi sono tre e sono questi: il partito dei moderati di cui il ministro dell’Istruzione ha parlato a lungo quest’estate ancora non lo si vede, la legge elettorale rischia di fare una brutta fine e nell’asse che unisce Veltroni e il Cav. Fioroni vede un grande ostacolo di nome referendum. Il ministro spiega al Foglio perché: “A Berlusconi potrebbe fare comodo arrivarci, al referendum. Per quanto riguarda Veltroni, a livello personale non lo so, ma come segretario del Pd sa bene che il referendum è ritenuto dalla stragrande maggioranza dei democratici di questo paese un grave vulnus alla democrazia e alla libertà, visto che con quel sistema elettorale daremmo l’opportunità di non scegliere più né l’eletto né il partito, ma solo l’uomo della provvidenza”. Il modello elettorale che Fioroni ha in mente è lo stesso di cui parlerà oggi pomeriggio insieme con Giuseppe Pisanu, Marco Follini, Clemente Mastella e Mario Baccini nel corso del convegno “Quali partiti, quale legge elettorale” organizzato dalla Fondazione Formiche. “Io penso a un modello tedesco con sbarramento al 5 per cento e con sfiducia costruttiva. Resto convinto però che non si possa parlare di legge elettorale senza riforme istituzionali e regolamenti parlamentari, anche se credo sia importante ricordare che il paese ha una necessità di aggregare per convinzione e non per costrizione: i partiti non si costruiscono con la legge elettorale. Ma attenzione: dobbiamo stare molto attenti a non parlarne troppo di riforma elettorale, perché ho la sensazione che un modello al giorno finisca davvero per levarci la riforma di torno”. Fioroni dice che “Veltroni ha fatto bene ad aprire il dialogo con Berlusconi”, teme, riferendosi al Cav., che “chi ci ha fatto fermare alla crostata questa volta potrebbe farci fermare all’aperitivo” e, tornando al voto al Senato di giovedì scorso, da un lato dice di condividere le critiche fatte da Paola Binetti al ddl sulla sicurezza ma dall’altro ricorda che lui quel decreto e quella fiducia li avrebbe comunque votati. Ma c’è un punto su cui Fioroni vorrebbe far riflettere. Questo: “Voglio essere chiaro. Può l’appartenenza a un partito generare per iscrizione la concezione che ognuno di noi ha della vita e della morte? Vorrei ricordare che l’ultima volta che qualcuno lo ha fatto e che qualcuno ha introdotto il pensiero unico è stato un partito di cui nessuno di noi sente la mancanza”.
Il ministro ammette che nella maggioranza “c’è una situazione complessa e complicata e che ci sono i sintomi di una sofferenza”, spiega quali sono le sue paure nel futuro del partito (“per me un partito che invade tutto che si occupa di calcio, di banche, di economia, di finanza, di società civile, non può esistere”) e dice di non sentirsi affatto in minoranza dentro il Pd (“i cattolici democratici hanno le carte in regola per concorrere alla guida complessiva di questo partito”). Poi però conclude il suo ragionamento così. E più che un consiglio questa volta sembra un avvertimento: “Ecco, mi chiedo come si faccia a pensare che se questo governo cada non si vada immediatamente al voto. Mentre per quanto riguarda il Pd nel momento in cui il loft dovesse diventare una stanza vuota e spoglia, dove l’unica bussola che ciascuno di noi ha sono i desideri individuali, lì si tratterebbe di costruire qualcosa di diverso da quello che abbiamo in mente. Si tratterebbe di un partito radicale di massa. E a questo io francamente non sono proprio interessato”.
Claudio Cerasa
11/12/07

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