venerdì 21 dicembre 2007

Ho Visto l'Uomo Nero su ePolis

La strenna di Natale dell’editore Castelvecchi è un libro introvabile, o quasi. Non lo ha stabilito il popolo dei lettori, ma il tribunale civile di Roma con una recente sentenza, inibendone la distribuzione e la ulteriore diffusione per violazione dei diritti della privacy dei minori citati (con accortezza a quanto pare insufficiente) nel reportage di Claudio Cerasa sui casi di presunta pedofilia alle porte di Roma.
Ho visto l’uomo nero, il libro del giovane redattore de Il Foglio che ha seguito per il quotidiano le vicende del caso e i suoi sviluppi mediatici è stato pubblicato a ridosso del 18 settembre, giorno in cui la Cassazione confermava la scarcerazione degli indagati per i presunti abusi sugli alunni dell'asilo di Rignano Flaminio. La sentenza recita così: "Allo stato delle investigazioni se vi sono state violenze, ipotesi non scartata dal Tribunale del riesame, esse sono state perpetrate con modalità differenti da quelle riferite nelle denunce".
L’inchiesta sulla vicenda giudiziaria “tra dubbi sospetti e caccia alle streghe”, come riporta il sottotitolo, ha avuto ovunque ottime recensioni Cerasa ha raccolto molte lodi per un’inchiesta giornalistica rigorosa e paziente, diario di un cronista che ha ricostruito le fasi dell’inchiesta mentre il caso andava creando mediaticamente una caccia alle streghe ingestibile.
Nel libro vengono passati al vaglio avvocati, genitori, riscontri giudiziari, testimonianze, perizie, interrogatori, comitati di difesa, assistenti sociali, talk show, tra le complessità istruttorie, i tanti paradossi dei resoconti e il filo rosso della sparizione dal lessico comune della parola presunto.
A ottobre però un’agenzia batte la denuncia di alcuni genitori nei riguardi del libro. Poche settimane dopo il 22 ottobre il Gip di Cassino rigetta la richiesta di sequestro preventivo presentata da quattro famiglie di Rignano, che sostengono che il testo avrebbe agevolato l’identificazione dei minori coinvolti nelle vicenda.
I legali di Cerasa e Castelvecchi fanno in tempo a segnalare alla stampa la notizia, ma la copia della certificazione della sentenza, come si è appreso ieri nella conferenza stampa indetta da Castelvecchi, non viene notificata per tempo al tribunale di Roma, chiamato in causa nel frattempo sempre dalle stesse famiglie. In assenza del documento di Cassino – che tirava in ballo l’articolo 21 della costituzione - il tribunale accetta il ricorso. Una questione di tempi, dunque, poteva evitare l’inibizione di un libro che paradossalmente proprio sulla difesa della privacy è stato minuziosamente costruito da Claudio Cerasa. E che volente o nolente, sta ricevendo una pubblicità inconsapevole ma notevolissima, in un periodo dell’anno in cui si sarebbe stato meglio pensare unicamente al Natale.
Stefano Ciavatta
21/12/07

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