Roma Nel futuro del futuro Partito democratico oltre ai pur sempre giovanissimi Walter Veltroni (51 anni), Francesco Rutelli (52 anni), Piero Fassino (57 anni), Dario Franceschini (49 anni), Massimo D’Alema (quasi 58 anni) e Enrico Letta (40 anni), ci sono alcuni giovani – incredibilmente ancor più giovani della giovanissima classe dirigente dell’Ulivo – che hanno iniziato una silenziosa battaglia per evitare che il grande salto generazionale del Pd non arrivi tra una decina di altri grandi salti generazionali. E questo succede soprattutto nella Margherita, dove allo scontro tra franceschiniani e rutelliani si va ad aggiungere una crescita costante della componente Enricolettiana. Quindi: da una parte si trovano i giovani vicini al capogruppo della Camera, quelli che – per il futuro Partito democratico – parlano di un accordo segreto tra Franceschini e D’Alema (“con D’Alema presidente del Pd e Franceschini segretario”, ammettono alcuni franceschiniani), quelli che ricordano che da quando è partito il conto alla rovescia per il Pd, le riunioni “sono diventate delle sedute spiritiche di gruppo dove l’unico scopo è quello di far capire chi è il più democristiano tra tutti i democristiani”; dall’altra, invece, ci sono i rutelliani (affettuosamente chiamati dai franceschiniani Cicoria Boys, che ricambiano chiamandoli Franceschielli) che fanno notare come il giovane Franceschini abbia in realtà solo tre anni in meno del vecchio Rutelli, gli stessi che sugli ultimi tre mesi di Margherita dicono: “Abbiamo fatto un fiore e c’abbiamo cagato sopra” e gli stessi convinti che la vera battaglia tra i Dl si sia in realtà sviluppata nell’ultimo anno attorno a due problemi chiave: le presenze televisive di Antonello Soro (i franceschiniani lo vorrebbero di più in televisione, i rutelliani ringraziano il cielo che in televisione non ci vada mai) e la gestione finanziaria del tesoriere Luigi Lusi (raccontano che gli ex Ppi si siano lamentati in maniera piuttosto decisa sia per il modo in cui il tesoriere della Margherita ha gestito la distribuzione dei telefonini aziendali e sia per la flessibilità relativa ai rimborsi spese “tutta a vantaggio dei rutelliani”).
Fatto un fiore, ci abbiamo c… sopra
La situazione, a pochi giorni dal congresso di Cinecittà, è questa. I nomi più importanti che certamente avranno un peso nel futuro del futuro Partito democratico sono Gianluca Lioni (vicepresidente vicario dei giovani, in quota Franceschini), Luigi Madeo (segretario organizzativo dei giovani della Margherita, in quota Marini), Luciano Nobili (coordinatore dell’esecutivo, in quota Rutelli, che viene maliziosamente ricordato da qualcuno per essere stato l’autore di uno dei più apprezzati reclutamenti rosa, dato che due anni fa fu lui che portò alla Margherita un volto pesante come Flavia Vento) e infine Pina Picierno (venticinque anni, in quota Ciriaco De Mita e numero uno dei giovani Dl). Ma le cose in realtà non sono così semplici come potrebbero sembrare, specie dopo l’uragano scatenato tre giorni prima della manifestazione sui Dico di piazza Farnese, poco più di un mese fa. E’ il dieci marzo, Pina Picierno (eletta due anni fa in un congresso finito con un “buffoni, buffoni”), non ha resistito al fascino delle agenzie, ha aperto il computer e poche ore prima della manifestazione ha scritto: “Io ci sarò”, dove quell’“Io” si concedeva a una duplice interpretazione: “Io, Pina, vado a piazza Farnese”, e poi “Io, presidente dei giovani della Margherita, vado alla manifestazione”. Ovviamente la prima interpretazione non ha avuto alcun risalto e quando le agenzie hanno riportato che “i giovani della Margherita dicono sì alla manifestazione sui Dico”, gli altri giovani della Margherita non hanno gradito affatto; e da quel giorno, tra i piccoli Dl, è iniziato il rompete le righe. Con i giovani franceschiniani molto attivi nel sostenere il lavoro di Nicodemo Oliviero e Antonello Giacomelli, cioè i due uomini che a Cinecittà, dovranno reclutare il maggior numero di delegati per gli ex Ppi; con i lettiani sempre più in crescita all’interno dell’associazione Ideura (tra di loro, il giovane più conosciuto è Carmine Pacente 28 anni, responsabile alle politiche comunitarie della Margherita) e con i giovani rutelliani che se da un lato iniziano a sentirsi sempre più a rischio veltronizzazione (in tanti si sono preoccupati per le parole del giovane sindaco di Roma, Walter Veltroni, che dopo l’elezione di Riccardo Milana a coordinatore romano della Margherita ha detto: “Abbiamo molti obiettivi da raggiungere, soprattutto insieme”), dall’altro, i piccoli rutelliani non ne possono più di sentirsi recitare a memoria il Corrado Guzzanti che cinque anni fa imitava l’attuale vicepremier romano (quello che diceva “So’ arrabbiato, so’ molto arrabbiato. So’ amareggiato, so’ molto amareggiato. Perché siamo tutti sulla stessa barca, mannaggia oh, o qui remiamo tutti insieme o qui si affonda, perché se ci mettiamo a remare tutti attorno se va a fondo come un sercio, basta remà contro” e che poi concludeva lo sketch dicendo “Berlusconi ricordati degli amici”). Anche se poi, più che in Corrado Guzzanti, sono molti i rutelliani che per riassumere lo stato d’animo con cui si avvicinano all’ultimo congresso della Margherita, concordano con le parole di Matteo Renzi, rutelliano assai quotato, trentadue anni, presidente della provincia di Firenze: “Tutto avrei immaginato – dice al Foglio Renzi, con ironia – tranne che la soluzione per il nuovo Partito democratico, per uno della Margherita e dopo sette anni di Ulivo, fosse arrivare a trovarsi di fronte a una grande scelta di questo tipo: o diventiamo tutti dalemiani oppure tutti veltroniani”. “A saperlo prima – aggiunge un anonimo rutelliano che condivide le preoccupazioni di Renzi – ci saremmo iscritti direttamente ai Ds”.
Claudio Cerasa
18/04/07
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