mercoledì 23 luglio 2008

Il Foglio. "Rutelli cerca casa"

Roma. Ancora oggi non sono in pochi a sostenere che Francesco Rutelli sia ormai disposto a sacrificare la sua militanza nel Partito democratico per dare vita a una grande forza di centro con l’Udc di Pier Ferdinando Casini. Qualcuno dice che questo possa accadere prima delle elezioni europee. Qualcun altro sostiene che possa succedere non prima delle prossime legislative italiane. Nelle ultime ore, però, è successo qualcosa di diverso: le voci che hanno accompagnato ogni ipotesi di scissione sembrano essere meno probabili di quello che potrebbero apparire e il risultato è che il nuovo conio che Rutelli aveva teorizzato giusto un anno fa da ieri pomeriggio ha un volto un po’ più definito. Un volto che per il momento non prevede fratture con il Pd e che l’ex vicepremier del governo Prodi ha provato a descrivere nel corso di un convegno organizzato al piano terra di Montecitorio.
Rutelli – di fronte al presidente e al segretario dell’Udc, Rocco Buttiglione e Lorenzo Cesa, e all’onorevole Roberto Rao, già portavoce di Casini – ha parlato da “fondatore del Partito democratico” (sono parole sue), ha lanciato qualche messaggio al segretario del Pd e ha cercato di ragionare sul senso che il voto cattolico ha avuto nel corso delle ultime elezioni. Non è la prima volta che nel Pd si riflette sul peso effettivo che quell’elettorato ha avuto lo scorso 14 aprile. Ma le parole che Rutelli ha usato ieri pomeriggio sono significative per un paio di motivi. Non solo per quanto riguarda le future alleanze del Partito democratico: su quell’argomento – ovvero sul tentativo di spostare il baricentro del Pd verso posizioni di centro – Rutelli ha un copyright che risale al luglio dell’anno scorso. Fu lui il primo a parlarne e ne continuerà a parlare anche sabato prossimo in un seminario a Todi con Pier Ferdinando Casini e Ferdinando Adornato. C’è dell’altro nell’iniziativa rutelliana. Perché l’ex sindaco di Roma, presentando ieri una serie di sondaggi utili a comprendere i flussi del voto cattolico nel Pd, non ci ha messo molto a spiegare perché il Partito democratico non è riuscito a sedurre in modo sufficiente l’elettorato cattolico. Il Pd sarebbe riuscito ad attrarre un 28 per cento di credenti (la metà di quelli messi insieme dall’Ulivo due anni fa, il 2 in più rispetto ai dati Pd nel 2007) mentre il Pdl il 36 per cento. Ma, come spiega a fine giornata un dirigente del Pd, dietro le ultime iniziative di Francesco Rutelli c’è qualcosa di più.

(segue dalla prima pagina) Nel corso del convegno di ieri pomeriggio ci sono stati due passaggi molto significativi. Nel primo, Rutelli ha fatto un esplicito riferimento al proprio tentativo di ricerca di una “casa” per i cattolici, e l’ha messa così: “Ora bisogna far sì che vengano posti nelle condizioni di sentirsi a casa loro nel partito”. Nel secondo passaggio è stato Luigi Bobba, deputato del Pd, a spiegare che oggi – anche per quanto riguarda il mondo dei cattolici – è la stessa sopravvivenza della vocazione maggioritaria a essere messa in discussione. “Un partito a vocazione maggioritaria e nazionale deve mirare a vincere anche in quella fetta di elettorato”. Ma ieri Rutelli – che per settembre avrebbe pronto un manifesto sulla laicità – ha lanciato un messaggio sia a Veltroni sia ai cattolici che più degli altri hanno appoggiato la leadership di W. I cosiddetti Walter Pop. Il veltroniano Giorgio Tonini ha provato a prevenire ogni polemica e ha detto che “non si può non condividere l’invito di Rutelli”. Ma come spiega un dirigente del partito le cose sono un po’ più complesse. “Rutelli – dicono dal Pd – sta facendo un’operazione semplice. Sta cercando di occupare la casellina più a destra del Partito democratico. Sta cercando di spiegare che il vero garante dei cattolici nel Pd è lui, non qualcun altro. Sta cercando, inoltre, di dimostrare che se il Pd ha ottenuto così pochi voti cattolici alle ultime elezioni la colpa va data a coloro che finora hanno preteso di rappresentare i credenti nel partito. In altre parole, Rutelli ha messo formalmente sotto accusa i popolari di Dario Franceschini e di Giuseppe Fioroni”.
Claudio Cerasa
23/7/08

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