Il giorno dopo le parole di Dario Franceschini al Foglio e il giorno dopo l’apertura al modello tedesco (versione bozza Bianco) del vicesegretario del Partito democratico, Salvatore Vassallo ci spiega perché la possibile adesione al modello tedesco (modello sponsorizzato da Massimo D’Alema) rappresenterebbe per il Pd “la fine della vocazione maggioritaria”. Ovvero uno dei concetti chiave della nuova stagione di Walter Veltroni. Vassallo, che è consulente per il governo ombra per gli affari costituzionali, riflette sulla pericolosità per un partito come il Pd di dire sì a un modello tedesco puro, che dia dunque spazio a un sistema che preve la coesistenza di almeno quattro partiti tutti di un certo peso. Uno di centro, uno di sinistra, uno di centrodestra e uno di centrosinistra. Questo perché ancora oggi – secondo il costituzionalista del Pd e secondo gran parte dei dirigenti più sensibili al pensiero del segretario Walter Veltroni – il sistema elettorale migliore resta comunque quello spagnolo. Mentre quello ideale è quello a doppio turno francese. “Negli ultimi giorni – dice Vassallo – si è tornati con una certa insistenza a ridiscutere di modelli elettorali. Bene, anche alla luce dell’interessante incontro di lunedì scorso con molte fondazioni, non solo del Pd, oggi possiamo essere in grado di fare un riepilogo piuttosto chiaro. Partiamo da qui. E’ evidente che oggi il principale sostenitore del sistema tedesco è l’Udc di Casini, dato che – al di là di ogni valutazione – quel sistema riconsegnerebbe a quel partito una centralità che il maggioritario, tanto più nella versione 2008, gli ha considerevolmente sottratto. Forse potrebbero essere interessati gli esponenti della Sinistra L’arcobaleno, qualora ritenessero di superare la soglia prevista dal modello; Antonio Di Pietro – che sta coltivando una nicchia elettorale dal suo punto di vista promettente e che lunedì scorso ha detto di essere sempre stato bipolarista, però chissà; infine la Lega nord, che ha fatto intendere che l’oggetto di sistema elettorale non è cosa che si ritrovi nell’agenda dei prossimi mesi. Negli ultimi giorni – continua Vassallo – è stato confermato che, per varie ragioni, esistono componenti del Partito democratico che ancora oggi sponsorizzano il sistema tedesco. Per capirci, quelle che preferiscono la composizione delle maggioranze in Parlamento piuttosto che la dinamica bipolare. Il fatto – sostiene Vassallo – è che ora abbiamo preso atto non solo che il principale partito di centrodestra rimane in una posizione contraria, ma che anche la leadership del Partito democratico ribadisce la preferenza per il doppio turno francese, senza escludere pregiudizialmente altre soluzioni. Dall’altro lato, però, la percezione è che il centrodestra stia pensando di disattivare il prossimo referendum, puntando al non raggiungimento del quorum”.
Dal CaW al ritorno dell’Unione
Vassalo, che a novembre fu autore della proposta di riforma elettorale sulla quale il CaW (Cav. + W.) aveva trovato un’intesa poco prima che il governo Prodi collassasse, oggi crede che “le cose dette in questi giorni siano difficili da interpretare, perché non si capisce se ci siano segnali minacciosi, gesti di cortesia o effettive prese di posizioni sul merito”. “Personalmente – dice il costituzionalista del Pd – continuo a pensare che nessuno abbia risposto a una domanda banale banale circa il sistema tedesco. E cioè: come si forma il governo in Italia quando per caso dovesse essere usato un sistema come quello? Va ricordato che il sistema tedesco deprime il potenziale elettorale dei partiti più grandi, apre spazi più larghi ai partiti intermedi, non avvantaggia il partito o la coalizione che ha la maggioranza relativa dei voti e consegna un Parlamento nel quale il centrosinistra per governare dovrebbe mettere insieme questo: un Pd più piccolo di quello attuale, la Sinistra arcobaleno, l’Italia dei Valori e l’Udc. Dunque, qualcosa in più che la stessa idea di Unione. Certo – prosegue Vassallo – fino a che il dibattito sul sistema elettorale viene condotto a scopi segnaletici – dire che sono per il sistema tedesco vuol dire che sono amico dell’Udc o della Sinistra – banali quesiti come questo possono essere elusi. Ma quando si dovrà discutere del merito, il problema ritornerà”. Poi Vassallo risponde all’apertura al sistema tedesco di Dario Franceschini, che ieri sul Foglio aveva detto che “ripartire da un modello tedesco corretto, come era la bozza Bianco, è un’ipotesi percorribile”. “Anche l’evocazione della bozza Bianco è un argomento segnaletico – dice Vassallo – Se ci si riferisce all’ultima bozza Bianco si sta parlando di un sistema puramente proporzionale e dunque identico al tedesco. Per quanto riguarda la maggioranza, invece, il centrodestra credo proprio sia pronto a ricompattarsi su un modello molto simile all’attuale. A meno che il Pdl non trovi il coraggio di fare una scelta virtuosa. Perché, a rigor di logica, oggi vi è una necessità per il nostro sistema elettorale di passare dal premio di maggioranza esplicito a un sistema con elementi maggioritari ‘impliciti’, come capita nel sistema spagnolo”. Sistema che per molti mesi è stato uno degli assi su cui poggiava il dialogo tra il segretario Walter Veltroni e Silvio Berlusconi. Vassallo entra nel merito. “A questo proposito credo sia importante, per forze politiche come il Pd, un modello che valorizzi il ruolo dei maggiori partiti, che salvi il bipolarismo e che lasci al tempo stesso un maggior margine di flessibilità alle coalizioni. Per questo, per le ragioni che ho appena detto, continuo a pensare che il sistema tedesco rappresenti inevitabilmente la fine della vocazione maggioritaria”.
Claudio Cerasa
18/07/08
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