mercoledì 30 aprile 2008

Il Foglio. "L’agenda Panebianco punta ancora sul CaW"

Roma. Qualche giorno fa, Massimo D’Alema l’aveva preventivamente definita come la nuova marea nera del centrodestra; e ora che l’onda lunga del successo ottenuto da Silvio Berlusconi ha travolto anche gli ultimi bastioni forti del Partito democratico, la sensazione che il dialogo tra premier in pectore e nuovo speaker dell’opposizione venga lentamente affogato dall’ebbrezza elettorale sembra esserci davvero. Per ragioni diverse, gli ingranaggi che avrebbero dovuto far scoppiettare presto il nuovo motore del CaW si sono un po’ allentati: Goffredo Bettini (con il suo modello Roma e con Veltroni) è uscito malconcio dalle elezioni più importanti (Campidoglio e Palazzo Chigi); e l’altra metà del CaW, Gianni Letta, tra un’intervista, un retroscena e qualche battutina maliziosa lasciata cadere qua e là, rischia di non avere più le stesse chiavi diplomatiche che aveva un tempo. Dunque tutto finito e dunque addio dialogo, addio CaW e addio nuove rivoluzionarie stagioni costituenti? No, probabilmente. Angelo Panebianco – politologo, editorialista del Corriere della Sera – dice al Foglio che, invece, il dialogo tra Veltroni e Berlusconi sarà uno dei temi di cui la prossima legislatura non potrà prescindere. Il CaW, secondo Panebianco, respira sì con un po’ di affanno ma potrebbe essere più vivo che mai. “A mio avviso, l’intuizione che aveva avuto Berlusconi del ‘non posso governare contro tutti perché sennò mi ritrovo nella situazione del 2001’ vale anche adesso. Certo, alcune delle condizioni del dialogo oggi sembrano essere venute meno: l’indebolimento di Veltroni è molto forte, ci sarà un grosso controllo sulla sua azione da parte del suo partito e il tentativo di spingere il Pd a riaprire verso la sinistra è un ostacolo di una certa importanza. Dall’altra parte, la sensazione rovinosa che il centrodestra sia convinto che la sua forza sia tale da non avere più bisogno del dialogo potrebbe esserci e sarebbe un errore clamoroso. Il centrodestra ha bisogno di costruire un rapporto con il sindacato e l’idea che sia possibile farlo da soli è sbagliata. Detto questo, io non credo che Berlusconi si sia rimangiato le parole che aveva detto qualche tempo fa”. Pronto al dialogo sulle riforme, aveva detto il CaW. “E’ vero, è possibile che nella sua maggioranza l’ubriacatura da risultato elettorale ci sia; ma i segnali che ha dato finora – anche con una sua campagna molto centrista – sono stati contrari. Va detto che non c’è oggi possibilità di discutere con l’opposizione senza che ci sia un Tremonti catalizzatore del dialogo; ma a prescindere dagli intermediari, in qualunque rapporto di questo tipo al centro del tavolo ci dovranno essere Berlusconi e Veltroni”.
Ieri mattina, il segretario del Pd ha già dato un piccolo strattone al mantello impolverato del CaW (“Finora – ha detto W. – non c’è stato nessun dialogo da centrodestra”). E prendendo spunto dalla prime ore di nuova legislatura, Panebianco dice che il leader del Pd è ancora il ponte di dialogo giusto per Berlusconi. Così, se Francesco Giavazzi aveva declinato una sua agenda economica, anche Panebianco oggi ne ha una sua. L’agenda CaW. “Proprio perché Berlusconi è forte dovrebbe interessarsi a non umiliare l’opposizione e a cercare ogni elemento di dialogo. Berlusconi ha sempre avuto una grande potenza elettorale e una forte debolezza istituzionale; e passati i cento giorni di luna di miele arriverà la dura opposizione organizzata della società. Dunque, senza Veltroni, Berlusconi avrà difficoltà a riformare politica estera e giustizia; a riscrivere la legge elettorale, a dialogare sul welfare, a rivoluzionare la pubblica amministrazione e a prevenire l’onda d’urto delle corporazioni che verranno colpite dal governo e a capo delle quali ci sarà presto l’opposizione”. Ma, secondo Panebianco, il filo del dialogo non si spezza solo se nel Pd rimane Veltroni. “Dal clima costituente, Veltroni potrebbe avere la possibilità di ridisegnare le regole del gioco, mantenendo l’immagine di forza moderata che ha costruito con la sua buona campagna elettorale e candidarsi per la volta successiva a fare quello che non è riuscito a fare questa volta, sfondare al centro. Il Pd non ci guadagnerà nulla delegittimando il segretario; e per questo, se i due leader non riusciranno a dialogare ci perderà la sinistra, perché quella di questo Pd è l’unica linea plausibile nel lungo periodo; ma ci perderà anche Berlusconi, perché non avrà più una sponda con cui fare le cose che si devono fare nel nostro paese”. Si potrebbe cominciare dalla sicurezza, conclude Panebianco; e visti i segnali arrivati ieri e viste le proposte di dialogo arrivate da sinistra dal veltroniano Achille Serra (ex prefetto di Roma e deputato di Forza Italia nella tredicesima legislatura) chissà non sia proprio questa la strada giusta da cui partire.
Claudio Cerasa
30/04/08

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