venerdì 30 novembre 2007

Il Foglio. "Nuovi Compagni di scuola"

Occhio a quello che sta succedendo tra gli studenti. Dopo le ultime elezioni, tra università e superiori c’è qualcosa che si muove, che non è di sinistra e che potrebbe mettere in imbarazzo pure il loft di W. Ecco perché

Roma. Walter Veltroni e Silvio Berlusconi dovrebbero dare una sbirciatina a quello che sta succedendo nelle scuole e nelle università italiane, visto che tra quei ragazzi di quattordici, di sedici, di diciotto e di vent’anni – che fino a ieri avevano messo in allarme sindaci e ministri per lo più in quota studenti che si picchiano nudi, al telefono e in diretta su YouTube – si trovano un paio di numeri che meriterebbero un po’ di attenzione, almeno quanto le asticelle che si abbassano e poi si rialzano dei sistemi elettorali. La notizia è che tra i seggi delle scuole italiane la sinistra non è mai stata in difficoltà come in questi giorni. Soprattutto in alcune sue città chiave. Ieri pomeriggio, nelle sedi dei movimenti giovanili di destra, di centro e di sinistra, sono arrivati i primi dati delle elezioni studentesche delle scuole superiori. Dati che fotografano, in piccolo, uno scenario che negli ultimi mesi potrebbe essersi nascosto dietro le tendine di quella camera oscura pronta a mettere a fuoco da un giorno all’altro il vero volto della maggioranza di governo. Parlare di trionfo o di sconfitta è sempre un po’ azzardato per realtà studentesche che da circa vent’anni hanno nel proprio codice genetico una rappresentanza complessiva mai legata davvero né a partiti di destra né di sinistra. Un dato però è molto chiaro: la gauche fa molti passi indietro, la destra fa molti passi avanti; e al contrario di quanto scritto dall’intellettuale francese Eric Brunet nel saggio “Il tabù della destra”, nelle scuole italiane la droit oggi vince dove non aveva mai vinto prima e oggi si conferma dove prima non si era mai confermata. Con alcuni risultati clamorosi, soprattutto per il modo in cui gli studenti di tutt’Italia hanno disegnato il nuovo quadro politico: oggi nelle Consulte provinciali (gli organi studenteschi più importanti degli istituti superiori) e ieri negli organi di rappresentanza universitaria. Si vince così tra gli studenti: si vince senza tessere plastificate, senza cerimonie congressuali e senza liturgia di memoria botanica; si vince con gli occhi di Chuck Norris (è successo a Milano, al liceo Berchet, dove una lista legata a Cl ha scelto di fare campagna con il volto severo dell’attore di “Walker Texas Ranger”), ma si vince soprattutto senza fascio, senza falce, senza martello, senza sigari del Che e con un bipolarismo con pochi pugni alzati e con poche braccia tese. Perché tra le province italiane che hanno votato negli ultimi giorni per eleggere gli organi di governo studenteschi, la destra ha in pugno un numero di presidenze notevolmente superiore a quello della sinistra: 27 ufficiali, di cui 23 riconducibili ad As, l’Azione studentesca legata ad An. Dall’altra parte, l’Uds (Unione degli studenti di sinistra) mentre ieri pomeriggio contava i suoi 14 presidenti, non può far altro che certificare quello che fino a qualche anno fa era impensabile per il movimento di An: sicuro oggi del suo 81 per cento di voti a Firenze, delle tre province su cinque in Campania, della vittoria a Palermo, a Perugia, a Torino (storico fortino della sinistra studentesca) e anche a Roma: dove la destra non vinceva da quasi dieci anni (anche se nella capitale la sinistra denuncia “violazioni del regolamento” e la destra risponde sostenendo che il voto sia stato ratificato dall’ufficio scolastico).
E il trend, vale per le scuole oggi e per le università ieri; perché anche qui il quadro è piuttosto chiaro: e dopo il boom di Cl lo scorso maggio al Politecnico di Milano (dove con gli schieramenti di destra prese 3.183 voti, mentre la sinistra 780), il massimo organo di rappresentanza universitaria (Cnsu) ha dato una spallata alla vecchia maggioranza: occupando 18 dei 30 seggi del consiglio e facendone perdere tre alla sinistra. E non può dunque sorprendere che nel meccanismo di ricomposizione politica studentesca, anche i sedicenni a cui Veltroni puntava in tempo di primarie (e che negli anni Novanta venivano invitati da Santoro a parlare di revolución studentesca) vogliono ora far rimbombare l’allarme dell’incazzatura di sinistra anche nelle stanze del loft. Per questo minacciano W più o meno così: “Il Pd nelle scuole non ci entrerà mai”.
Claudio Cerasa
30/11/07

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