giovedì 1 marzo 2007

Il Foglio. "Il fattore M".

Prendiamo ad esempio il Big Mac, quello con il formaggio giallo che scende giù, il panino dorato, il sesamo sul cappellino, la lattuga, l’hamburger, il cetriolo verde, sei gocce di ketchup, quello che in Spagna non si dovrebbe mangiare perché troppo big e perché troppo fat e quello che in Inghilterra, ora – secondo il principe Carlo – dovrebbe essere vietato, messo al bando e proibito, insieme a tutti quei fast food con una “M” gialla su fondo rosso. Prendiamo ad esempio il Big Mac e prendiamo ad esempio il McDonald’s, quello che farebbe diventare calvi, impotenti, diabetici, quello che sfrutta i suoi dipendenti, che ha la mucca pazza, il pollo rincoglionito, le patate tossiche, il gelato fatto con le ali di pollo, l’olio delle patatine soffritto in salamoia e quello che sarebbe la più grande causa dell’obesità infantile, come detto martedì dal principe Carlo in visita negli Emirati Arabi (dove non è arrivato pagando un jet da centocinquantamila sterline, come ha fatto nel corso della sua ultima visita negli Stati Uniti, e dopo aver detto che qui si deve risparmiare). Charles ha detto proprio così: che la prima causa dell’obesità inglese è il McDonald’s. E questo nonostante gli stessi figli di Carlo siano stati visti piuttosto spesso mangiare con gusto dentro un McDonald’s, soprattutto il piccolo Harry ora arruolato per l’Iraq (probabilmente per colpa di McDonald’s). Prendiamo, dunque, il Big Mac. Calorie: duecentoventinove. Zucchero: quattro virgola diciassette grammi. Sale: zero punto novantatré grammi. Grassi: undici punto dodici grammi. Grassi saturi: quattro virgola diciassette grammi.
Prendiamo, come fatto ieri dal Daily Mail, un altro cornetto, uno a caso, uno prodotto in maniera impeccabile da un’azienda eco-bio-slow-cool che si chiama Duchy Originals: calorie ducentosessantaquattro, zucchero due grammi, grassi tredici virgola sei, grassi saturi cinque virgola cinque, sale uno virgola venticinque. Proprio così, un Big Mac del Mac è meno grasso di un cornetto prodotto dalla Duchy, ovvero l’azienda a capo della quale siede un principe inglese che di nome si chiama Charles.
Ora, si può dire davvero tutto del Mac, delle patatine che effettivamente non sono così abbondanti come quelle delle foto, degli hamburger troppo grandi, dei bagni troppo piccoli, degli scontrini troppo lunghi, degli hamburger troppo economici, del pavimento troppo pulito, dei camerieri troppo ordinati (e che a differenza dei paninari di strada tendono a non grattarsi mai le orecchie prima di servire un Big Mac), dei coperchi dei gelati troppo larghi (e su questi è già intervenuta, con successo, la società britannica per la protezione dei ricci che ha vinto una causa contro McDonald’s e ha imposto nel Regno Unito di mettere sui gelati i cosiddetti” coperchi salvariccio”), del fatto che un panino deve essere servito, al massimo, entro dieci minuti. Si può anche pensare al Mac e si può invocare la “la degenerazione della globalizzazione”, “l’estenuante lotta al capitalismo”, e si può accusare McDonald’s (già fatto anche questo) di essere così spietata da pensare ogni tanto anche un po’ ai soldi. Ma va? Ma dire che “McDonald’s dovrebbe essere messo al bando, per evitare la piaga dell’obesità infantile” sarebbe come voler dire chiudiamo i campi da calcio così nessuno corre il rischio di spaccarsi un ginocchio. Chi gioca sa che ci si può far male e chi mangia sa che può anche ingrassare; e si può ingrassare con un Big Mac, si può ingrassare con un gelato e si può ingrassare anche con un’insalatina scondita senza sale, olio, aceto e con un po’ di pane senza sale per favore. Il principe Carlo, non a caso amico di Carlo Petrini fondatore di Slow Food, dovrebbe sapere che il diabete non è direttamente collegabile con l’obesità, dovrebbe sapere che l’obesità non è altro che uno di quei “cofattori” – si chiamano così – che possono essere una delle cause che portano ad alcune malattie. Ma criticare McDonald’s, proporre di chiuderlo per prevenire l’obesità infantile (che invece negli ultimi sette anni è diminuita, altro che aumentata), chiedere tutto questo è sbagliato. Perché è ovvio: mangiare per troppo tempo le stesse cose non può che far male, ma in media chi va in un fast food ci va una volta ogni quindici giorni e poi può mangiare anche un’insalata, un panino senza salse, senza cetrioli e senza formaggi, può prendere l’acqua invece che la Coca Cola e poi, ovviamente, è sempre libero di non entrarci proprio in un Mac. Anche se poi i panini sono i più buoni, i più economici e i più puliti di tutti. Ma il punto è che quando si mettono insieme le parole “problemi” e “cibo”, quando si parla di mucca pazza, di polli impazziti, quando si parla di qualsiasi problema legato al food si pensa subito alla “M” del Mac semplicemente perché il Mac è il simbolo di uno dei cibi più famosi del mondo. E quindi succede che al Mac ci vai lo stesso (magari di nascosto), ti siedi, ti fai una foto con Ronald e poi, preoccupato per la mucca pazza, ti avvicini al banco e dici per favore, oggi non voglio neanche il pollo.
Claudio Cerasa
1/3/07

1 commento:

gromiko ha detto...

Philip Roth disse una volta che Mac è il caffè dei poveri e delle persone sole. E, aggiungo io, anche dei filippini in libera uscita, delle baby gang, e dei papà separati con prole (della serie: "stasera esco, tocca a te"). Altro che lardo di Colonnata e sushi bar...
P.S. Ti consiglio il Mac della stazione Termini, dove per cinque o sei euri ti puoi sedere di fronte al vetro, proprio dietro la M gialla, e contemplare il mondo che passa e le modelle dei cartelloni di Armani seduto su un comodissimo seggiolone bianco.