Roma. Oltre al fascino del popolo low, il grande tratto distintivo
dei voli a basso costo è rappresentato dalla drastica riduzione che
i low cost hanno portato ai prezzi di mercato grazie a quella rivoluzione
iniziata in Europa con un tale Tony Ryan, il papà della
Ryan Air, che a metà degli anni Settanta chiese a un manager della
compagnia irlandese Aer Lingus di poter prendere in noleggio
una parte della flotta che finiva in eccesso durante la bassa stagione
e da lì diventò miliardario. Era il 1996 e Tony Ryan, grazie
all’Airline Deregulation Act del 1978, cominciò a riprodurre in Europa
l’esperienza dell’americana Southwest Airline: iniziò a collegare
gli aeroporti secondari (sono gli aeroporti piccoli quelli in
grado di far risparmiare le compagnie sulle tasse aeroportuali),
creò un mercato completamente nuovo che, almeno per i primi
tempi, non portò via troppi clienti alle compagnie di bandiera (chi
vola low prima non volava per niente semplicemente perché non
poteva permetterselo), ha reso più rapide le procedure di checkin,
ha scelto di non distribuire più né giornali né pasti né panini
né bevande, ha scelto di fare economia sulla carta dei biglietti (i
ticket si fanno solo on line), ha risparmiato sui numeri del personale,
ha deciso di limitare le soste a terra, ha iniziato a utilizzare
lo stesso aereo per più volte durante la giornata e ha deciso di far
pagare tutto ciò che, teoricamente, il viaggiatore potrebbe considerare
superfluo (i bagagli in più, il cambio di prenotazione, il
cambio di nome). (Per capire in che modo le low cost hanno rivoluzionato
il mercato dei cieli, uno dei modi più semplici è quello
di andarsi a leggere il paper “Milano-Londra sette euro, come la
Ryan Air ha ridotto i prezzi, spezzato il monopolio e unito l’Europa”
realizzato dall’Istituto Bruno Leoni).
Secondo il rapporto Eurispes del 2007, il volume dei voli low cost
in Europa è in forte crescita e solo in Italia, dal luglio 2003 al febbraio
2006, la percentuale dei voli low cost – per quanto riguarda
le tratte interne – è aumentata di 11,3 punti percentuali, mentre invece
in Italia l’offerta low cost è coperta dalla Ryanair per il 18,6
per cento del territorio nazionale (il totale comprende le settantuno
rotte europee e le quattro nazionali). E le tariffe ora, sempre
che si riesca a prenotare in tempo, sono potenzialmente davvero
basse. Poi però capitano cose che potrebbero sembrare strane ma
che in realtà non lo sono affatto. Capita infatti che se prenoti un biglietto
con la Ryan Air (Roma-Londra, dieci marzo) e se prenoti il
ritorno con l’Alitalia (Londra-Roma, undici marzo) e se i biglietti
(tutti e due) li prenoti su Internet il sette marzo, cioè tre giorni prima
della partenza e quattro giorni prima del ritorno, capita che
l’aereo della Ryan Air (all’andata) sia più pieno rispetto a quello
dell’Alitalia (al ritorno) e capita quindi che il biglietto dell’Alitalia
costi meno anche rispetto a quello della Ryan. E questo capita
anche grazie alle low cost, che avendo abbassato notevolmente i
prezzi di mercato e avendo quindi creato per la prima volta una
certa concorrenza nelle tariffe delle tratte aeree, hanno costretto
davvero le grandi compagnie a organizzarsi per poter essere competitive
con i nuovi (e più bassi) prezzi di mercato.
Claudio Cerasa
24/03/07
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