Tra Pollari, Abu Omar, Speciale e la nuova p2
Repubblica suggerisce la massima e obiettiva versione dei fatti e ricorda che “il peggio deve ancora venire”
Roma. L’incontestabile verità su Vincenzo Visco, su Roberto Speciale e sulla Guardia di finanza della Lombardia, era tutta nelle pagine di Repubblica di ieri, dopo essere stata brevemente accennata da Eugenio Scalfari domenica scorsa e qualche ora prima che il comandante Roberto Speciale rifiutasse l’incarico alla Corte dei Conti offertogli dal governo. E nelle incontestabili pagine 12 e 13 di Repubblica c’era davvero tutto quello che probabilmente lo stesso governo aspettava di conoscere da un po’. C’era un bel primo piano di Abu Omar, c’era la security di Telecom, c’era Tavaroli, c’era il palazzo di Antonveneta, c’era la foto di Pollari, c’era quella di Visco (“la cui limpidezza morale non è in discussione”), c’era Roberto Speciale, c’era – poche pagine prima – un corsivo di Carlo Bonini e c’era soprattutto la firma di Giuseppe D’Avanzo che con un lungo pezzo, spiegava perché, oggettivamente, in Italia esiste “una nuova P2 che ricatta la politica debole”. E questo, ma sicuramente sarà soltanto una coincidenza, capitava nello stesso giorno in cui Furio Colombo sull’Unità firmava un editoriale dove, oltre a spiegare il valore del triangolo Berlusconi-Chávez-Brambilla, l’ex direttore del giornale ds chiariva perché, ora più che mai, “pezzi importanti del piano P2 si sono saldati”. E il pezzo di D’Avanzo è un vero e proprio capolavoro di teorizzazione giornalistica. Eccola, la verità.
Seguendo i consigli del Fondatore, che il giorno prima aveva riassunto tutto il caso Visco dicendo di “voler chiarire gli elementi di fatto con la massima obiettività possibile in questi chiari di luna” ma dimenticando un paio di cosucce piuttosto importanti (per esempio che Visco avrebbe minacciato Speciale, per esempio che quegli avvicendamenti non sono affatto “di prassi” e per esempio che Visco avrebbe voluto scavalcare l’Autorità giudiziaria), si diceva, seguendo i consigli di Scalfari, Giuseppe D’Avanzo offre la versione ufficiale dei fatti. E nelle due pagine di Repubblica torna tutto, davvero. Torna Pollari, torna Telecom, torna “il prepotente riemergere di un ramificato potere occulto”, torna un “agglomerato oscuro” e torna soprattutto, così viene presentata da Repubblica, la grande “inchiesta” di Giuseppe D’Avanzo che, in un pezzo perfetto, riesce a dimostrare – senza aver bisogno di riportare nessun nuovo fatto specifico – perché Visco aveva capito che quel sistema marcio andava spazzato via, perché il generale Speciale faceva parte di “quell’apparato legale clandestino che avrebbe raccolto migliaia di intercettazioni”, perché le intercettazioni che arriveranno nei prossimi giorni saranno inevitabilmente viziate da questo apparato, perché – come scritto da Bonini – Speciale non era altro che “un burocrate furbissimo con un debole per le belle cose (arredi e orologi), la bella gente, i bei luoghi (Capri)” e perché Speciale resta comunque “una testa di legno che governa per conto terzi”. Spiega tutto, D’Avanzo; spiega perché nella storia di Visco c’entra Telecom, c’entra Abu Omar, c’entra Antonveneta e se solo avesse avuto un po’ di spazio in più, D’Avanzo sarebbe riuscito a dimostrare perché Pollari, Abu Omar e Speciale siano in realtà dietro agli ultimi scudetti vinti dalla Juventus. Peccato però che D’Avanzo, nella sua perfetta versione dei fatti, si dimentichi – un po’ come era successo domenica a Scalfari – di parlare di Unipol, di ricordare a Bonini (convinto che la Gdf lombarda non c’entri nulla con il caso) che a luglio era stato proprio Alberto Statera a dire che “gli ufficiali milanesi della Guardia di finanza (…) hanno collaborato all’inchiesta Unipol”; o, magari, D’Avanzo avrebbe potuto spiegarci perché Pierluigi Magnaschi, ex direttore dell’Ansa, dice di essere stato “licenziato dall’Ansa per la notizia su Visco”. E invece nulla. Unipol viene nominata, tra parentesi, soltanto una volta nelle fantastiche pagine di Rep.
E ora cosa succede? Succede che domani il Senato voterà una pericolosissima mozione contro Visco, succede che Russo Spena (di Rifondazione) è preoccupato per i suoi senatori convalescenti, succede che Di Pietro non molla Visco, succede che tra pochi giorni arriveranno le intercettazioni su Unipol-Bnl-Antonveneta (“Il peggio deve ancora venire”, scrive minaccioso D’Avanzo) e, nonostante le critiche di Parisi (il ministro non ha gradito il passaggio in cui D’Avanzo dice che “il governo ha preferito chiudere un accordo di non-aggressione con il network Speciale-Pollari”), succede che, Rep., finalmente, regala una perfetta teorizzazione di quello che sarebbe successo, di quello che il governo farebbe meglio a dire. Succede che Rep., con la grande inchiesta di D’Avanzo, offre quella grande e incontestabile verità che forse anche Visco e Prodi aspettavano di conoscere da un po’. Specie ora che, dopo il voto al Senato, come dice D’Avanzo, “il peggio deve ancora venire”.
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