Il 4 luglio l’ex segretario radicale presenta il movimento “un po’ Google e un po’ Thompson”. Tra rotture e suture riformiste
Roma. Il movimento, o meglio, il network che Daniele Capezzone ha in mente ormai da parecchie settimane (lo stesso anticipato quasi un mese fa dal Foglio), sarà presentato dall’ex segretario radicale nello stesso giorno in cui in America si festeggia l’Independence Day, nello stesso giorno in cui in Italia cominceranno le celebrazioni per il bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, nello stesso giorno in cui negli Stati Uniti il repubblicano Fred Thompson comunicherà ufficialmente la sua candidatura alla Casa Bianca ed esattamente una settimana dopo il discorso democratico che Walter Veltroni (“A cui faccio gli auguri”, dice Capezzone) terrà al Lingotto di Torino, domani. La rete capezzoniana – che avrà un suo simbolo, un suo colore, una sua segreteria e un bel po’ di iscritti – sarà presentata il prossimo 4 luglio (o a Roma o più probabilmente a Milano), nascerà in un momento in cui l’ex segretario radicale sembra essere piuttosto vicino alle idee di Luca Cordero di Montezemolo, crescerà in una fase politica, come dice Capezzone, in cui “non ha senso avere velleità terzopoliste” e prenderà forma (il rodaggio dovrebbe durare un annetto) cercando di ispirarsi a tutto ciò che di buono si può ritrovare in Sarkozy, in tutto quel che di “fantastico” ha fatto Tony Blair, all’esperienza “rivoluzionaria” di Anders Borg, il ministro delle Finanze svedese di 36 anni, alla politica “un po’ trascurata” di Aznar e al modello del ticket repubblicano di Rudolph Giuliani e di Fred Thompson (l’attore della serie televisiva Law & Order), che il presidente della commissione Attività produttive della Camera confessa di seguire con attenzione. Sulla composizione della sua rete e sulle dieci riforme a cui punta il suo network (“meglio ancora, direi un aggregatore, una specie di grande Google politico”) l’ex segretario radicale preferisce fare ancora un po’ il misterioso, anche se, tra le righe, citando al passato prossimo la parentesi “Volenterosi” (“E’ stata un’esperienza davvero straordinaria”) Capezzone spiega al Foglio che cosa intende quando parla del suo progetto di network liberale. “Partendo dal presupposto che quella attuale è una delle peggiori legislature della storia italiana, credo che per far capire quali sono le riforme che, colpevolmente, non sono ancora state fatte negli ultimi anni, dobbiamo ripartire con le parole che non molti anni fa ripeteva Claudio Martelli: ‘Vanno riconosciuti i meriti e non solo i bisogni dell’individuo’. Questo significa che su argomenti come pensioni, sanità, pubblico impiego e finanza locale non si può continuare a perdere tempo e significa che su questi argomenti non può prevalere la capacità di veto e di blocco della sinistra massimalista”.
Dice ancora Capezzone, intravisto la scorsa settimana al congresso dei giovani socialisti e a quello del Pli, e prossimo ospite di una tavola rotonda con Pietro Ichino, domani a Milano: “Siamo in un momento politico davvero imbarazzante e per cui è importante strutturare con intelligenza il prossimo Dpef ed è importante riuscire a far capire che soltanto tenendo duro sullo scalone sarà possibile avere più welfare e sarà possibile uscire dalla banlieue in cui si è cacciato il governo. E’ per questo che quando parlo della nostra ‘offerta pubblica di alleanza’ mi riferisco a un contenitore che partirà dall’esperienza dei Volenterosi (con i quali Capezzone aveva promesso di presentare un Dpef alternativo, ndr) e metterà insieme il concetto di rottura con quello di sutura riformista. Perché con tutti questi minuetti politici, è vero, errare è umano ma, a questo punto, perseverare sarebbe decisamente un po’ troppo prodiano”.
Claudio Cerasa
26/6/07
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