martedì 12 giugno 2007

Il Foglio. "Così Prodi sulla Tav è finito sotto scacco per colpa di un’opera che semplicemente andava fatta"

Rifondazione, Verdi e Comunisti italiani mettono nei guai il premier. Mentre in Francia i treni vanno a 575 Km/h, l’unico cantiere che apre il governo è un “tavolo politico”

Roma. Prodi lo aveva chiamato proprio così: “Non negoziabile”. Aveva parlato della Tav a Caserta, aveva spiegato perché il corridoio europeo era davvero importante, aveva precisato che sulla Torino-Lione non si poteva più perdere tempo e aveva anche assicurato che l’alta velocità sarebbe stato uno dei dodici punti su cui il governo non avrebbe fatto nessuno sconto. Aveva detto così, Prodi. Ma nei cantieri dell’alta velocità, sei mesi dopo le parole alla Reggia di Caserta, la situazione è sempre la stessa, tutto è sempre fermo, il governo è ancora sottoscacco dei ricatti dei partiti di sinistra e non esiste una posizione ufficiale né sull’ipotesi del passante di Torino, né su quello della Val di Susa, nè su quello della Val Sangone. E questo mentre i progetti aumentano, mentre il governo rimanda e continua ad appoggiare un mese un progetto e un mese un altro; con il risultato che mentre in Francia si viaggia a 574 km orari su treni firmati Christian Lacroix, mentre da Parigi in due ore si raggiunge Strasburgo, Francoforte e Stoccarda, mentre i Tgv semplificheranno i viaggi di 37 milioni di europei, faranno abbassare i prezzi dell’Air France e punteranno a far aumentare il 65 per cento del traffico su rotaia entro il 2011, in Italia l’unica straordinaria novità è un “tavolo politico” che domani proverà a mettere d’accordo pacifisti, editorialisti, movimentisti, sindaci, ministri, no Pacs, no Vat, no War, no Bush e no Cav, ma che, comunque sia, anche se dovesse portare a una soluzione, rischia di mettere ugualmente nei pasticci Romano Prodi. E Prodi sa perfettamente che il pericolo che corre è davvero grande. Perché se da un lato Prodi rischia di contraddire se stesso, dall’altro lato Prodi potrebbe creare una pericolosissima frattura all’interno della sua maggioranza. La posizione del premier è delicata. Il presidente del Consiglio ricorderà che, nella legislatura 1996-2001, fu proprio il centrosinistra a presentare lo stesso progetto di alta velocità su cui non riesce a trovare una soluzione, undici anni dopo. Ma non solo. Dopo aver ricoperto la carica di garante per l’alta velocità, Romano Prodi prima creò la stessa società che diede il via libera alla presentazione della prima bozza sulla Tav (la società si chiamava Nomisma), poi, da presidente della Commissione europea, nel 2003 inserì il progetto Tav nell’elenco delle opere inter-europee più importanti, ovviamente dimenticandosi poi di citare la parola Tav nelle successive 281 pagine del programma dell’Unione.
Il vero problema però è un altro. Se davvero domani si dovesse trovare una mediazione (quella più probabile però non è il tracciato proposto ieri dalla Stampa, l’ipotesi che dovrebbe essere presa in considerazione è la soluzione “Val Sangone”, proposta dal deputato di Forza Italia Osvaldo Napoli e c’è da dire che è molto probabile che parte dei finanziamenti per la Torino-Lione si trovino nel Dpef), se davvero il governo riuscisse a presentare la sua bozza entro il 30 luglio, ultimo termine per ottenere i fondi dell’Unione europea, se tutto questo dovesse succedere, come si comporteranno i partiti che da mesi credono che la Tav sia inutile e pericolosa? Come risponderanno a quei movimentisti della Val di Susa che da mesi si fanno inquadrare con i metal detector antiamianto in zone in cui la Tav non passerà mai e che sostengono sia meglio non toccare nulla senza però spiegare bene per quale motivo? (Uno dei punti su cui insiste da mesi il movimento No Tav è quello che riguarda i rischi ambientali, ma un interessante studio publicato dal professore Remi Prud’Homme smentisce un po’ di questa propaganda ambientalista, e oltre a spiegare che con la Tav si guadagnerebbero fino a 4 milioni di ore all’anno, Prud’Homme spiega che con un piano come l’alta velocità si risparmierebbero 10 milioni di euro grazie alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica). Se davvero si dovesse trovare una soluzione, domani, è sicuro Prodi che Rifondazione, Verdi e Comunisti italiani, dopo aver già perso aderenza con la base dei movimenti No Bush e No war, siano disposti a perdere contatto anche con la base dei movimenti No Tav, quando anche grazie a questo genere di appoggio, in alcuni comuni della Val di Susa, i Verdi sono arrivati al 37 per cento e le liste civiche nate con il movimento No Tav hanno raggiunto il 18 per cento, come successo nel comune di Rivalta? E’ sicuro Romano Prodi che riuscirà contemporaneamente a non contraddirsi e a non farsi mettere sottoscacco della sinistra? Perché poi c’è chi come Antonio Di Pietro sembra aver trovato la sua linea sull’argomento. Una linea molto dura. Di Pietro ricorda che Prodi ha preso la fiducia anche per le sue promesse sulla Tav, ricorda che se il progetto non dovesse passare il governo rischia di andare a casa e non può che aver notato, Di Pietro, che mentre in Francia si viaggia a 575 km, mentre il governo continua a rimandare i lavori, l’unico passo fatto da Prodi sul suo progetto non negoziabile, non è un cantiere, è solo un tavolo politico.
Claudio Cerasa
12/6/07

Nessun commento: