Perché il fondatore di Rep. critica il capo della Fondazione De Benedetti
Roma. Nella sempre più fitta rete economica costruita dal leader del Partito democratico, Walter Veltroni, c’è un robusto gruppo di economisti italiani che nel corso degli ultimi mesi ha aumentato il proprio peso specifico nel sistema veltronomico. Sono gli economisti che orbitano intorno alla Voce.info. Sono presenti nel dibattito democrat con proposte di legge, con editoriali sui più importanti giornali (sulla Stampa scrive Tito Boeri, Repubblica pubblica interventi del duo Boeri-Garibaldi, sul Corriere scrive il più blasonato dei redattori della Voce, Francesco Giavazzi). Dialogano direttamente in modo sempre più fitto con Veltroni sui temi della politica economica. Lavoce.info era un think tank, è diventato una lobby liberista progressista la cui indiscutibile sovraesposizione mediatica (e antiprodiana) irrita gli esclusi e ha finito per mettere di malumore pure il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari; il quale, domenica scorsa, ha chiesto loro come mai non abbiano “tempestato di critiche quotidiane il governo Berlusconi come stanno facendo da un anno e mezzo col governo Prodi”. Ha attaccato questi “economisti indipendenti” che negli anni del Cav., spiega Scalfari, “non avevano certo i calzoni corti”. Ma l’attacco del Fondatore di Rep. rischia di aver creato un succoso caso diplomatico. Perché tra i firmatari della lettera di risposta dei vocianti a Scalfari (“Silenti con Berlusconi? Mai”), pubblicata lunedì su Repubblica, il primo nome a comparire sulla lista è quello di Tito Boeri: animatore della Voce.info, ideatore del festival dell’economia di Trento (era lui sul palco quando il pubblico contestò Prodi), autore con Tiziano Treu della proposta di contratto di lavoro unico fatta propria da W (proposta che ha scatenato la gelosia del ministro Cesare Damiano, il quale sospetta che Boeri voglia prendergli il posto), ma soprattutto uomo scelto da Carlo De Benedetti, presidente del gruppo Espresso e aspirante alla prima tessera del Pd veltroniano, per guidare la fondazione che prende il nome del padre: Rodolfo De Benedetti. Che la cosa sia sfuggita al Fondatore? “Difficile non lo sapesse”, dice al Foglio Tito Boeri, con un sorriso.
Tra questi economisti c’è una varietà di ruoli. Francesco Giavazzi è l’uomo che sceglie la parte di chi vuole influenzare il dibattito culturale: è l’ideatore della provocazione di maggior successo di questi mesi, “il liberismo è di sinistra”. Altri vorrebbero essere loro stessi a rafforzare la loro influenza culturale anche con ruoli operativi all’interno del Pd. E se Boeri già partecipa a quella robusta squadra dei consiglieri economici (insieme con Marco Causi, Enrico Morando e Nicola Rossi) con cui il sindaco di Roma sta provando a costruire la sua rupture democratica – e con cui prodiani e scalfariani non vanno d’accordo – ci sono altri nomi sui quali W ha puntato lo sguardo. Per esempio la vociante Daniela Del Boca (invitata un mese fa da Veltroni a un dibattito sul patto generazionale) e, soprattutto, Pietro Garibaldi: l’uomo con cui Boeri firma i contributi pubblicati da Repubblica, già consigliere economico dell’ex ministro dell’Economia Domenico Siniscalco e – curiosamente – componente del consiglio di sorveglianza della prodiana Intesa Sanpaolo (in quota torinese).
Claudio Cerasa
17/10/07
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