mercoledì 10 ottobre 2007

Il Foglio "La corte svela la suggestione dell’orco"

Rignano Flaminio, i presunti abusi e le parole della Cassazione: “domande suggestive”, “tenace pressione dei genitori”, “suggerimento nelle risposte” e “denunce, se non sospette, sicuramente particolari”

Roma. Dicono qualcosa di nuovo, dicono qualcosa di più le diciassette pagine di motivazioni depositate ieri pomeriggio dai giudici della Corte di cassazione di Roma sul caso degli abusi – sempre più presunti e sempre meno accertati – di Rignano Flaminio rispetto alla già dura sentenza dello scorso maggio, quando il tribunale del riesame di Tivoli decise, dopo sedici giorni di detenzione, di rimettere in libertà Gianfranco Scancarello, Patrizia Del Meglio, Marisa Pucci, Silvana Magalotti, Kelum Weramuni De Silva e Cristina Lucerti, i sei indagati accusati di violenza sessuale, sottrazione di minore, sequestro di persona e atti osceni in luogo pubblico nella scuola materna Olga Rovere, a trentanove chilometri da Roma. Era il 10 maggio del 2007 e il tribunale del riesame, parlando di “indizi insufficienti” e “contraddittori”, diede un duro colpo allo stomaco dell’inchiesta condotta dal pm Marco Mansi e provò, così, a rimettere in discussione l’intera indagine. A cinque mesi da quella sentenza, e a quattro mesi dal ricorso del pubblico ministero di Tivoli contro la scarcerazione, la Cassazione ha prima rigettato la richiesta di Mansi, lo scorso 18 settembre (“il ricorso è inammissibile”), e ha poi aggiunto, ieri, nelle motivazioni della sentenza alcune considerazioni per certi versi clamorose: “Allo stato delle investigazioni è consentito rilevare che, se vi sono state violenze sessuali, esse sono state perpetrate con modalità differenti da quelle riferite nelle denunce”; e poi: “La possibilità che gli adulti abbiano influito con domande suggestive sulla spontaneità del racconto dei bambini ha avuto conferma in almeno due casi nei quali i giudici del tribunale hanno rilevato atteggiamenti prevaricatori evidenziando una forte tenace pressione dei genitori sui minori e di una forte opera di induzione e di suggerimento nelle risposte”. Proprio quest’ultimo è un passaggio molto significativo, probabilmente chiave, contenuto all’interno delle parole della Corte: perché se da un lato i legali dei genitori sono infuriati (“La sentenza – secondo Carlo Taormina – può essere definita senz’altro sconcertante e non compatibile con il ruolo che spetta nel nostro sistema alla Cassazione”) e se dall’altro gli avvocati della difesa sembrano piuttosto soddisfatti (“Mi pare che – dice Franco Coppi – emergano notevoli perplessità sulle dichiarazioni delle parti offese e la loro corrispondenza al contesto”), la Cassazione ha scelto, però, di puntare la sua lente di ingrandimento su due elementi chiave: i video girati dai genitori con i bambini (durante i quali, a un certo punto, un papà esclama: “Non parla più, porco zio”) e quegli incontri della sera dell’8 luglio, a seguito dei quali, alcune mamme e alcuni papà di Rignano Flaminio “confrontandosi a vicenda e scambiandosi informazioni, anche alla presenza dei figli” (ricorda la Cassazione) decisero di denunciare i presunti abusi nella scuola materna; con “denunce” – aggiunge ancora la corte – “se non sospette, sicuramente particolari”. Ma c’è di più. Perché a oggi, a quindici mesi dall’inizio delle indagini, le uniche prove considerate schiaccianti da parte dell’accusa sono le parole riferite dai bambini durante gli incidenti probatori, mentre – come spiega al Foglio l’avvocato Giosuè Naso (legale della maestra Silvana Magalotti) –, non solo la grande carenza di prove è testimoniata dal fatto che non sono stati trovati né video né foto né testimoni, ma forse il punto è proprio un altro. “La Cassazione afferma che quei ‘sintomi aspecifici dei piccoli’, che avrebbero dovuto far pensare a un presunto abuso, sono da ricondursi a un’epoca successiva alla presentazione delle denunce e alla chiusura dell’anno scolastico 2005/2006. Significa che i problemi dei bambini potrebbero essere collegati al comportamento non equilibrato, seppur in buona fede, assunto dai genitori nel corso delle indagini. Dunque, ora qualcuno ci spieghi come si fa a non richiedere un’archiviazione in un caso del genere e come si fa a mandare in galera qualcuno senza avere uno straccio di prova”.
Claudio Cerasa
10/10/07

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