martedì 10 novembre 2009

La Presa di Roma sul Corriere della Sera (di Roma)

La rivoluzione capitale: 18 mesi di centrodestra

Lobby, poteri e affari dopo il «cambio di stagione»
Il titolo, «La presa di Roma», dice già molto. È il tentativo, condotto da Claudio Cerasa, 27 anni, figlio d’arte, redattore capo de «Il Foglio», di descrivere («con occhio non romano») quello che è successo ad aprile del 2008. Quando la città ha cambiato colore politico, dopo 15 anni di centrosinistra, ed è passata al Pdl: svolta che ha portato all’elezione di Gianni Alemanno, primo sindaco ex missino, e che ha mandato in soffitta il «modello Roma» ideato da Goffredo Bettini, Walter Veltroni e Andrea Mondello, con la collaborazione di Gianni Letta. Un mondo nel quale le principali scelte venivano condivise, dove si sperimentavano alleanze bipartisan e progetti: su tutti la «Festa del cinema», non a caso - secondo l’autore - una delle prime cose rivisitate dalla nuova amministrazione.
Il punto di partenza del libro (edito da Bur, 207 pagine, 9,80 euro), però, è un altro: le periferie dimenticate, il caso Ponte di Nona, la questione sicurezza esplosa in campagna elettorale con lo stupro de La Storta. E poi l’appoggio ricevuto da «Lupomanno » (come viene chiamato nel libro il sindaco, che si porta dietro questo soprannome dai tempi del Fronte della Gioventù) da alcuni poteri della capitale: i tassisti, la Federlazio, la Confcommercio, l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, il Vaticano.
Vicende note, per chi segue la politica romana, ampiamente raccontate dalle cronache cittadine dei giornali e forse meno conosciute dal grande pubblico che troverà ne «La presa di Roma » un documentato compendio di un anno e mezzo di centrodestra. «Ho cercato - dice Claudio Cerasa, l’autore - di raccontare un momento storico di una città e di descrivere come sono cambiate alcune dinamiche di potere». I diretti interessati, che ne pensano? «Bettini e Letta, ad esempio, mi hanno fatto sapere di aver apprezzato». E Alemanno? Il sindaco esprime qualche perplessità: «Si descrive Roma come una Chicago anni ’30, e questo mi dispiace: non per me, quanto per i cittadini. Cerasa ha messo grande impegno, ma in mezzo a tante interviste poteva anche farmi una telefonata...».
Andrea Mondello è entusiasta: «Il libro è brillante, originale e con tesi innovative: è scritto in maniera straordinaria e induce a riflessioni profonde». Per discuterne, il presidente della Camera di Commercio sta organizzando un incontro pubblico, a piazza di Pietra, prima di Natale: Giuliano Ferrara e Goffredo Bettini (che l’altroieri è partito per la Thailandia) hanno dato il loro assenso.
Il libro, comunque, fa discutere. Andrea Augello e Fabio Rampelli, menzionati nel capitolo «I tre delfini di Lupomanno», non sono d’accordo sulla definizione: «Adoro il delfino - dice Rampelli - ma non sono un animale di compagnia... Faccio parte di una classe politica che viene da lontano, ed è normale che nel Pdl ci si confronti». Anche il titolo non piace a Rampelli: «La presa? Roma non si fa prendere da nessuno, neppure dagli imperatori... ». Secondo Augello «Si evoca un’epoca di conserterie, di principi. Sarebbe più interessare capire perchè il modello Roma è caduto». Perché? «Con Veltroni la rappresentazione della realtà ha scavalcato la realtà stessa». Anche il «terzo delfino», Umberto Croppi, respinge la definizione al mittente: «Sono amico di Alemanno, ma ho fatto un percorso politico diverso. Posso dargli dei consigli, ma non sono un consigliere».
Diversi i manager tirati in ballo.
Per Massimo Tabacchiera, ex presidente di Federlazio, oggi presidente e ad di Atac, «l’appoggio delle classi imprenditoriali lo ha cercato anche Veltroni: prova ne sia che io ero presidente di Ama». E la vicinanza ad Alemanno? «La Federlazio ha 4 mila aziende, ognuno decide per conto suo. La politica dei maxiappalti, tipo Romeo, e quella di favorire i grandi gruppi, hanno allontanato le piccole e medie imprese da Veltroni». Della stessa idea Cesare Pambianchi (Confcommercio): «Non parlerei di accordi pre-elettorali o di lobby, ma di un programma apprezzato dal settore del commercio che era stato consegnato agli immobiliaristi ».
Ernesto Menicucci
7/11/09

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