venerdì 25 gennaio 2008

Il Foglio. Controbunker di W, spunta la vocazione maggioritaria elastica

• Bettini propone un “governo delle riforme”, Veltroni pensa al referendum. E se si va al voto? “Se qualcuno ci sta, ben venga”

Roma. Sono le quattordici e due minuti quando il vicesegretario del Pd, Dario Franceschini, scende dal Campidoglio, arriva al Senato e dopo cinquantaquattro minuti di colloquio con Walter Veltroni spiega perché l’agonizzante serietà al governo non poteva che essere, ieri, l’unica scelta possibile per il loft del Pd. “Il voto di fiducia renderà trasparente di fronte a tutti la scelta di chi, come noi, mantiene il patto con gli italiani e il sostegno a Prodi e chi per un motivo o un altro, ha cambiato idea e tradito il patto”, raccontava ieri pomeriggio Franceschini, prima che i centessantuno senatori sfiduciassero Prodi a Palazzo Madama; prima che Prodi parlasse a Palazzo Madama di “ritocchi alla squadra di governo” e di “urgenti riforme istituzionali”; prima che la vocazione maggioritaria del Pd fosse costretta a caricare il suo terzo colpo in canna per sopravvivere al bunker ulivista, e ora sfiduciato, di Romano Prodi.
Fino a ieri pomeriggio, la posizione del Pd veltroniano era quella pianificata lunedì sera insieme con i parlamentari del loft: “Le elezioni sono la scelta peggiore per il paese”. Un modo gentile, questo, per togliere qualsiasi alibi a chiunque avesse voluto collocare il Pd sulla scena del delitto prodiano; ma anche un modo come un altro per far capire che, se è vero che il Pd considera le elezioni come la scelta peggiore, dall’altra parte al loft c’è qualcuno che già da tempo aveva cominciato a riflettere sul modo migliore per arrivare al voto. Con un governo Prodi, ufficialmente; con un esecutivo tecnico – e “super partes”, come direbbe Mario Monti – nella realtà. E fino a ieri mattina, i conti tornavano pure: Rutelli, D’Alema, Casini, Bertinotti, Marini, Napolitano, Pisanu, governo tecnico, voto a maggio o referendum. Perché come priorità per il Pd, come scritto ieri sull’Unità dal costituzionalista veltroniano Stefano Ceccanti, ci sarebbe un “governo con mandato più ristretto possibile che accompagni anche la celebrazione del referendum e che ne perfezioni l’esito”. L’idea non è certo stata cancellata dall’agenda del controbunker veltroniano: al loft si sono accorti che nel pallottoliere del governo tecnico mancherebbe il bussolotto dell’Udc, ieri Goffredo Bettini chiedeva a Berlusconi di far “fare un passo avanti storico all’Italia” con un governo delle riforme, ma il dato di fatto è che W ha capito che il carrozzone liquido del Pd per evitare di schiantarsi contro il palo della serietà al governo da ora in poi deve fare corsa a sé. Anche rispetto al bunker ormai affondato di Prodi.
Qualsiasi decisione prenderà in queste ore Giorgio Napolitano, nella convivenza impossibile tra segretario e presidente del Pd (presidente che fino a oggi è andato alla sede di partito una sola volta, in quasi tre mesi), Veltroni ora, spiegano dal loft, “sarebbe ben contento anche di un governo prodiano ma ‘de facto’ tecnico, e controllato via loft. Ma non solo: per mettere in piedi la sua vocazione maggioritaria, in realtà ora Walter si troverà nelle condizioni ideali, essendo ‘costretto’ ad accentrare ancor di più i suoi poteri per trasformarsi da semplice segretario a commissario straordinario del Pd”. Perché il controbunker del loft W ha deciso di costruirlo così: con un patto di non belligeranza con D’Alema, senza contraddire apertamente Prodi e senza però stargli neppure troppo vicino, al Prof bolognese (ieri pomeriggio, mentre Prodi parlava in Senato, W si occupava al comune della nuova sede della Lazio). Certo è che, se il Pd dovesse andare al voto con una legge elettorale come la Calderoli, il controbunker sarà costretto a definire la sua vocazione maggioritaria in modo un po’ più elastico. Perché c’è chi crede che oggi il “centrodestra si ricompatterà, e perdere per perdere, a questo punto almeno conviene salvare l’onore”. Ma c’è anche chi dice perché oggi il “tutti soli alle elezioni” di W andrebbe letto così. “Di questo principio se n’è parlato quando votare col Porcellum era ipotesi irrealistica – spiega al Foglio la Responsabile istituzioni del Pd, Federica Mogherini. Non per questo quell’idea non è attuale oggi. Il punto è che invertire l’ordine logico significa che se il Partito democratico fa un suo programma, e non ci sono tentennamenti sulle virgole, se qualcuno ci sta, ben venga”.
Claudio Cerasa
25/01/08

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