martedì 14 agosto 2007

Il Foglio. "L’incontenibile Fioroni d’agosto prepara l’opa sul Pd con un ombrello"

Il ministro è scatenato. Gira da Cortina ad Assisi, non spegne il telefono e per il compleanno ha pronto un bel regalo

Roma. E’ che quando gli altri non ci sono, quando gli altri vanno alle Maldive e quando gli altri spengono i telefonini e non leggono più i giornali e non rispondono più ai messaggini, lui non resiste proprio. E così, Fioroni, te lo trovi a Cortina a parlare di “Bulli e pupe”, te lo trovi alla Camera a discutere di “crediti scolastici”, te lo trovi a Montignoso, in Versilia, a parlare di Bindi, di Letta, di Partito democratico e poi, un giorno sì e l’altro sì, te lo trovi lì, a conversare con tanti, tantissimi giornalisti. E’ che quando arriva l’estate, Fioroni in quei “noiosissimi mesi” (la definizione è sua) che vanno da luglio a settembre, mentre c’è chi sostituisce il capo e chi sostituisce il leader, lui, Giuseppe Fioroni, fa da supplente semplicemente a se stesso. Il ministero è chiuso, ma il ministro è sempre lì, pronto a organizzare un convegno dei cattolici riformatori (a settembre, ad Assisi), pronto a ritagliare e a conservare in una cartellina blu, come ogni anno, tutte le sue migliori dichiarazioni (nel 2001 le raccolse in un volume che poi, in autunno, fotocopiò e distribuì tra i suoi amici), e pronto, naturalmente, a difendere la candidatura di Veltroni (e di Franceschini) dalle oligarchiche accuse di Arturo Parisi e Rosy Bindi. Ma questa volta, Fioroni sembra fare un po’ più sul serio, visto che da qui al 14 ottobre il ministro capirà che cosa farà da grande, che cosa farà dopo le primarie (il 14, tra l’altro, è anche il suo compleanno) e che cosa farà il giorno in cui, a Pd definito, si concluderà – assieme a quello di Romano Prodi – il suo mandato ministeriale. Perché dopo la rottura di quel patto di Chianciano da cui, nel settembre 2006, partì l’opa degli ex Ppi sulla Margherita (e su Francesco Rutelli), dopo “il tradimento di Letta” e dopo quello di Bindi, di quella triade popolare, l’uomo più scoperto, apparentemente, sembrerebbe Fioroni. Non è così.

I cattolici, i moderati, la vecchia idea
Poco prima delle candidature alle primarie di Letta e Bindi, il ministro dell’Istruzione aveva iniziato a far girare tra i suoi uomini una proposta ambiziosa, una sorta di contro opa questa volta però in salsa democratica: il progetto era una lista popolare per le primarie. Con le candidature di Letta e Bindi, i piani di Fioroni sono però saltati, tanto che il ministro è stato costretto a rivendicare, un po’ più spesso del dovuto, la sua idea per il Pd: i cattolici, nel Pd, devono sentirsi a casa propria e in quelle stanze il padrone di casa vuole essere lui. Lui che, in fondo, come gli rimproverava a inizio legislatura la stessa Bindi, è l’uomo che possiede la vera ciccia delle tessere della Margherita. Lui che, da quando Franco Marini siede alla presidenza del Senato, ha provato a ritagliarsi, con successo, parecchie simpatie cardinalizie. Lui che, comunque sia, a settembre, ad Assisi presenterà un manifesto (quello per i cattolici del Pd) a cui hanno già aderito sei europarlamentari, 71 parlamentari, 92 consiglieri regionali, 19 sindaci (di città capoluogo), 14 presidenti di provincia, 14 segretari regionali della Margherita e 77 segretari provinciali. Non male come bottino. Ma tra i Dl, e non solo da quelle parti, ci sono due modi diversi di guardare all’incontenibile Fioroni di mezz’estate. C’è chi, in area franceschiniana, convinto che il ministro viterbese sia ormai solo un popolare amministratore di condominio degli ex Ppi, gli regala robuste pacche sulle spalle, gli dice: “Ehi, Beppe, tu sei il nostro leader”, e poi quasi si mette a ridere (come successo a inizio agosto nel ristorante romano Romilo). E c’è chi, invece, ha capito che il ruolo di Fioroni, in realtà, è ben diverso da quello che si è ritagliato Goffredo Bettini nell’area veltroniana. Semmai, qui è proprio il contrario; ed è per questo che lo staff di Fioroni, scherzandoci un po’ su, da qualche giorno confessa di scambiarsi diversi sms dove, a proposito di ticket, viene citato il testo della terribile canzone estiva di Jay Z (“You can stand under my umbrella, ella ella eh eh eh”) e poi racconta che il patto con Franceschini sarebbe questo: Fioroni, fino alle primarie, garantisce all’area ex Ppi che dietro al progetto democratico di Franceschini si trova il suo robusto ombrello. Un ombrello che da un lato tiene compatto il fronte mariniano, dall’altro ripara il ticket veltroniano da una pericolosa dispersione di elettori cattolici, grazie ai quali, come detto ieri su Rep., sarà possibile trasformare il Pd nel “partito dei moderati”. In cambio se il ticket dovesse funzionare, in un possibile governo veltroniano, tra le altre cose, potrebbe essere riservato a Fioroni quel ministero che il quarantanovenne medico viterbese sogna da metà degli anni Novanta, quando lui era responsabile Sanità del Ppi, quando al ministero della Salute sedeva Rosy Bindi e quando, all’epoca, a Giuseppe Fioroni, con ironia veniva ancora detto così: “Hallo, mr. Bindo”.
Claudio Cerasa
14/08/07

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