sabato 27 gennaio 2007

Il Foglio. "De Angelis, il conduttore “radioattivo” che fa notizia senza veline e senza notizie"

Palla a Liverani, lancio lungo, si avvicina Di Canio,
è il sei gennaio, l’anno è il 2005, Di Canio prende
palla, la tocca, botta al volo, palla in rete, Lazio uno,
Roma zero. Guido De Angelis, in radio, reagì con discrezione,
limitandosi a pronunciare per circa ventidue
secondi la vocale “oooo” dopo la lettera “g” e prima
della lettera “l”, per poi aggiungere, non esattamente
sottovoce, “Paoletto mio, Paoletto mio, te voglio
beneeeeeeeee!”, e poi: “Ah Paolè, ah Paolé ancora
una volta j’hai fatto male, ancora una volta j’hai fatto
male, ancora una volta j’hai fatto male!!!”. Passano pochi
minuti, palla lunga, arriva Rocchi, supera Doni
(portiere della Roma ), tre a zero e De Angelis, composto:
“Aaaaaaaaa, aiuto, aiuto, aiuto, aiuto, aiuto,
apoteosi, aiuto, apoteosi, aiuto, apoteosi, aiuto,
aaaaaaaa”. Segue approfondita intervista con Paolo
Di Canio. La telecronaca è diventata prima un video,
poi una suoneria telefonica.
Guido De Angelis è un conduttore televisivo, ha inventato
un giornale che si chiama Lazialità (ventuno
anni fa), ha inventato un programma che si chiama Lazialità
tv e ha inventato una trasmissione radiofonica
che si chiama “Quelli che hanno portato il calcio a Roma”
e che, pur parlando di Roma, parla solo della Lazio.
Non ha veline, non ha letterine, non ha schedine,
non ha commentatrici, non ha conduttrici, non ha movioliste
e non ha giornaliste scollate sorridenti davanti
alle postazioni Internet pronte a chiedere la linea
ogni quindici minuti per spiegare che effettivamente
non c’era nulla di nuovo da dire, a parte questo dvd da
domani in edicola. Guido De Angelis in trasmissione
– alla radio è un’altra storia – non urla, non grida, non
batte pugni sul tavolo, non invoca moviole in campo,
non chiede mai di essere invitato a commentare la Lazio
a Controcampo e non chiede mai di scrivere di tattica
in prima pagina sulla Gazzetta dello Sport. Guido
De Angelis è l’anti Michele Plastino perché, a differenza
di Michele Plastino, ha fatto la storia del giornalismo
televisivo locale senza aver avuto bisogno di
insegnare a nessuno la storia del giornalismo televisivo
locale e soprattutto senza aver avuto bisogno di diventare
un famoso volto nazionale per trasformarsi in
un eroe della televisione locale. De Angelis non è uno
di quei giornalisti che lavora nella tv privata solo per
provare a tutti i costi ad andar via dalla tv privata. Va
bene la Lazio, e va bene la tv locale, stop, basta così.
De Angelis è il primo giornalista romano ad aver inventato
un giornale specializzato soltanto su una squadra,
cioè la Lazio, ed è anche per questo che uno come
lui non ha neanche bisogno delle immagini per parlare
di calcio, non ha bisogno delle veline per parlare di
tattica e non ha bisogno di inventare “complotti”, “giochi
di potere” e “ manovre di Palazzo” soltanto per poi
dimostrare di essere stato il primo a combattere i grandi
complotti e le grandi manovre di Palazzo. De Angelis,
per capire, nelle sue trasmissioni non ha neppure
bisogno delle notizie per far notizia.
Nella televisione locale, soprattutto quella romana,
funziona solitamente così. Esistono due precise
tipologie di conduttori. Ci sono quelli che hanno iniziato
a lavorare dopo Michele Plastino (che, per chi
non lo sapesse, è il giornalista televisivo di tv private
più famoso di Roma) e quelli che hanno iniziato a
lavorare prima di Michele Plastino, ma dato che Michele
Plastino ha iniziato a lavorare quando praticamente
non c’era ancora nessuno che lavorava nello
sport delle tv private a Roma, nella televisione romana
esistono soltanto giornalisti che hanno iniziato
a lavorare dopo Michele Plastino, giornalisti che
quindi ogni giorno si sentono dire “vedi, devi fare come
Michele Plastino”, “vedi, devi essere brillante come
Michele Plastino”, “vedi, devi avere gli ospiti di
Michele Plastino”, “vedi, devi scrivere sulla Gazzetta
come Michele Plastino” o “devi andare a Controcampo
come Michele Plastino”, o “vedi, devi avere la
stessa distribuzione cromatica dei capelli di Michele
Plastino”. A Guido De Angelis, però, di Plastino
non gliene importa nulla.
Guido De Angelis, a Roma, è amato perché riesce a
non essere scontato anche quando intervista Lotito
(che però non ama), quando intervistava Cragnotti (che
però non amava), quando intervistava Eriksson (che
non amava granché) o quando intervistava il suo amico
Giorgio Chinaglia. De Angelis, a Roma, è amato perché
riesce a essere convincente anche quando spiega
che “per Behrami al Genoa vanno tre milioni più
Ciampi” (il giocatore si chiamava Ciani), anche quando
dice che “Mexes ha applaudito in maniera anonica
l’arbitro” e quando nota che “i laziali sono bianchi paonazzi”.
De Angelis, a Roma, è amato perché è uno dei
pochi giornalisti sportivi che riesce a essere serio pur
non essendo noioso e che riesce a essere piuttosto efficace
anche quando ricorda di essere radioattivo (per
via della radio) e anche quando, con una certa lucidità,
è in grado di tirar fuori confessioni clamorose, tipo
questa: “Allora, Oddi, perché l’arbitro ti espulse?”. Oddi,
cioè Oddo, prima di andare al Milan rispose: “Guido,
sinceramente ne ho menato uno”.
Claudio Cerasa

2 commenti:

torchio ha detto...

Dire che, da tifosissimo laziale quale sono, ho letto con interesse il tuo pezzo è dire poco. Hai colto nel segno. "Guidone" non cerca salotti e a volte si schiera su sponde sbagliate; è verace come la vecchia cucina romana e non ha i riporti che nascondono (?) il cuoio capelluto. E' stata anche l'occasione per scoprirti. A presto

http://bottegadeltorchio.blogspot.com

zimmatorecarlo@gmail.com ha detto...

Comunque quel giorno il portiere della Roma era Pelizzoli...informati di più e segui meno Bongo che è un cojone!