venerdì 10 ottobre 2008

Il Foglio. "I Popolari si allontanano da Veltroni e si avvicinano a D’Alema"

Roma. Sembra ormai chiaro che ai confini
dell’universo del Partito democratico l’unica
stella che riesca a brillare di luce propria
non sia più quella che ha la forma e l’aspetto
del segretario del Pd, ma sia piuttosto
quella fatta da tre lettere, da un paio di baffi
e da una tesserina rossa di nome Red. Fin
qui la storia è nota: di Massimo D’Alema si sa
che ha la sua corrente, la sua fondazione, la
sua tv, il suo giornale, i suoi parlamentari e
la sua idea di partito molto ma molto distante
rispetto a quella dell’ex sindaco di Roma.
Ma se nel cielo del Pd alla stella con i baffi si
avvicina quella che ha finora riflesso meglio
di tutte la luce del segretario – ovvero quella
dei cattolici di rito popolare (Marini, Franceschini,
Fioroni) – e quella che non molto tempo
fa era uno dei grande sponsor di W. – i cattolici
di rito rutelliano – la situazione allora
comincia a essere davvero complicata per il
segretario. Così, proprio nelle ore in cui si
riunisce per due giorni in un convegno ad
Assisi l’affluente che più di altri ha portato
acqua al mulino del veltronismo (gli ex Ppi),
la geografia del Pd registra un nuovo terremoto:
uno scossone che se fosse ripreso dall’alto
offrirebbe l’immagine di un segretario
rarsi come realtà politiche degne di nota.
Vede, da popolare, riconosco che Red è diventato
ormai un partito nel partito con una
sua attrattiva nel mondo culturale della sinistra.
Una specie di Pci del XXI secolo.
Quel mondo è culturalmente assai distante
da noi, ma se nel Pd vanno oggi riconosciute
due spine dorsali – che possono e devono
collaborare – queste non possono che essere
una popolare l’altra rosso Red. Il resto –
non so: tra Melandri e Scalfarotto a quanto
arriviamo? Diciotto correnti? – mi sembra
tutto un po’ virtuale. A questo proposito, noto
con piacere che il centro cattolico del Pd
sta rimettendo insieme le sue forze, perché
il mondo rutelliano e quello per esempio
mariniano oggi sono finalmente molto più
vicini tra loro rispetto a qualche tempo fa”.
Attenzione però: sarebbe scorretto credere
che i Popolari stiano tramando chissà che
cosa nei confronti del segretario. Ma non c’è
dubbio che anche leggendo tra le parole dell’onorevole
del Pd sia piuttosto evidente come
gli ex Ppi stiano cercando di ritagliarsi
un profilo autonomo: sempre legato a W. ma
non così tanto da essere travolti dall’improvviso
crollo delle fondamenta del veltronismo
(discorso che vale soprattutto per i più fedeli
a Marini, il cui braccio destro – Nicodemo
Olivero – è non a caso già membro del comitato
di presidenza di Red). Non è poi certo
frutto del caso che Veltroni ad Assisi, al convegno
degli ex Popolari, non sia stato neppure
invitato. “Finora, l’unico limite della nostra
area – aggiunge ancora l’onorevole Merlo,
considerato politico molto vicino a Marini
(sarà l’ex presidente del Senato a presentare
mercoledì a Roma un libro del deputato)
– è che tra noi popolari forse c’è stata un
po’ di frantumazione. Detto questo, credo sia
un errore pensare che già prima delle elezioni
abruzzesi possano esserci colpi di testa
nel partito. Saranno più che altro le europee
il passaggio decisivo per la leadership del
Pd. Noi tutti siamo alleati fedeli a Veltroni
(come spiegato ieri ad Assissi anche da Giuseppe
Fioroni, ndr). Ma dobbiamo sapere
che il segretario non è il leader massimo che
deve durare per l’eternità. Oggi va sostenuto,
ma dal giorno in cui si discuterà del rinnovo
della segreteria bisogna dire la verità: dovrebbe
essere un cattolico a guidare il Pd”.
Ed Enrico Letta, idea dalemiana per il futuro
del Pd, ad Assisi è stato invitato da Marini.
Claudio Cerasa
11/10/08

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