Metteteli insieme uno dopo l’altro, mettete insieme il caso Saccà, il caso Iervolino, il caso Fassino e scoprirete che da queste parti non è così facile trovarsi di fronte a titoli simili a quello comparso ieri sulla prima del New York Times: “Blagojevich Case: A Crime or Just Talk?”. Signori, la storia del governatore corrotto dell’Illinois è vera o si tratta solo di una semplice e forse troppo smaliziata chiacchierata telefonica? Nel dubbio, ieri il Times di New York ha scelto di andarci con cautela e ha dato una lezioncina a coloro che ultimamente si sono specializzati nel raccontare quelli che fino a prova contraria sono “reati di chiacchiera”. Chiacchiere magari inopportune, inappropriate, esagerate, ma comunque chiacchiere, come quelle che a Napoli hanno contribuito a mettere sotto indagine la giunta di Iervolino, perché chi oggi chiede le dimissioni del sindaco di Napoli lo fa sulle base di intercettazioni in cui si parla di appalti che alla fine, nei fatti, non sono mai andati in porto. Discorso che per certi versi vale sia per il Cav. sia per Carlo Toto, perché se da un lato, sulla base di poche chiacchiere telefoniche, il premier è stato descritto per mesi come il gran corruttore di parlamentari del governo Prodi (e nel silenzio assoluto il caso è stato appena archiviato) dall’altro lato c’è chi come il numero uno di Air One risulta essere indagato per un appalto che in realtà non sarebbe stato neppure approvato. Lo stesso vale per Piero Fassino, perché cos’altro era il suo “Abbiamo una banca” se non l’espressione sincera di un sentimento personale, più che di un complotto politico? Una delle declinazioni più pazzotiche del processo alle intenzioni è però quella che dallo scorso ottobre coinvolge l’ex direttore generale della Rai, Agostino Saccà. In questo caso il processo alle intenzioni ha fatto un salto di qualità e si è trasformato in un processo alle promesse non mantenute: le attrici e le soubrette oggetto di segretissime trattative non sono mai state assunte, e tra pochi giorni il caso Saccà potrebbe essere persino archiviato dalla procura di Roma. “Se non altro – dice Saccà – chiunque è stato colpito dal reato di chiacchiera ha finalmente avuto la scusa buona per rileggersi la ‘Macchia umana’ di Philip Roth e per capire cosa significa che certe chiacchiere a volte possono anche uccidere”.
Claudio Cerasa
mercoledì 17 dicembre 2008
Il Foglio. "Reato di chiacchiera. Da Toto a Fassino, storia dei nostri processi alle intenzioni. “E’ come un romanzo di Roth”, dice Saccà
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