Roma. Ovviamente, quella lanciata tre giorni fa sul Corriere della Sera dall’ex capo di gabinetto di Piero Fassino, Francesco Tempestini, resta più che altro una provocazione: ma per capire come potranno sviluparsi da ora in poi i rapporti tra il Pd e il centrosinistra sul tema della giustizia il succo del discorso resta questo: con chi si tratta? “Il problema per il centrosinistra – ha spiegato uno smaliziato Tempestini – è che “non c’è più un uomo forte come Luciano Violante che tratta con i magistrati”. Se in questo momento il Pd rischia di non avere tra i suoi dirigenti una figura in grado di essere interlocutore della magistratura, dall’altro lato non è facile neppure per il centrodestra riuscire a capire quali sono i dirigenti con cui è possibile trattare nel Pd sui temi della Giustizia. Ieri mattina, prima di mostrare un po’ di insofferenza nei confronti di W, il Cav. aveva lasciato intendere che questo è il momento giusto per allungare una mano al Partito democratico: “Sulla giustizia siamo pronti ad accogliere i loro suggerimenti: la riforma è pronta e c’è urgenza di farla”. Così, ora che le inchieste di Potenza, di Napoli, di Firenze, di Pescara e un domani forse anche di Roma stanno lentamente convincendo il maggior partito dell’opposizione che c’è davvero l’esigenza di arrivare a un compremesso con il Cav. sulla giustizia, il fatto è che la maggioranza si ritrova oggi in questa condizione: dover trattare nel Pd con un partito dei magistrati. Un partito di cui fanno parte un ministro ombra, un capogruppo al Senato, un capogruppo alla commissione Giustizia della Camera e quattro senatori, e i cui volti più noti sono quelli di Anna Finocchiaro, Lanfranco Tenaglia, Felice Casson, Donatella Ferranti e Gerardo D’Ambrosio. Casson, Ferranti, D’Ambrosio e Tenaglia hanno tutti e quattro un passato da pubblici ministeri, mentre Anna Finocchiaro è stata sostituto procuratore nel tribunale di Catania fino al 1987.
“Il fatto che ci sia un partito di questo tipo che dovrà confrontarsi con noi – spiega al Foglio il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano – rischia di complicare il dialogo. Ma a parte questo il problema è che nel partito vi sono deputati e senatori che hanno ottime conoscenze tecniche ma che purtroppo spesso dimostrano scarsa autonomia politica. Penso a Lanfranco Tenaglia e penso anche a D’Ambrosio e Casson, che in passato hanno avuto un impegno politico molto deciso contro esponenti del centrodestra e con i quali oggi non è facile confrontarsi. Ma il punto è che se fino a qualche tempo fa i fili del dialogo sulla giustizia erano nelle mani di grandi avvocati di sinistra oggi invece riuscire a confronarsi con politici che si trovano su posizioni simili a quelle dei pm è senz’altro molto più problematico”. Come spiega un attento osservatore di cose politiche, avvocati come Guido Calvi e Guido Rossi hanno ormai più un ruolo da battitori liberi, “e vengono coinvolti dal centrosinistra soprattutto quando è necessario avere dei tecnici che devono svolgere ruoli di intermediazione non tanto con l’opposizione ma soprattutto con i magistrati”. Dall’altra parte, però, la disponibilità al confronto mostrata negli ultimi mesi da Luciano Violante – che già a settembre aveva aperto al dialogo su quasi tutti i punti proposti dal ministro Angelino Alfano – non trova per esempio riscontro nelle posizioni del ministro ombra della Giustizia, Lanfranco Tenaglia. Tenaglia, raccontano dal centrodestra, è l’interprete più fedele della tattica dettata da Veltroni su questi temi, non ha grandissima autonomia e c’è chi dice che sia stato indebolito dalle inchieste giudiziarie che a Pescara hanno portato alle dimissioni di un suo uomo in Abruzzo, l’ex sindaco Luciano D’Alfonso. Nel centrodestra – dove c’è chi teme che le posizioni del Pd siano sempre più appiattite rispetto a quelle dell’Anm – c’è però qualcuno già pronto a scommettere che l’interlocutore principale del Pdl su questi temi diventerà la prossima candidata alla segreteria del Pd, Anna Finocchiaro: che non a caso pochi giorni fa in un’intervista all’Unità ha ricordato che da parte sua c’è “la disponibilità a discutere della riforma sulla Giustizia”.
Claudio Cerasa
20/12/08
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