sabato 26 dicembre 2009
La Presa di Roma sul Corriere della Sera/2
mercoledì 23 dicembre 2009
La Presa di Roma sull'Espresso
Claudio Cerasa, giornalista del “Foglio”, ha narrato le gesta di Alemanno e dei nuovi padroni della Capitale nel libro “La presa di Roma”, edito dalla Bur. Un’inchiesta sull’ascesa di Alemanno, i motivi che hanno causato il ribaltone del 28 aprile 2008, le radici della vittoria del popolo delle periferie, della piccola borghesia che ha mandato a casa un centrosinistra incapace, dopo lustri di governo, di rappresentarne le istanze. Un libro che spiega anche i perché della crisi del modello Rutelli- Veltroni e le armi (politiche e damagogiche) con cui si è imposta la nuova destra, che in campagna elettorale ha puntato sul degrado delle periferie, sul senso d’insicurezza diffuso anche tra gli elettori tradizionalmente “rossi”, sulla voglia matta di chiudere un ciclo durato troppo. Cerasa descrive la geografia dei nuovi poteri forti, dal Vaticano alla lobby dei tassisti,
dagli uomini d’oro delle municipalizzate ai costruttori. Protagonisti dell’epoca vecchia, ma di nuovo in scena nella Roma del sindaco Alemanno.
lunedì 21 dicembre 2009
La Presa di Roma sul Messaggero
Per chi voglia capire come ha fatto la sinistra a perdere Roma, e se la destra ce la farà a tenerla, La presa di Roma, di Claudio Cerasa, intelligente problematico e bipartisan
La Presa di Roma sul Sole 24 ore
Milano e Roma continuano ad attrarre intelligenze e speranze, continuano a travolgere vite, continuano a consumare ambiente e relazioni umane. La fragilità che generano è forse più grande della fortuna che offrono, anche se fa meno rumore. Eppure, sebbene si viva peggio a Milano e a Roma che a Trento o a Trieste (ne parla il Sole in questi giorni), le persone che cercano fortuna vanno più spesso nelle due metropoli che altrove. Evidentemente perché sembrano offrire una prospettiva. E non tradirla è una responsabilità di quelle città.
I libri di Cerasa e Alfieri, informatissimi e storicamente consapevoli, mostrano due città in difficoltà. Ne emerge l'impressione che in fondo Milano sia una piccola metropoli, più piccola che metropoli. E Roma sia una piccola capitale, più piccola che capitale. Le beghe del potere, i network sociali che contano, le miserie della spartizione delle risorse, pesano come macigni sulla capacità di queste città di definire un progetto e di sviluppare un futuro.
I momenti decisionali fondamentali per la gestione dei circenses dell'Auditorium riproducono a Roma in chiave modernista dinamiche da basso impero, mentre il fallimento dei primi anni di preparazione all'Expo mostrano a Milano l'incapacità di sviluppare un progetto che superi i particolarismi delle grandi famiglie di poteri locali.
Roma e Milano, nei libri di Cerasa e Alfieri, sembrano incapaci di darsi proprio quello che chi le ammira ritiene che abbiano: ampiezza di prospettiva. Ma è chiaro che la distanza tra l'impressione di chi le studia, soprattutto guardando alla politica locale, e l'aspettativa di chi le sceglie come posto dove vivere, non si spiega considerando i fenomeni in modo unilaterale. Un'ipotesi: forse la politica è sovrastimata, mentre troppo poco ci raccontiamo quella parte della vita delle persone che dipende dalle loro capacità.
La Presa di Roma su Metro
Il suo libro comincia con il collasso del consenso del centrosinistra. Chi ha riempito oggi quel vuoto?
Sta tentando di riempirlo il sistema di potere che ruota intorno ad Alemanno. Ed è un progetto molto ambizioso, che in futuro punta decisamente ad uscire dai confini locali.
Il sindaco Petroselli, che girava le periferie sulla 500 per capire i problemi della gente, è una figura lontana. Altri tempi: oggi lei dice che Alemanno fa uso smodato dello spoil system...
Alemanno ha vinto perché è riuscito ad intercettare voti del centrosinistra: nello specifico quelli di chi vive nelle periferia, nei luoghi lontani dalla “grande festa” veltroniana. E poi ha smontato i sistemi di potere preesistenti, rimettendo tutto in discussione. “Alemanno ha avuto il consenso di chi vive in periferia, lontano dalla ‘grande festa’ veltroniana”.
Come è cambiato il sistema di relazioni tra Campidoglio e Vaticano?
Molto. In realtà anche il “primo” Veltroni ebbe buoni rapporti con la Chiesa, ma con Alemanno il discorso è diverso. La dice lunga il fatto che in un solo anno da sindaco ha incontrato il Papa otto volte.
Chi comanda oggi a Roma?
In questo momento contano molto i poteri terzi, perché il sindaco non è riuscito ad imporre la sua leadrship. Parlo di costruttori, imprenditori, establishment.
Crollata la saldatura del potere Bettini-Letta oggi c'è un nuovo schema di potere: quale?
Diciamo intanto una cosa: Roma è fatta apposta per essere governata in maniera bipartisan, con due capisaldi politici che dialogano e interagiscono. Fino a ieri sono stati Bettini e Letta, oggi sono Alemanno e D’Alema.
Che ruolo giocano i costruttori?
Hanno un ruolo diverso. Sono un mondo che ha grande influenza e giocano una partita autonoma. Alemanno si sente molto riconoscente nei confronti di Caltagirone e spesso si comporta quasi come se dovesse essergli eternamente grato. Veltroni ha scelto di stringere simpatie con altre persone, penso alla famiglia Toti, ma nel momento decisivo, prima della campagna elettorale, non c'è dubbio che la richiesta di discontinuità arrivata da Caltagirone abbia giocato un certo ruolo nello sconvolgere gli equilibri.
Un'ultima cosa: perché chiama il sindaco Lupomanno?
Era il nome che negli anni Ottanta i camerati romani davano ad Alemanno. (ANDREA BERNABEO)
lunedì 14 dicembre 2009
La Presa di Roma su Europa
venerdì 4 dicembre 2009
La Presa di Roma su Sicilia Informazioni
(pm) Da qualche giorno è in libreria il nuovo libro di Claudio Cerasa, nato a Palermo, giornalista al “Foglio”, dal titolo La Presa di Roma, edito da Rizzoli (9,80 euro). E’ la cronaca della rivoluzione e dei segreti di una città dagli anni di Rutelli e Veltroni a oggi. È il ritratto della nuova destra romana, guidata da un sindaco, Lupomanno, come lo definisce l’autore, che, conquistati quartieri e categorie sociali inascoltati dal centrosinistra, ha imparato a governare le stanze più segrete della Capitale. E si prepara a essere il prossimo vero candidato di centrodestra alla guida del Paese.
Una analisi attenta e precisa del cambiamento politico avvenuto nella capitale. Il 28 aprile 2008 Gianni Alemanno viene eletto sindaco di Roma: la capitale d’Italia cambia bandiera dopo 15 anni. Cosa c’è dietro questa inversione di rotta che ha sconvolto la geografia del potere italiano? Quali sono state le mosse che hanno permesso di mettere le mani sulla Capitale e manovrarne il destino?
In appena un anno di governo Alemanno, Roma si ritrova circondata da una nuova e ben salda rete di potere, fatta di palazzinari, avvocati, architetti, immobiliaristi e soci dei più prestigiosi circoli sportivi. E che mette insieme Vaticano, centri sociali, editori, giornalisti, tassisti, lobbisti, fascisti, ex comunisti e curvaroli.
La Presa di Roma su Panorama
giovedì 26 novembre 2009
La Presa di Roma su Dagospia/2
CAFONALINO - METTI una sera A CENA "LA PRESA DI ROMA" - SBIRciANDO l'orientamento romano dell’Udc di Casini e soprattutto del 'padrone' Caltagirone si capirà lo stato dei rapporti tra Pd e Pdl e il partito più coccolato d'Italia - Esiste un modello Alemanno?...
Molto del futuro della regione attualmente più "in voga" d'Italia è stato spifferato l'altra sera nel corso del cenacolo organizzato da Marco Antonellis.
Monica CirinnaOggetto: "La Presa di Roma", il libro scritto dal giovane caporedattore del "Foglio" Claudio Cerasa. Zitti zitti, giovedì pomeriggio l'ufficio di presidenza del Popolo della libertà dovrebbe finalmente rivelare quale sarà il candidato che cercherà di conquistare la regione.
Perché qui, gli accordi politici avranno anche un riflesso nazionale. Ecco, per esempio, avete presente l'Udc di Pier Ferdi e del suocero Francesco Gaetano Caltagirone? Diciamo che l'orientamento romano dell'Udc di Casini e soprattutto del Calta offrirà un segnale sullo stato dei rapporti tra Pd e Pdl e il partito più coccolato d'Italia.
l onorevole Fabio RampelliDi questo hanno parlato lunedì sera al Cenacolo l'attuale presidente reggente della regione Esterino Montino il senatore ombra di Alemanno Andrea Augello, il deputato Fabio Rampelli, l'assessore Umberto Croppi, il Presidente di Confcommercio Roma e di Confcommercio Lazio Cesare Pambianchi (che per tutta la serata ha suggerito alla destra e alla sinistra come fare per non perdere nel suo Lazio).
Marco Antonellis ed Esterino MontinoIl libro di Cerasa fa discutere da settimane i principali esponenti della politica romana. Esiste un modello Alemanno? Rampelli e Pambianchi dicono di sì, Croppi e Augello si guardano fiduciosi, Montino scuote la testa.
Domandone finale: il sindaco di Roma punta a succedere a Berlusconi? Ai posteri l'ardua sentenza.....
La Presa di Roma sull'Opinione
Claudio Cerasa, 27enne caporedattore del quotidiano “Il Foglio”, è una delle migliori firme emergenti del panorama giornalistico italiano. Già autore, nel 2007, del libro “Ho visto l’uomo nero. L’inchiesta sulla pedofilia a Rignano Flaminio tra dubbi, sospetti e caccia alle streghe” (Ed. Castelvecchi), lettura obbligata per la comprensione della famigerata vicenda giudiziaria di Rignano Flaminio, Cerasa ha da poco fatto uscire la sua seconda opera, “La Presa di Roma” (2009, Ed. Rizzoli), che presenta a L’Opinione.
Che cosa racconta “La presa di Roma”?
La presa di Roma è un’inchiesta sulla rivoluzione sotterranea di Roma. Su tutto quanto quello che è successo dietro le quinte nella Capitale non soltanto negli ultimi diciotto mesi di governo alemanniano ma anche negli anni di Rutelli e di Veltroni. La Presa di Roma è la storia della rivoluzione sotterranea di una città governata non soltanto dalla politica ma anche da costruttori, imprenditori, palazzinari, tassisti, centri sociali di destra ed è la cronaca di quello che negli ultimi tempi è diventata Roma: un vero e proprio laboratorio politico in cui le dinamiche interne hanno sempre più un risvolto nazionale. Roma è un trampolino di lancio per coltivare ambizioni politiche future. Veltroni e Rutelli hanno costruito, o almeno hanno tentato di costruire, qui nella Capitale la propria rete di potere. Per chi non se ne fosse accorto, Alemanno ha iniziato a fare la stessa cosa.
Che cosa L’ha spinta a scegliere questo argomento, dopo aver trattato - in maniera magistrale - il caso di Rignano Flaminio nel Suo primo libro?
La presa di Roma è un’inchiesta come lo era il libro su Rignano. Sono due esempi chiave di due realtà molto significative del panorama politico italiano. Rignano è l’esempio di quello che succede quando un’inchiesta giudiziaria viene costruita con difficoltà e quando le indagini vengono frullate nel circuito, o meglio, nel circo mediatico giudiziario. Roma, come scrivo all’inizio del libro, è invece l’esempio di ciò che accade quando i monumenti di una città durano troppo a lungo. Le parole sono di Andy Warhol, e a mio avviso spiegano bene molto di quello che è successo a Roma negli ultimi anni.
Chi comanda, oggi, nella Capitale?
Quando la politica non ha la forza necessaria per governare in totale autonomia capita che è più facile riconoscere chi sono i protagonisti che comandano da dietro le quinte. Lo scrivo nell’introduzione: “La Roma di oggi è come un fiume dopo la tempesta: il letto del torrente svela chi ha resistito alla piena e chi no, e rivela chi l’onda l’ha patita e chi l’ha dominata.
Dopo il subbuglio, le acque tornano trasparenti e le cose appaiono più nitide”. Oggi nella Roma di Alemanno le realtà che hanno più peso sono quelle dei circoli sportivi, dei costruttori, degli imprenditori. Due nomi su tutti: Francesco Gaetano Caltagirone e Luigi Abete.
In che modo è cambiata, Roma, dalla storica vittoria di Alemanno? Quali sono state, a Suo avviso, le chiavi del successo del candidato del centrodestra (e quelle dell’insuccesso di Rutelli)?
La chiave del successo di Alemanno è stata quella di aver conquistato elettori di sinistra. È un interessante rivoluzione quella del sindaco. A Roma è successo che le vecchie periferie, quelle legate alla tradizione comunista, quelle che votavano per Petroselli prima ancora che per Veltroni, pur rimanendo de sinistra hanno scelto un sindaco che parlasse un po’ il loro linguaggio. In altre parole: le chiavi dell’insuccesso del centrosinistra sono tutte spiegate nel primo capitolo del mio libro. E non è un mistero che la vittoria di Alemanno è stata la vittoria contro la sinistra che ormai governava solo su quel quadrilatero fighetto e devoto agli aperitivi che esiste attorno a Campo dè fiori.
Quali effetti ha avuto sul centrosinistra romano, per la prima volta privo del potere dopo quindici anni? E, di riflesso, quali sul centrodestra?
Il centrosinistra romano è uscito rivoluzionato, e una volta tolto lo scettro del padrone della città a Walter Veltroni ha affidato la presa di Roma al suo più grande rivale: Massimo D’Alema. La destra invece si trova nelle condizioni di poter lavorare senza troppa fretta per costruire una terza via di pensiero nel Pdl. Una cosa alternativa sia a Fini sia a Berlusconi. Perché Alemanno a questo punta: succedere al Cavaliere.
Cosa ha significato, per la scena nazionale, la vittoria di Alemanno? La sua vicenda - e la realtà romana - possono essere utilizzate come chiave di lettura per analizzare lo scenario nazionale (o eventuali avvicendamenti futuri)?
Assolutamente sì. Alemanno è riuscito a comportarsi come una sorta di Prodi di centrodestra. Ha avuto l’abilità di diventare sintesi felice di tutte quelle realtà della destra romana, anche di quelle più estreme sia chiaro, che nel corso degli anni erano state confinate nel silenzio delle catacombe e che ora si sono invece trovate tutte rappresentante nel nuovo mondo alemanniano. C’è un po’ di tutto nel mondo di Lupomanno. Ci sono fascisti e post fascisti. Ci sono tassisti e vescovi. Ci sono imprenditori e costruttori. E a volte, guardando a fondo, si scopre che accanto a lui ci sono anche un bel po’ di comunisti.