lunedì 14 dicembre 2009

La Presa di Roma su Europa

Roma in tilt, è l’era (breve) di Aledanno

Roma in tilt. Dicembre è il mese nero di una mobilità cittadina che non ha mai smesso di essere disastrosa. Giornate nelle quali i romani scuotono la testa e pensano: «Neanche questo ce l’ha fatta».
In realtà «questo», Gianni Alemanno, non si fa tanti problemi.
Un anno e mezzo da sindaco, e già la città ha capito che il suo mandato non passerà alla storia. La prima volta di un post-missino al Campidoglio, e la rivoluzione annunciata s’è inabissata subito. Neppure i tassisti sono contenti dell’uomo che hanno spedito, con le buone e più spesso le cattive, al governo. La sicurezza promessa, soprattutto alle periferie, è un lontano ricordo, e per le strade domina la legge del più forte dopo i molti messaggi di “liberi tutti” lanciati dall’amministrazione (parcheggi a pagamento tolti e rimessi, multe condonate, apertura dei varchi ztl, libertà di doppia fila).
Insomma, fallimento su tutte le questioni che i cittadini possono valutare con mano. Per il sito Dagospia, il sindaco è ormai definitivamente Aledanno.
Lui non se ne cruccia. E giovedì sera, quando terribili ingorghi si erano appena sciolti, ha raccolto la Roma che conta intorno al più banale feticcio della politica di questi tempi: una fondazione. Con dispendio di fantasia si chiama Nuova Italia, dichiara di volersi occupare dell’agenda delle riforme per il paese e, incongruamente con questa ambizione nazionale, è presieduta dal sindaco di Roma. Il quale poi è volato a Londra: un po’ weekend prenatalizio da italiano coi soldi, un po’ visita ai cantieri olimpici.
Da ammirare e dimenticare.
Per dirla con una frase: Alemanno è in Campidoglio da diciannove mesi ma già si sente con un piede fuori. Fare il sindaco non è mai stata la sua vera ambizione e più rapido sarà il passaggio verso una leadership nazionale, più contento sarà: come Rutelli e Veltroni ma a velocità tripla, e senza la passione per il mestiere che i due se non altro fecero mostra di avere.
Tracce, spunti e conferme intorno a questo percorso si trovano nell’ottimo libro del giornalista del Foglio Claudio Cerasa (La presa di Roma, Bur), utile a chi voglia aggiornarsi sulla nuova mappa del potere romano nell’era alemanniana. Il libro di Cerasa fa intendere che, naturalmente, il vero potere romano non è cambiato affatto nel trasloco capitolino da sinistra a destra. Si è adattato ai nuovi padroni politici, e dopo averne agevolato l’ascesa gode ora del trattamento privilegiato di un’amministrazione subalterna come mai prima.
Nella ricca galleria di personaggi dominano, in questo ruolo, Caltagirone e Malagò, col contorno del generone dei circoli sportivi e sotto la complessa architettura di banche, enti, fondazioni, camere di commercio.
L’effetto si coglie subito: sono colonne che resteranno al proprio posto, mentre i vari Croppi, Rampelli, Augello (più altri, meno presentabili) corrono per un’avventura che li porterà presto lontano dagli uffici con vista sui fori.
C’è poi il capitolo del rapporto col Vaticano, fin qui pezzo forte della costruzione alemanniana di se stesso, dove si rileva come sull’altare della rivaticanizzazione di Roma proceda la cancellazione della storia risorgimentale che la fece Capitale.
Le relazioni coi poteri ci portano a misurare analogie e differenze fra il raider Alemanno e chi l’ha preceduto.
Bisognerà approfondire il tema, che è di grande interesse perché tocca il destino di una metropoli più usata che governata, vittima del sovrapporsi di ambiziose classi dirigenti nazionali e mediocri classi dirigenti locali. Cerasa ne parla, ma potrà tornarci su (approfondendo per esempio il luogo comune, accolto troppo supinamente, che il centrosinistra abbia abbandonato le periferie: il giudizio andrebbe dato almeno sull’arco dei mandati dal ’93).
Rutelli, Veltroni dopo di lui (e Bettini sempre) hanno edificato un sistema di potere che alla fine ha estenuato la città di mezzo, ma ha sostenuto un ciclo col quale tutti, dopo averlo condannato, devono fare i conti (infatti Alemanno/Croppi li fanno). Tanti errori, ma anche cambiamenti autentici (certo, contrattati con le immobiliari) nell’auto-percezione, nella materialità e nel tessuto urbano della città.
Prima di poter dire che Alemanno abbia fatto un decimo di quel lavoro, probabilmente lui sarà già altrove. Se si districa dal traffico.

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